venerdì 6 giugno 2008

Indovinello

Quale è il Paese in cui le "persone pericolose per la sicurezza pubblica e la moralità" sono le puttane e non i loro clienti? Leggete qui.


Sono le preoccupanti conseguenze della "forte sintonia di vedute" che si sta venendo a creare.

Il finto tonto

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Questa volta Papa Ratzinger è piaciuto ai laici. E siccome è piaciuto ai laici, in quest’occasione non si sono sentite le consuete vibrate proteste contro l’indebita «interferenza » vaticana o contro l’inammissibile «intromissione » ecclesiastica negli affari di uno Stato geloso della propria laicità. Non un proclama. Nemmeno una voce, se non quella solitaria dei radicali cui, si sa, non difetta la coerenza.
Eppure i retroscena politici sono concordi nel riconoscere alla moral suasion
esercitata dal Vaticano uno dei motivi che hanno indotto il premier Berlusconi, alla vigilia dell’incontro con Benedetto XVI, a sfumare la sua posizione sul reato di immigrazione clandestina.
[..]
(Pierluigi Battisti - Corriere della Sera)

Nessun laico ha mai escluso che a volte anche il papa possa dire cose giuste. E' proprio questa la differenza tra i laici e/o laicisti e chi, credente o meno, applaude a prescindere ad ogni sillaba pronunciata da BXVI.
Bravo papa, stavolta sei daccordo con me. Continua così.

Ma chi ci crede?

Salme clandestine



Se fosse ancora vivo sarebbe da espellere.

Lo sapevate che




Andrea Pirlo e Moira Orfei hanno origini gitane?

Rastrellamenti

MILANO - I bambini hanno scherzato con le divise e sono impazziti per il furgone della Scientifica, quello con le macchine fotografiche e gli strumenti come vedi nei film. Gli adulti hanno accettato in silenzio, "con grande umiliazione". I vecchi hanno avuto "paura", uno soprattutto: Goffredo, 69 anni, il capofamiglia, sopravvissuto durante la guerra a un "campo del Duce" dove venivano deportati gli zingari, una di quelle pagine di cui si è persa memoria. Le sirene e le macchine della polizia; loro, gli zingari, tutti in fila a mostrare i documenti; le cinque e mezzo del mattino di un giorno qualsiasi: brutti ricordi nella testa di Goffredo.


L'alba di questa mattina, Milano-Rogoredo, tra la tangenziale est, la ferrovia e sotto i cavi dell'alta tensione, campo nomade del comune - dunque autorizzato e censito -, quattro casette di legno, il resto roulotte e baracche, la kher, la casa della famiglia Bezzecchi, arrivati in Italia dalla Slovenia nel 1943 e qui, tra un campo e l'altro, giunti alla quinta generazione. Sono circa quaranta persone e tutti stamani sono sfilati uno per uno davanti a polizia, carabinieri e vigili urbani per declinare nome, cognome, generalità, stato civile. Ognuno ha mostrato il documento di identità e ad ognuno è stata fatta la fotocopia.

"Censimento dei rom", secondo il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, da dieci giorni super commissario per gli zingari con gli ampi poteri previsti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio pubblicata in Gazzetta il 30 maggio. "Una schedatura umiliante" secondo Giorgio Bezzecchi, 47 anni, ragioniere, uno dei cinque figli di Goffredo, vicepresidente dell'Opera nomadi della Lombardia, fino all'anno scorso responsabile dell'Ufficio nomadi del Comune e adesso ricercatore presso l'università. "Quello che è successo stamani non era mai accaduto, è agghiacciante e tutti devono sapere, tutti..." insiste Bezzecchi.


Così mentre stamani a Roma veniva sgomberato un campo nomadi in zona Testaccio (anche qui con molte polemiche ma va detto che al tempo stesso il sindaco Alemanno sta convocando uno per uno i capifamiglia dei rom), a Milano si procedeva con la schedatura-censimento. I prefetti super commissari per i nomadi sono tre, Roma, Milano e Napoli dove però gli "sgomberi", per ora, sono stati fatti in un altro modo dalla camorra. Giorgio Bezzecchi non vive più al campo ma ieri sera, sapendo che ci sarebbe stato quello che definisce "blitz" si è fermato con il padre e le famiglie dei suoi quattro fratelli. "La nostra famiglia, tutta la nostra famiglia - spiega Bezzecchi - è italiana, abbiamo i documenti, lavoriamo, paghiamo le tasse, luce e acqua, i nostri figli vanno a scuola. In comune, dove ho lavorato per 23 anni, e in prefettura lo sanno perfettamente. Arrivare all'alba, circondare il campo e illuminarlo con le lampade, svegliarci e metterci in fila e fare la fotocopia del nostri documenti è stato molto più che umiliante. Sanno chi siamo, conoscono la famiglia Bezzecchi, mio padre è medaglia d'oro al valore civile. Perché questo blitz di evidente matrice razziale?".

E'un fatto che il primo atto ufficiale del commissario per i rom di Milano è proprio il monitoraggio della famiglia Bezzecchi, Rogoredo, Milano. "Sono arrivati alle cinque e mezzo - racconta Giorgio - hanno circondato il campo, lo hanno illuminato, sono venuti casa per casa, roulotte per roulotte, ci hanno svegliato, ci hanno fatto uscire, hanno fotografato le case e poi i nostri documenti. Hanno finito intorno alle sette e mezzo. Io credo - aggiunge Bezzecchi - che tutti debbano sapere e capire cosa sta succedendo: sono italiano, sono cristiano e sono stato schedato in base alla mia razza. Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani".

Con Bezzecchi proviamo a metterla così, che in fondo è solo un censimento, qualcosa di utile per affrontare una volta per tutte la questione rom, per conoscerli e quindi poter essere di aiuto a chi vuol vivere in Italia rispettando le regole. "Tanto per cominciare - risponde - noi siamo sinti italiani registrati all'anagrafe quindi non capisco cosa debbano censire visto che già esistiamo. Più in generale - lo dico perché ho lavorato per 23 anni all'Ufficio nomadi del comune di Milano - il censimento già esiste dei campi autorizzati. A Milano ci sono tra i 5 e i 5.500 nomadi". Una discriminazione, quindi, "anche se presentata come positiva".

Sessanta anni fa, ricorda Bezzecchi, usciva la rivista "La difesa della razza" di Guido Landra, furono approvate le prime leggi razziali, poi i primi rastrellamenti. "Mio nonno fu portato a Birkenau ed è uscito dal camino... Mio padre fu portato a Tossicia ed è tornato indietro. Stamani lo hanno svegliato all'alba e lo hanno messo in fila. Io oggi, italiano e sinti, dico vergogna".
(La Repubblica )

E se lo dice lui...


"Lo scambio sesso-denaro comporta eguali responsabilità sia per la donna sia per l'uomo che vi partecipano. E' perciò aberrante attribuire unilateralmente alle prostitute di strada il presunto reato contro la sicurezza e la moralità pubblica assolvendo a priori i loro clienti. Spero che il presidente Berlusconi blocchi questa iniziativa con la stessa saggezza politica con cui ha bloccato l'insostenibile reato di immigrazione clandestina."
(Beppe Pisanu - PDL - Ex Ministro dell'interno)





Succede che a volte un democristiano DOC come Pisanu riesca a dire frasi di una laicità che molti atei devoti si sognano.

Ma forse è solo buonsenso e qui in Italia sembra estremismo laicista.

ps
Veltroni direbbe queste parole?

Irragionevoli aggravanti

[..]
A MILANO - Sulla stessa linea si è pronunciato nel frattempo un giudice di Milano, Oscar Magi, che ha definito «irragionevole« la nuova aggravante della clandestinità prevista dal Pacchetto Sicurezza. Nel processo a carico di un giovane cileno, accusato di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, il giudice ha fatto rilevare che il reato di cui era accusato il ragazzo di 18 anni era già 'aggravato'. Nulla quindi rilevava la nuova aggravante della clandestinità. Il processo si è concluso con il patteggiamento a sei mesi dell'immigrato e con la sua scarcerazione. Il giudice, pur non investendo della questione la Corte Costituzionale, ha ritenuto però «fondata» l'eccezione di costituzionalità dell'articolo 61 numero 11 bis del Codice penale. L'eccezione era stata sollevata dal difensore del cileno, Miguel Angel P., il quale aveva sostenuto, in una memoria, che l'aggravante prevista dal Pacchetto Sicurezza «introduce un discrimine tra le persone presenti sul territorio italiano regolarmente e i cosiddetti 'clandestini' a prescindere dalle loro concrete condotte criminali e/o alle loro modalità di esecuzione, introducendo una sorta di diversa qualità dell'azione a seconda di chi la commetta, solo come conseguenza di un illecito amministrativo». Per il difensore, avvocato Petta, l'aggravante «introduce inoltre un concetto di presunzione assoluta di pericolosità di tutti i clandestini, sottraendo tale valutazione al giudice, che in concreto ha già altri mezzi giuridici per valutare le condotte e comminare le giuste pene».
[..]

qui l'articolo intero.

ll picco a picco

Il grande servizio del National Geographic si chiama Tapped Out e come sottotitolo recita: La domanda mondiale di petrolio è in ascesa mentre la produzione si avvicina al limite.

L'articolo esordisce raccontando di Al-Husseini ed Al-Naimi, e di come le riserve saudite siano tutt'altro di quanto venga solitamente creduto. Si parla diffusamente di peak oil, delle difficoltà di estrazione dai giacimenti in esaurimento e da quelli nuovi in condizioni proibitive. Si può pensare ad energie alternative, conclude l'autore, ma la sfida più difficile è quella di convincere i Paesi avanzati a tagliare la domanda.

Qualunque sia il limite, una predizione è sicura: l'era del petrolio a basso prezzo è dietro di noi. E se l'esperienza ci insegna qualcosa, il mondo sta per sperimentare un momento difficile.

Non so cosa sembri a voi, ma a me questo pare un piccolo storico passo. Più degli accenni dal Financial Times o dal Guardian, un ampio servizio del National Geographic (che esamina poi anche le risorse siberiane) su questi toni è fondamentale per arrivare al grande pubblico. Una "validazione" mainstream della teoria di Hubbert, e dell'arrivo del picco, che ha il sapore di un evento. Per l'uomo della strada, il picco è ufficiale.
(Petrolio)

Visto Marcello? Ci sono esperti ed esperti...Meglio che ti fai l'impianto a metano.

Raccapricciante

"L'attività del governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa"
(Silvio Berlusconi)

giovedì 5 giugno 2008

Fazio chiede scusa.


Travaglio sulle scuse di Fazio.

Estate - Vivaldi

Siamo in riserva

E se il petrolio stesse finendo?

WASHINGTON (USA) - Contro il caro petrolio, le compagnie aeree americane stanno giocando l'ultima carta: quello dei tagli dei voli e, di conseguenza, del personale. Continental Airlines ha annunciato il taglio di 3.000 posti di lavoro e la riduzione dell'11% della capacità.
La compagnia aerea americana precisa in un comunicato che per far fronte soprattutto al record dei prezzi petroliferi ridurrà la flotta di 67 aerei, contraendo del 16% su base annua i voli interni a partire da settembre. Questo comporta un ridimensionamento dell'offerta di posti dell'11% rispetto al quarto trimestre 2007. In una lettera inviata dall'amministratore delegato della compagnia, Larry Kellner, ai suoi ai 45.000 dipendenti, si spiega che «l'industria del trasporto aereo è in crisi e che il suo modello di business non regge di fronte all'attuale costo del carburante e all'attuale livello dell'offerta» aggiungendo che si rendono necessari degli interventi anche perchè a fronte degli aumenti delle tariffe i passeggeri diminuiranno. La decisione di Continental giunge all'indomani dei tagli annunciati anche da United Airlines che ha in programma di eliminare fino a 1.600 posti di lavoro, sopprimere la divisione a tariffe scontate, la Ted e, in totale, il ritiro di 100 aerei tra il 2008 e il 2009.
(Il Corriere della Sera)

Espulsione immediata!

Ragazzina marocchina violentata e messa incinta da un italiano.
L'uomo, italiano di 30 anni è stato arrestato all'alba. L'aveva adescata fuori da una scuola media. È accusato
di violenza anche su altre due minorenni.
Lei ha deciso di abortire.
(Il Corriere della Sera)

ma dai.... anche gli italiani fanno queste cosacce.... non ci posso credere....

Nucleare, no grazie


Sarebbe troppo facile usare questo in maniera strumentale diffondendo paura irrazionale sul tema degli impianti atomici.
Il Nucleare penso sia svantaggioso per motivi economici e tecnologici.
Tullio Regge scrive sulla Stampa:

"Io sono favorevole alla costruzione di centrali nucleari in territorio italiano, ma rimango intransigente sulle norme di sicurezza da applicare. L’energia nucleare non contribuisce all’effetto serra e non richiede l’importazione di combustibili fossili, che sono altamente inquinanti e la cui estrazione è causa di gravi incidenti. Le riserve di combustibili fossili sono destinate ad esaurirsi entro tempi relativamente brevi, con un evidente impatto negativo sulla nostra economia che si sentirà molto presto."

Alcune domande:
L'uranio è una risorsa infinita?
I costi di costruzione giustificano l'investimento?
In quanto tempo ci si ripaga i costi di costruzione tramite l'energia prodotta dalla centrale?
Costruire ora una centrale che quando sarà pronta sarà già tecnologicamente superata, ha senso?
Le scorie dove le mettiamo? In Italia manca il deserto del Nevada...
Se tra due mesi avremo il petrolio a 2 euro e se i costi energetici continueranno a salire così rapidamente a che serve costruire una centrale che produrrà energia fra 10 anni?

Temo che le risposte a tutte queste domande siano molto pessimistiche.

C'è un giudice a Salerno

CATANZARO - Non solo ha agito in maniera "assolutamente legittima e corretta", ma è stato vittima di "pressioni e interferenze" relative ai risultati "ottenuti con le sue inchieste". E' un vero e proprio atto d'accusa contro i vertici della Procura di Catanzaro, la richiesta di archiviazione dei magistrati di Salerno, chiamati a indagare sull'operato di Luigi De Magistris. Le quasi mille pagine prodotte dal procuratore Luigi Apicella e dal sostituto Gabriella Nuzzi, trasformano, di fatto, il giudice "scomodo", in vittima di un sistema di interessi che sarebbe l'oggetto delle sue indagini.[..]
qui l'articolo intero

mercoledì 4 giugno 2008

Un'ambulanza per favore

Berlusconi frena sull'ipotesi di reato di clandestinità titolano tutti i giornali di oggi.
Neanche il tempo di scriverlo:


"Sull'immigrazione non ho fatto alcuna marcia indietro. I giornali che hanno scritto oggi sono in malafede. Ho espresso una mia opinione personale che avevo già espresso anche nel Consiglio dei ministri, tanto che questa norma che era prevista nel decreto, è stata inserita nel ddl e andrà al vaglio del Parlamento"
(Berlusconi smentisce Berlusconi che frena)

e subito dopo,nello stessa dichiarazione:
"Voi conoscete il testo del ddl - dice -. Prevede l'arresto, il giudizio immediato e la punizione da 6 mesi a 4 anni. Ora, quando arrivano mille immigrati clandestini tutti insieme, come fare i processi e dove trovare le carceri per rinchiuderli?"
(Berlusconi smentisce la smentita di Berlusconi che frena)


Infermieriiiiiiiiiiiii......

Anche la Cina però...

di Filippo Facci

Le poltrone per indignarsi con Mugabe e con Ahmadinejad sono già tutte occupate: rimanendo in zona Fao, se proprio vi annoiate, potete sempre prendervela con un cinese. È facile: sono tanti, basta prendere un delegato a caso. Ricordategli che la scorsa notte era il diciannovesimo anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, quando il 4 giugno 1989 il regime di Pechino represse nel sangue la protesta di studenti e lavoratori. Ricordategli che vi furono da 2600 a 3000 morti e un numero imprecisato di feriti, ma che le autorità cinesi, ancor oggi, definiscono quegli eccidi come «sommosse controrivoluzionarie».

Ditegli che ci sono circa duecento persone, a distanza di 19 anni, incarcerate per quei fatti. Informatelo che molti familiari delle vittime, ancor oggi, subiscono pressioni o vengono periodicamente arrestati, tanto che per spostarsi debbono ottenere dei permessi speciali. Rammentategli magari dello studente Fan Zheng, un ragazzo che nel 1989 fu amputato di ambedue le gambe sotto un carroarmato: la polizia, a distanza di 19 anni, continua a reinterrogarlo. Spiegategli che ogni 4 giugno le famiglie di Tienanmen piangono i loro morti, ma le loro case sono sorvegliate affinché restino in perfetto silenzio. Spiegategli che la parola Tienanmen, in Cina, non puoi neppure digitarla in internet, nei motori di ricerca: perché ti arrestano.
(Il Giornale)

Apparizioni e Sparizioni


Leggete un pò che combina il migliore amico del nostro amatissimo Presidente del Consiglio.

Nucleare, no grazie

Confessiamo di non essere a conoscenza dell’energia nucleare «di nuova generazione» di cui si parla in questi giorni: della «Generazione IV» si parla da tempo, ma, se tutto va bene, nascerà fra 15-20 anni e così pure se si parla dei reattori a neutroni veloci di nuova concezione. Perciò dobbiamo pensare che ci si riferisca in realtà all’attuale generazione di reattori, che tutto è tranne che nuova, visto che nasce nel 1942. Ma non è il solo dubbio che ci sentiamo di coltivare. Per esempio ci piacerebbe sapere che senso ha - in un periodo in cui l’emergenza energetica si aggrava semestralmente - immaginare un contributo nucleare che sarebbe attivo solo fra 8-10 anni (perché questo significa «porre la prima pietra fra 5 anni»). Se volessimo poi fare qualcosa per migliorare la qualità dell’aria e diminuire i gas clima alteranti, l’energia nucleare non sarebbe né la via più breve né la più efficace, pur non emettendo anidride carbonica. Per quest’ultima il vantaggio che si otterrebbe dall’efficienza e dal risparmio energetico è sempre superiore di quello ottenuto dalla produzione di elettricità per via nucleare. E costruire nuovi impianti costa sempre di più che investire in efficienza. Oltretutto si tratta di una fonte destinata ad esaurirsi come gli idrocarburi.
Ci piacerebbe anche sapere cosa significa che l’energia così prodotta sarebbe a buon mercato, quando l’installazione di una centrale nucleare è forse l’operazione industriale più costosa e più lunga che si rammenti, anche perché deve comprendere fin dall’inizio il decommissioning (lo smantellamento) che costa più o meno il doppio della costruzione. Facciamo un esempio concreto: la centrale di Maine Yankee (negli Usa) sarà smantellata alla cifra di 635 milioni di dollari, quando ce ne sono voluti 230 (trent’anni fa) per costruirla. Oggi la centrale finlandese di Olkiluoto costa 3 miliardi di euro, dai 2 inizialmente previsti, quattro volte una centrale a gas a ciclo combinato di pari potenza. Solo per decontaminare i siti italiani si spenderanno quasi 3 miliardi di euro, se ce la si farà, entro il 2020. Del resto, se il nucleare fosse davvero conveniente il mercato l’avrebbe premiato, e - invece - al mondo copre solo il 6,5% dell’intero fabbisogno di energia primaria ed è stato utilizzato solamente dove le economie potevano permettersi l’investimento (Stati Uniti e Giappone posseggono, da soli, quasi la metà dei reattori oggi in funzione) o dove era forte la mano statale (Francia e Paesi dell’ex-blocco sovietico).
Si ipotizza poi una convenienza per chilowattora dell’energia prodotta per questa via, ma anche su questo è lecito coltivare dubbi. Il kW nucleare sarebbe compreso fra i 3 e i 4 centesimi di euro, mentre, per esempio, quello da carbone costa 5 e da gas 6,5 (fino al 2006 i costi erano mediamente gli stessi). Ma qui non vengono considerati i costi sociali e ambientali occulti (le esternalità, esistenti anche per le altre fonti non rinnovabili) che qualcuno prima o poi dovrà mettere in conto, e che non sono a tutt’oggi noti per il semplice fatto che la verifica del costo effettivo potrà avvenire solo quando le scorie e le mura della prima centrale saranno ormai inoffensive, cioè, a occhio e croce, fra qualche decina di migliaia di anni. Dunque nessuno può sapere quanto costa in realtà l’energia nucleare, perché il ciclo non si chiude praticamente mai. E infine l’ultimo problema: non esiste ancora al mondo nemmeno un sito definitivo di stoccaggio delle scorie radioattive. Né il sito statunitense di Yucca Mountain né quello finlandese di Olkiluoto sono ancora considerati definitivi, perciò come si fa a costruire nuove centrali se non sappiamo ancora dove mettere il residuo delle vecchie? Farebbe piacere conoscere i siti indicati per le nuove centrali italiane, in maniera da poter preavvisare sindaci e cittadinanza. Un’ultima richiesta: ci si indichi in che lingua si dovrà scrivere sui bidoni di materiale radioattivo «attenti, pericolo radiazioni!», visto che i linguaggi umani cambiano ogni 5000 anni e le scorie superano agevolmente i 20.000.
(La Stampa)

Fellatio sacrilega

di Andrea Marcenaro

Se davvero non si tratta di uno scherzo. Se davvero l’hanno beccato con il coso di fuori dentro un confessionale del Duomo di Cesena, alle sette del mattino, durante la messa, mentre emetteva gemiti e provocava nei pochi fedeli inequivocabili sospetti.

Se davvero stava lì dentro da un’oretta. Se è caduto davvero dalle nuvole quando i carabinieri l’hanno scoperto, e però non ha fatto una piega. Se davvero la sua compagna ha dichiarato al Corriere di Romagna che, prima di domenica, era stata in chiesa soltanto un’altra volta. Se poi davvero, come riportano i giornali, lui non ha voluto vedere nessuno e si è chiuso in casa a riflettere su quanto gli era capitato. E tutta Cesena parla di lui. E se davvero le sue uniche parole sono state, “essendo ateo, per me fare sesso in chiesa è come farlo in qualsiasi altro posto”, allora altro che dark. Carlo Bonini ci farà sapere come quest’uomo, che non credeva in Dio, portasse un Eugenio Scalfari tatuato sull’avambraccio.

(Il Foglio)

La notizia in questione è questa

Petrolieri terrorizzati

Robin Tax, la chiama qualcuno, evocando assonanza con la tante volte citata e mai applicata Tobin Tax. Diversamente da quest'ultima, però, la Robin Hood Tax lanciata da Tremonti ha scarsissime possibilità di servire a qualcosa... e forse proprio per questo sarà serenamente approvata.

Che vuol dire mai "tassiamo i petrolieri"? Intendo, a parte compiacere l'elettore più ignorante che avrà così l'impressione che questo governo stia "facendo qualcosa"? "Tassiamo i petrolieri" è come dire "combattiamo la mafia": suona bene e non costa nulla.

Neanche ai petrolieri: dato che tale tassa indovinate chi la pagherà, ogni volta che farà benzina? Esatto. Proprio quel fesso lì.

Non solo. In Italia non ci sono "petrolieri", mica siamo in USA. Ce ne è uno solo, ovvero l'ENI. Che è proprietà per il 30% dello Stato, quindi ecco che la Robin Tax la paga, almeno al 30%, sempre quel fesso di prima.

Per finire, ecco l'ineffabile Tremonti, che probabilmente quando parla pensa di essere intervistato dall'EIAR: in quale decennio vogliamo infatti collocare una frase tipo "Tassiamo i petrolieri per mettere burro sulla tavola della povera gente" che "quando ha fame non aspetta"? Manca solo che invochi i tram a cavalli, il gas di città e il caffè autarchico e siamo in pieno '29.

(Petrolio)

Jena

Bellissima la barzelletta che Berlusconi ha raccontato alla Fao, i morti di fame sono rimorti dal ridere.
(La Stampa)

La barzelletta è qui.

Clandestini e criminali

"Non vado allo scontro con il Vaticano, il mondo cattolico e anche con il Partito Democratico rischiando di ritrovarmi un'emergenza con le carceri strapiene"
(Silvio Berlusconi )

Sarebbe curioso che in una notte la colf di mia nonna si trasformi magicamente in un criminale da sbattere in galera. Ma al governo c'è Calderoli... tutto è possibile.
La Lega ora strepita, ma è solo per non perdere la faccia con i suoi elettori. Il reato di clandestinità è una follia che nemmeno Berlusconi farà (spero).

A proposito poi dell'aggravante (non del reato) di clandestinità ecco cosa scrive D'avanzo su Repubblica:

[..]
Il provvedimento, infatti, introduce nel Codice penale "un'aggravante comune" se chi commette il delitto "si trova illegalmente sul territorio nazionale".

Lo stesso reato, osservano alcuni costituzionalisti (come ad esempio Valerio Onida), sarebbe punito in modo diverso se a commetterlo è un cittadino italiano o uno straniero. L'aggravamento della pena deriverebbe, quindi, solo dalla condizione soggettiva del reo, straniero irregolare, anche se non c'è alcun nesso tra questa condizione e il reato commesso: "Una vera e propria discriminazione tra persone in ragione dell'origine nazionale e di condizioni personali"

[..]

qui l'articolo intero.

E qui un'altra dimostrazione di quanto l'idiozia dei padri,sicuramente leghisti, ricada sui figli.

Tanto tuonò che piovve

Le spiegazioni del governo italiano non bastano a spazzare i dubbi dell'Unione europea sulla legalità del prestito ponte da 300 milioni di euro concesso ad Alitalia. E così mercoledì 11 giugno la Commissione Ue, su proposta del suo vicepresidente e responsabile per i Trasporti, Antonio Tajani, aprirà una procedura per aiuti di Stato a carico dell'Italia e chiederà formalmente di sospendere il prestito. Un'interpretazione scrupolosa delle regole Ue che, comunque, lascerà al governo circa quattro mesi per trovare la famosa cordata in grado di rilevare la compagnia di bandiera, unico modo per evitare una condanna Ue e il suo tracollo finanziario.
[..]
Procedura condita dall'obbligo di sospendere il prestito, visto che sbloccandolo prima dell'autorizzazione comunitaria "l'Italia ha agito in modo illegale". Ed entro 15 giorni Roma dovrà indicare a Bruxelles le misure prese per adempiere a questa richiesta, mentre entro un mese dovrà recapitare le sue osservazioni generali sul dossier. Il tutto tenendo presente che in caso di condanna "gli aiuti illegali potrebbero essere recuperati". In parole povere, i 300 milioni dovrebbero essere restituiti. Proprio ieri sia British Airways che Ryanair avevano protestato duramente contro il prestito.
(La Repubblica )

martedì 3 giugno 2008

Meglio Fede o la muffa?

La notizia, è esattamente l'opposto di quello che dice lui.

Alitalia story

Quando gli conveniva diceva di no.
Poi i francesi hanno gettato la spugna :tenetevela pure la vostra compagnia.
Ora che ha vinto le elezioni, non sa più a chi mollare il carrozzone e quindi cambia idea.
Ma i francesi non sono fessi.

Gli italiani si.
Soprattutto in Aprile.

Vincerà McCain

"La senatrice Hillary Clinton si appresta a riconoscere, in un discorso in serata a New York, che il senatore dell'Illinois Barack Obama ha ormai raggiunto la maggioranza dei delegati necessaria per la nomination dei democratici per la Casa Bianca. Lo indicano fonti del partito democratico, citate in forma anonima dai media americani."
(RaiNews24)

Economia misogina

di Alberto Alesina e Andrea Ichino
Una serie di proposte in discussione e di iniziative fiscali del nuovo Governo potrebbe avere conseguenze notevoli dirette e indirette sull’occupazione femminile. Come sappiamo la bassa partecipazione al lavoro delle donne è una caratteristica dell’economia italiana che molti considerano un handicap grave per il nostro Paese. Il complesso di questo pacchetto di riforme potrebbe allontanare ancora di più le donne dal mercato del lavoro.

La prima riforma è quella, già approvata, della de-tassazione degli straordinari. Di per sé, è un’idea che ha il merito di creare incentivi a lavorare di più in un Paese in cui le ore lavorate per persona sono in media inferiori rispetto all’estero. Se però pensiamo a due coniugi che oltre a lavorare debbano anche occuparsi di figli e famiglia e quindi non possano entrambi approfittare dell’incentivo fiscale a fare straordinari, sarà per loro conveniente che uno solo di essi lavori oltre l’orario normale. E data l’attuale divisione dei compiti all’interno delle famiglie, sarà l’uomo ad aumentare l’offerta di lavoro, mentre la donna starà di più a casa. Questo accadrà a maggior ragione nelle famiglie monoreddito in cui solo l’uomo lavora.

Il provvedimento quindi rafforza la tradizionale divisione dei compiti all’interno della famiglia. Inoltre non tiene conto del fatto che il vero problema, in Italia, non sono tanto le poche ore lavorate da chi già lavora, ma soprattutto la non partecipazione al lavoro di troppe categorie: giovani, anziani e soprattutto donne. Riguardo a questo problema il provvedimento è del tutto inefficace, mentre facilmente potrebbe essere disegnato per incentivare le donne a entrare nel mercato del lavoro e a lavorare di più: basterebbe concentrare sulle sole lavoratrici la detassazione degli straordinari o (meglio ancora) di tutte le ore lavorate soprattutto per le donne che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro.

L’offerta di lavoro femminile è molto più sensibile di quella maschile alla detassazione. Sgravando la retribuzione delle sole donne si creerebbe un incentivo a far lavorare di più proprio quella parte della forza lavoro la cui partecipazione è piu bassa. Per una data perdita di gettito fiscale, l’offerta di lavoro complessiva aumenterebbe maggiormente, con ovvi benefici in termini di prodotto interno lordo.

La seconda proposta in discussione è quella del quoziente familiare ovvero il sistema per cui i redditi da lavoro dei coniugi vengono tassati congiuntamente e sulla loro media si applicano le aliquote progressive per determinare la tassa dovuta dalla famiglia nel suo complesso. Nel regime attualmente in vigore, invece, i redditi della moglie e del marito sono tassati separatamente. Quale dei due sistemi sia preferibile dipende da quanto preferiamo l’equità fiscale tra i coniugi piuttosto che l’equità fiscale tra famiglie che guadagnino lo stesso reddito complessivo, ma con una diversa composizione tra moglie e marito. E la preferenza tra questi due obiettivi ha implicazioni per la partecipazione al lavoro femminile.

Facciamo un esempio. Supponiamo, per semplicità, che le aliquote IRPEF medie siano 5% per un reddito di 50, 10% per un reddito di 75 e 20% per un reddito pari a 100. Se in una famiglia l’uomo guadagna 100 e la moglie 50 e in un’altra guadagnano tutti e due 75, con la tassazione disgiunta la prima famiglia paga più tasse della seconda: ossia 2.5 + 20 = 22.5 contro 7.5+7.5=15. Ciò può essere visto come un’ingiustizia perché le due famiglie pur avendo lo stesso reddito totale pagano tasse diverse. Il metodo del quoziente familiare si propone di ovviare a questa ingiustizia, ma ne genera un’altra. Nella prima famiglia, con la tassazione disgiunta, se la donna, che guadagna 50, volesse lavorare di più, il suo reddito marginale verrebbe tassato al 5%, mentre con il quoziente quella stessa donna dovrebbe considerare una aliquota marginale del 10%, perché ai fini fiscali è come se il suo reddito fosse 75 e non 50.

Quindi con la tassazione disgiunta, ogni euro guadagnato da moglie e marito viene tassato nello stesso modo, ma famiglie con redditi uguali possono essere tassate in modo diverso. Con il metodo del quoziente, le donne sono tassate di fatto più degli uomini, ma famiglie con redditi complessivi uguali hanno la stessa imposizione. Se riteniamo che la partecipazione al lavoro delle donne sia un obiettivo importante per il nostro paese è evidente che il metodo del quoziente familiare ci allontana da questo obiettivo, e la tassazione disgiunta è preferibile. Non è un caso che nei paesi scandinavi e nel Regno Unito, dove la partecipazione al lavoro femminile e più alta, la tassazione della coppia sia disgiunta, mentre essa è congiunta in Germania e Francia, dove la partecipazione femminile è più bassa.

Infine il governo sembra aver abbandonato la proposta del cosiddetto “bonus bebé” (ventilata nel programma del PDL) a favore di un massiccio aumento di spesa pubblica per asili nido e servizi all’infanzia. Il bonus bebé era una pessima idea. Se doveva essere un incentivo alla fertilità sarebbe servito a ben poco, come hanno dimostrato vari studi empirici sugli incentivi a procreare. Gli asili nido sussidiati dallo Stato sono considerati da molti il deus ex machina che dovrebbe risolvere il problema della fertilità e del lavoro femminile. A noi non pare. Meglio sarebbe ridurre le imposte alle donne (e quindi alle loro famiglie) e dare loro un maggiore reddito disponibile da spendere come vogliono, dalla cura dei figli a quella degli anziani (sempre piu sovente un problema più grave di quello dei figli), all’assunzione di baby sitters e badanti o per asili nidi privati che il mercato da solo genererebbe a fronte della domanda liberata dalla minore tassazione. E aumenterebbe anche l’offerta privata di asili nido a prezzi più accessibili, perché riducendo le tasse alle donne diminuirebbe il costo della forza lavoro femminile che è di fatto uno degli input produttivi principali nei servizi per l’infanzia.

Una cosa è certa: il complesso di queste riforme, se congiuntamente adottate, aumenterebbe la pressione fiscale sulle donne inducendole a non lavorare, con effetti ambigui sulla fertilità. I nuovi asili nido pubblici rischierebbero di rimanere vuoti.

(il Sole 24 Ore - 3 giugno 2008)

lunedì 2 giugno 2008

Altri mondi

Una bellissima foto ripresa da un satellite intorno a Marte. Si vede l'atterraggio della sonda Phoenix sul suolo marziano.

Cliccate sulla foto

E pure dall'Onu...

"In Europa sono fattore di enorme preoccupazione le politiche repressive, così come gli atteggiamenti xenofobi e intolleranti, nei confronti dell'immigrazione clandestina e delle minoranze neglette. Esempio di queste politiche e di questi atteggiamenti sono la recente decisione del governo italiano di rendere reato l'immigrazione clandestina e i recenti attacchi contro campi rom a Napoli e Milano"
(Louise Arbour - Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani )

Schizofrenia italiana

Gli italiani vorrebbero Obama come presidente degli Stati Uniti ma, hanno scelto, Berlusconi come Premier italiano.... bha...


Traduzione delle 3 domande:
1) Pensi che gli Stati Uniti in questo momento nel mondo siano una forsa positiva o negativa?
2)Gli Stati Uniti eleggeranno il nuovo presidente. Se la scelta fosse tra Obama e McCain per chi voterebbe?
3)Indipendentemente da chi supportereste come presidente, chi secondo te sarebbe il più adatto a condurre l'economia mondiale fuori dalle attuali difficoltà? McCain o Obama?

Grazie Daniele.


2 Giugno

Regime ridicolo

Storia del comunismo attraverso le barzellette.

Quali furono le ultime parole di Mayakowskij prima di suicidarsi? "Compagni, vi prego, non sparate.

L'insegnante chiede all'alunno chi sono suo padre e sua madre. "Mia madre è la Russia e mio padre è Stalin", risponde pronto il bambino. Compiaciuta, l'insegnante insiste: "E tu cosa vuoi diventare da grande?" E il bambino: "un orfano".

Un operaio va a comprare la macchina, paga, poi chiede all'impiegato quando gliela consegneranno. Quello controlla su un librone e dice: "Fra dieci anni". "D'accordo", replica l'operaio, "ma di mattina o di pomeriggio?". "E che ti importa - risponde l'impiegato - tanto è fra dieci anni". "No, vedi compagno - spiega l'operaio - è che di mattina viene l'idraulico"

interessante la chiosa finale dell'articolo:

"Dopo averne elencate centinaia, il libro di Lewis si chiude con un interrogativo: perché il comunismo ha prodotto così tante barzellette, e il nazismo praticamente nessuna? La risposta contenuta nel volume è che il nazismo esemplificava il Male, mentre il comunismo, elevato a forma di governo, ha rappresentato soprattutto la Stupidità: mentre il primo fa rabbrividire, della

Interessi privati

di Marco Travaglio
Bene ha fatto il Consiglio di Stato ad annunciare ieri, a Borsa chiusa, i suoi verdetti sulle sette cause del caso Europa7. Ma ha fatto malissimo a non pubblicare le sentenze (che dovrebbero essere note martedì), limitandosi a un comunicato scritto in ostrogoto, incomprensibile anche agli addetti ai lavori. Solo il giulivo Confalonieri finge di sapere tutto e canta vittoria, probabilmente per rassicurare gli azionisti in vista della riapertura dei mercati dopodomani, dopo il lungo week end festivo. Ma, da alcuni passaggi del comunicato, parrebbe avere ottimi motivi per preoccuparsi. Poi, certo, a metterlo di buonumore è la notizia che, a quanto pare, ad assegnare le frequenze a Europa7 dovrebbe essere proprio il padrone di Rete4 che le occupa senza concessione: Berlusconi. Infatti il Consiglio di Stato sancisce “il dovere del Ministero di rideterminarsi motivatamente sull’istanza di Europa7 intesa alla attribuzione delle frequenze… anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia (europea) del 31 gennaio 2008”.

Traduzione (provvisoria): il governo Berlusconi, tramite il sottosegretario ad personam, anzi ad aziendam, Paolo Romani, dovrà finalmente consentire a Europa7 di trasmettere in chiaro su tutto il territorio nazionale con le apposite frequenze. E che la sentenza non sia proprio favorevole a Mediaset, lo si desume anche dal fatto che, per evitare contraccolpi sul mercato azionario, è stata annunciata di sabato. Ora non vorremmo essere nei panni del Cainano: già lo immaginiamo aggirarsi insonne in una delle sue numerose ville, attanagliato dal dilemma amletico: salvare un’altra volta Rete4 mettendosi contro la Costituzione, la Consulta, la Corte e la Commissione europea, le regole comunitarie e attirando sull’Italia una supermulta, o rispettare le leggi e le sentenze almeno una volta nella vita? Non per nulla, fino all’altro giorno, il governo Mediaset aveva tentato di risolvere la faccenda al solito modo: l’ennesimo emendamento-condono salva-Rete4 (ritirato solo dopo l’ostruzionismo di Idv e Pd) imperniato su un antico principio giurisprudenziale della scuola arcoriana: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce ‘o passato e pure le sentenze italiane ed europee.
[..]
(L'Unità)

domenica 1 giugno 2008

Hayek e la meritocrazia.

La meritocrazia compie cinquant’anni, ma non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana. Nata nel 1958 dalla penna dell’inglese Michael Young, è una parola che stenta ad attecchire nel nostro lessico quotidiano, soprattutto in quello della politica. Roger Abravanel ha avuto il merito (è proprio il caso di dirlo) di rispolverarla e di farne oggetto di un graffiante pamphlet, appena pubblicato da Garzanti.

Viviamo in un Paese che scoraggia i talenti fin dai banchi di scuola e favorisce le caste e i privilegi ereditari, sostiene Abravanel. Bisogna prendere esempio dall’America, dove le università sono selettive e i migliori, i più intelligenti, quelli che si impegnano di più vengono promossi ai posti di responsabilità nelle aziende e nella pubblica amministrazione. Quale che sia la loro origine sociale.
È la «Education Based Meritocracy», la meritocrazia fondata sull’istruzione, teorizzata nel 1972 da Daniel Bell: nella gara al successo vincono i più bravi, non i figli di papà. Una scuola esigente getta le basi di una società più giusta. Una bella utopia che non sta in piedi, ha obiettato il sociologo britannico John Goldthorpe intervenendo al Festivaleconomia di Trento. Statistiche alla mano, Goldthorpe ha dimostrato che in Inghilterra i bei voti o una buona laurea non bastano a sfondare nella vita professionale e non cancellano lo svantaggio di provenire da una famiglia operaia.20050112hayek

Aveva ragione il vecchio liberista von Hayek, secondo il quale soltanto i regimi totalitari riescono a programmare le carriere degli individui, sia pure con risultati disastrosi. In una società aperta la diseguaglianza è ineliminabile e i criteri per valutare il merito non sono oggettivi: ci sarà sempre qualche povero di talento che resta indietro e qualche somaro ben pasciuto che gli passa davanti.
Cosa significa, che dovremmo rinunciare a investire nell’istruzione, e rassegnarci al familismo amorale? Dopotutto l’America è il paese in cui una Michelle Obama, nata in una povera famiglia di neri del South Side di Chicago, può frequentare Princeton e la Harvard Law School e diventare, forse, la futura First Lady. Da noi non sarebbe riuscita nemmeno a prendere una licenza di taxi. Il modello Oxbridge o Harvard è ben lontano dalla perfezione, e non garantisce di per sé la giustizia sociale.
Ma se c’è un regime sicuramente iniquo è proprio la «Bad Education troppo tempoBased Demeritocracy», la Demeritocrazia fondata sulla mala-educazione (e sulla furbizia), che da troppo tempo impera in Italia.

Riccardo Chiaberge

La perfida Albione


Anche la Gran Bretagna ha problemi di nucleare. Anche lì qualcuno vuole costruire centrali.

  • Ovviamente nessuno le vuole.
  • Ovviamente avranno il problema delle scorie che nessuno sa ancora dove mettere per non fare danni.
  • Ovviamente si scontreranno con i costi paurosi di costruzione (lì però lo Stato per legge non può costruirle, valli a trovare i privati che tirano fuori milioni di euro per ammortizzarli in 20 30 anni).
  • Ovviamente avranno il problema dell'uranio che non si trova sugli alberi(c'è meno uranio che petrolio).
Insomma gli stessi problemi che avremo noi.

Voci da Chiaiano

Pare che il clima tesissimo a Chiaiano se lo stiano inventando i giornali.