venerdì 22 febbraio 2008

Lo scontro tra due diritti

A tutti coloro, di destra o di sinistra, a cui piace definirsi (anche) liberali e non solo perchè è di moda dirlo... mandare/mandiamo a memoria il seguente articolo.

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di Piero Ostellino (Il Corriere della Sera)


Sarebbe difficile non condividere l’opzione morale di Giuliano Ferrara contro l’aborto. Che è sempre un dramma per la donna che vi fa ricorso. Meno facile condividere la sua opzione politica per una lista elettorale sulla «moratoria dell’aborto ». Sotto il profilo etico l’aborto è un omicidio. Quello alla vita è un diritto naturale soggettivo fondamentale. Incommensurabile, non negoziabile. Ma ha poco senso chiedere alla scienza — che per la sua stessa natura è relativista — e tanto meno al diritto, che nello Stato moderno è distinto dalla morale, di risolvere un problema etico.

Meno ancora ne ha chiederlo alla politica. Come ha mostrato il mancato raggiungimento del quorum nel referendum abrogativo della legge sulla procreazione assistita, è irragionevole pensare che la natura di Persona o di «cosa» dell’embrione possa essere definita con un voto di maggioranza. D’altra parte, si fa politica non (solo) per sostenere un’opzione morale, bensì (soprattutto) per dare risposte politiche. E qui spunta la contraddizione fra opzione morale e opzione politica.

L’aborto, nei Paesi di democrazia liberale, non è, sotto il profilo legale, un omicidio. Anche la libertà, come la vita, è un diritto fondamentale. Incommensurabile, non negoziabile. Così, in quanto riconosciuto e codificato dallo Stato, l’aborto non riguarda solo la sfera della coscienza individuale, ma anche il concreto esercizio di un diritto pubblico, cioè la libertà di scelta della donna. La contraddizione, eticamente insanabile, ma legalmente composta, fra diritto alla vita (del nascituro) e diritto di libertà (della donna), è espressione di quel «pluralismo dei valori» di cui parla Isaiah Berlin. L'esistenza di molteplici fini umani fra loro in conflitto e non riducibili a una specifica concezione del Bene. Il pluralismo dei valori esclude che tutte le questioni morali abbiano una sola risposta corretta, riconducibile a un unico sistema etico. In tale definizione si concreta la differenza fra Chiesa e Stato, fra peccato e reato, cioè il concetto di laicità. Per lo Stato non può valere la convinzione di Sant’Agostino che «la peste dell’anima è la libertà di peccare ».

La lista elettorale per la «moratoria dell’aborto » di Giuliano Ferrara —che pur sa ben distinguere fra peccato e reato — rischia di confondere la condanna dell’«aborto di Stato», in Cina, in India, nella Corea del Nord come coercitivo strumento pubblico di controllo collettivo delle nascite, e l’aborto, come legittima scelta individuale della donna, da noi. L’«aborto di Stato» è, eticamente, «omicidio di Stato» e, legalmente, «violenza di Stato» nei confronti della libertà di scelta della donna. Sul piano etico sempre di aborto si tratta. Ma su quello politico fa tutta la differenza fra totalitarismo e individualismo liberale. Nell’averli messi sullo stesso piano sta secondo me, lo dico con stima e con affetto, la difficoltà di Ferrara di comprendere non tanto le ragioni degli abortisti quanto del liberalismo.




giovedì 21 febbraio 2008


Ipse Dixit


«Silvio Berlusconi è una persona su cui poter contare nel rapporto umano, meno in politica [..] l'esperienza di questi giorni dimostra è capace anche di gesti estremi: di darti magari una coltellata alle spalle»

Lorenzo Cesa (UDC)

domenica 17 febbraio 2008

Meno male che sono diverso

ma si deve piangere o ridere?



Cosa ne penso

1)l’aborto è tragico terribile e orrendo, il numero “giusto" di aborti dovrebbe essere 0 ma… ce lo portiamo dietro da millenni (altro esempio è la prostituzione) vietandolo ci si mette a posto la coscienza non lo si elimina per nulla, anzi. È un discorso cinico quanto si vuole ma purtroppo vero. Ammetto però che questo è un argomento debole (perchè non liberalizzare gli omicidi allora?, la risposta negli argomenti successivi).

2)L’aborto è un assassinio solo per chi pensa che un feto di x settimane sia una persona umana per gli altri no. Qui entra in gioco la fede, che è cosa privatissima e non di Stato, io non sono nessuno per imporre il mio credo a chicchessia (perfino in seno alla chiesa in passato come anche ora il tema è ampiamente dibattuto). Posso semmai compiere un opera di persuasione ma non si può OBBLIGARE a non abortire nessuno. Potrei pensare che non si è persona fino a che non si viene partoriti, potrei pensare che già il seme dell'uomo sia persona (Onan), potrei pensare che non si è persona fino alla pubertà. Lo so, si chiama relativismo, bisogna andarci cauti ma le alternative sono pessime (dittatura,teocrazia,stato etico e amenità simili).

3) nessuno abortisce "per sport". L'aborto è un dramma che nessuna donna vorrebbe vivere, eliminare ogni ostacolo di tipo economico al concepimento è un dovere di ogni Stato civile ma la decisione ultima non può che essere della donna e di NESSUN altro. ogni altra soluzione sarebbe di una violenza inaudita (la donna come incubatrice).

4) gli aborti sono diminuiti anno dopo anno in maniera significativa da quando è entrata in vigore la legge. Non so, poi, come si fa a trascurare il precedente fenomeno degli aborti clandestini, come se prima della 194 gli aborti non esistessero (e lì a morire erano pure le donne oltre ai feti).

5)(vedi "questioni non negoziabili" alias diritti civili). Dare la POSSIBILITA' di abortire non vuol dire imporre l'aborto, al limite si potrebbe pensare ad un diritto di cui nessuno si avvale. Le donne cattoliche ( e spero anche le altre) possono decidere di NON abortire "nonostante" la 194. non si può essere cattolici per legge.

Concludo dicendo che sarebbe bello che i problemi si risolvessero mettendo divieti a destra e a manca ma non è così semplice, pena perdere quel bene superiore che si chiama democrazia.

P.S.
Sarebbe utile alla causa postare una foto dei miei testicoli? Se lo fa Ferrara....fatemi sapere.