sabato 10 maggio 2008

VELTRONI PRESENTA IL GOVERNO OMBRA.

(AGI) - Roma, 9 mag. - Nel governo ombra del Pd ci sono Piero Fassino (Esteri), Marco Minniti (Interno), Pierluigi Bersani (Economia), Enrico Letta (Lavoro, salute e politiche sociali), Matteo Colaninno (Sviluppo Economico), Lanfranco Tenaglia (Giustizia). Questi i nomi dei ministri-ombra più significativi, presentati in una conferenza stampa dal leader del Pd, Walter Veltroni, che presiede il governo-ombra.

Assenti big come Massimo D'Alema, Arturo Parisi, Beppe Fioroni. I ministri del governo ombra sono 21 per ricalcare esattamente quelli del governo Berlusconi anche se non c'è quello per i Rapporti con il parlamento (tale compito e' affidato ai capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro) e al suo posto c'e' quello delle Comunicazioni. Maria Pia Garavaglia sarà il ministro ombra dell'Istruzione, Roberta Pinotti della Difesa, Alfonso Andria delle Politiche agricole, Ermete Realacci dell'Ambiente, Andrea Martella delle Infrastrutture e trasporti.

E ancora: Vincenzo Cerami ai Beni culturali, Giovanna Melandri alla Comunicazione, Sergio Chiamparino alle Riforme per il federalismo, Mariangela Bastico ai Rapporti con le Regioni, Linda Lanzillotta alla Pubblica amministrazione e innovazione, Vittoria Franco alle Pari opportunita', Beatrice Magnolfi alla Semplificazione normativa, Maria Paola Merloni alle Politiche comunitarie, Michele Ventura all'attuazione del programma, Pina Picerno alle Politiche per i giovani. Del governo ombra, che e' presieduto da Veltroni, fanno parte anche il vice segretario Dario Franceschini e i capogruppo di Camera e Senato Soro e Finocchiaro. Enrico Morando svolgera' la funzione di coordinatore del governo ombra, mentre Riccardo Franco Levi ne sara' il portavoce.

Veltroni si è detto "molto contento e soddisfatto" negando che ci siano state "difficoltà e rifiuti; nulla di tutto questo". Il leader del Pd ha sottolineato che il governo ombra avrà "un compito di iniziativa politica e programmatica, sarà uno degli strumenti dell'opposizione per rispondere all'azione del governo Berlusconi ma anche per individuare soluzioni alternative e servirà a far crescere il consenso che - dice - sono sicuro ci sarà nei prossimi mesi".

Le donne presenti nel governo ombra sono nove (il 43%) a fronte delle quattro presenti nel governo Berlusconi (19%).

www.agi.it

venerdì 9 maggio 2008

“L’uomo che non credeva in Dio”

Una esilarante critica all'ultima fatica letteraria di Eugenio Scalfari. Chissà se lui è autoironico.

di Annalena Benini
Bisogna farsi coraggio e comprare questo libro, pur non essendone degni. Rilassarsi pensando a quanto tempo di posa sarà costata la foto di copertina, con tutte le rughe perfette sulla fronte e l’aria grandiosa da busto del Pincio. Poi leggere tutto “L’uomo che non credeva in Dio” di Eugenio Scalfari (ricordandosi però a ogni pagina di non esserne degni) e provare infinita gratitudine per ogni particolare davvero autobiografico, privato, per ogni pezzetto di vita sottratta alla gabbia dell’Io: Eugenio Scalfari che lavora all’uncinetto facendo le maglie per due bamboline con la testa di ceramica, Eugenio Scalfari che piange disperato perché un compagno di scuola gli ha gettato dalla finestra tutti i giocattoli, ma lui è buono e lo perdona, Eugenio Scalfari che porta in spiaggia la sera le ragazze (dopo la parentesi bordello, un classico di cui quelli della sua età vanno sempre fieri), Eugenio Scalfari che vive simultaneamente due diversi approdi sentimentali (“mai come allora ho invidiato il dono dell’ubiquità”), fino a Scalfari nonno contento che cede all’orgoglio volgare della consanguineità (“per chi la pensa come penso io è un errore grave”, ma il suo “es”, scrive, gli ha mandato quel segnale e lui ha dovuto tradurlo in parole semplici: è magnifico che si possa diventare nonni, anche se Spinoza non ha scritto nulla a riguardo).
Il libro di Scalfari è molto di più, ovviamente, è un’autobiografia esistenziale e filosofica (tenere a mente l’indegnità anche estetica di accostarcisi, rende più intensa la lettura), ed è soprattutto un lungo magnifico salto negli anni del liceo: ci sono tutti i filosofi studiati a scuola, tutti, e ognuno è citato con le stesse frasi che ci si scriveva sul banco per cavarsela alle interrogazioni senza aver studiato. Eugenio Scalfari, venerato maestro che eccezionalmente è riuscito a non cadere mai nell’altra classica categoria del Novecento, solito stronzo, regala democraticamente anche agli indegni un’immedesimazione. Lui studiava sul Lamanna, io sottolineavo l’Abbagnano, ma la res cogitans e la res extensa sono state uguali per tutti, come la ragion pratica e la ragion pura e il Discorso di Cartesio e “Fatti non foste a viver come bruti”. E Rousseau e i Sepolcri di Foscolo, fino a quella frase di Nietzsche che ritorna molto spesso ne “L’uomo che non credeva in Dio” e stava sui diari e sugli zaini di tutte le femmine perché rimandava a cose rimorchianti di maschi fumatori e ripetenti. Infatti è anche una maglietta Feltrinelli: “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.
La vita pensata di Scalfari, insomma, si fa meno irraggiungibile, più giovanile (anche se lui era in classe con Italo Calvino e chissà se lo faceva copiare o copriva il foglio con la mano), poi il libro pesa meno del manuale di filosofia, è più fico da vedere (merito della foto) e, tenuto disinvoltamente aperto sul banco, garantisce il sei e mezzo all’interrogazione.

(Il Foglio)

Ironia della sorte


A causa di Calderoli si prepara un'ondata immigratoria dalle coste libiche.

giovedì 8 maggio 2008

Qui per il QI

di LaMossadelCavallo (che non sa postare i links)

Per chi volesse cimentarsi con un test per valutare il suo quoziente di intelligenza.
E' interessante. Ah, non spaventatevi dei risultati, alcuni tests sono assurdi.
In bocca al lupo e buon lavoro.

Verona la Nera

estratti da un articolo

di Giuseppe D'avanzo
[..]
L'aula della II E, che Raffaele frequenta (o frequentava), è al di là dell'antico chiostro in fondo al corridoio. I compagni e le compagne di Raffaele hanno come il muso. In questi giorni i giornalisti, protestano, hanno manipolato le loro opinioni, le hanno rimaneggiate per creare uno sciocco sensazionalismo. Non vogliamo difendere Raffaele, dicono, perché quel che ha fatto è gravissimo e se ne deve assumere tutto il peso, ma se ci chiedete se fosse un mostro, allora no, noi dobbiamo rispondere che non lo era, che non si è mai comportato da mostro.
Era in modo radicale di destra e discuteva con chi non lo era, o era di sinistra, senza aggressività. Si è rifiutato di entrare in sinagoga, ma siamo abbastanza certi che, se avesse avuto un compagno di banco ebreo, non lo avrebbe maltrattato o deriso a scuola, dove il suo comportamento è stato sempre corretto. Questo vuol dire, chiedono, assolvere Raffaele? Vuol dire raccontare, dicono, quel che sappiamo di lui. Che non era tutto. Purtroppo.[..]

In quella Verona dove può capitare - e capita spesso - che si senta dire in autobus "non siedo qui, accanto a questo negro" e nessuno che, intorno, disapprovi o censuri quelle parole... Magari chi le ascolta, non oserebbe mai pronunciarle, ma le giustifica".[..]

Le violenze e i pestaggi nel cuore di Verona sono comuni e ritualizzati. Piazza Viviani, via Mazzini, Veronetta, Volto San Luca, Corso Cavour, piazza Erbe ne sono state le scene negli ultimi mesi.

Puoi essere picchiato per un nonnulla. Puoi prendere una bottigliata in testa per un amen. Non importa la ragione occasionale. Non è quello che conta. Non è per lo spino rifiutato che muore Nicola. Nicola muore, dicono, "perché ha il codino", perché dunque è diverso, perché "non è conforme" e gli (improvvisati o professionali) addetti al futuro della città e alla custodia del suo passato e delle sue risorse escludono i diversi: "diverso - dice il procuratore Guido Papalia - è non solo il diverso per razza, ma diverso perché si comporta il mondo diverso; pensa diversamente; ha un atteggiamento diverso; si veste in modo diverso e quindi non può convivere nel centro della città che i razzisti vogliono chiusa ai diversi".[..]

Passano all'azione in nome di "un'identità minacciata". Identità, insegna Zygmunt Bauman, è un concetto agonistico. È come un grido di battaglia. Fragile e perversamente "coraggioso", Raffaele sente quel grido, lasciata l'aula del "Maffei" e le fatiche democratiche di "maffeiano".

Lo sente allo stadio dove impiccano il fantoccio di un calciatore "negro". Lo ascolta forte nella propaganda dei "nazistoni" del "Blocco studentesco". Lo intende nello stile di vita dei suoi compagni di bevute e di scorribande notturne tra le stradine della città. Afferra quel sentimento nella pianificazione del prossimo pestaggio, nelle risate, nella soddisfazione che segue. Raffaele avverte soprattutto che quel che fa, quel che pensa è condiviso perché in città c'è un sentimento che non lo biasima e non lo biasimerà.[..]


Vuol dire che c'è a Verona una "cultura" dell'esclusione che irrigidisce e sorveglia il confine tra "noi" e "loro" e "loro" diventano anche quei veronesi - moltissimi, e tra i moltissimi Nicola - che rifiutano o non avvertono il "potere seduttivo" di quell'"appartenenza".[..]

È difficile contestare che il sindaco di Verona, Flavio Tosi, alimenti la "naturalezza" di quel grido di battaglia "identitario". Che diffonda il presupposto che "si appartiene per effetto della nascita". Non per altro, qualsiasi cosa tu sia e faccia. Flavio Tosi non è un fascista. È un leghista che ama i fascisti, li coccola, li asseconda, forse cinicamente se ne serve. Oggi che la tragedia si è consumata, è evasivo, a volte frivolo, a volte ringhioso quando gli si ricorda che appena in dicembre ha sfilato accanto a nazisti del Veneto Fronte Skinheads; che appena qualche anno fa (11 settembre 2005) offrì le sue parole solidali - con una visita in carcere - a cinque giovani fascisti che avevano massacrato e accoltellato due ragazzi di sinistra, frequentatori di un centro sociale. [..]
(La Repubblica)

La privacy degli evasori

di Marco Travaglio
Ci sarà pure l’invidia sociale e il voyeurismo morboso a avvelenare la glasnost fiscale voluta dal povero (e martoriato) Vincenzo Visco, ma in via di principio, l’operazione trasparenza, con i redditi degli italiani consultabili via Internet, non mi sembra affatto uno scandalo. Convinto come sono che siano infinitamente più oltraggiose le bugie dei dentisti da mille euro al mese, dei commercianti con Suv, ma nullatenenti, e degli imprenditori più poveri dei propri dipendenti, come ogni anno ci raccontano le dichiarazioni dei redditi degli italiani brava gente. Tanto, tanto devoti alla propria privacy.

Hanno scritto che non è bello spiare il proprio vicino di casa o di ufficio, rovistare dentro al portafoglio di un calciatore e della sua bella. D’accordo, non è nemmeno elegante. Ma intanto l’elenco alfabetico di Internet riguarda tutti, va da a alla zeta, senza deroghe. Nei suoi labirinti si guarda e si è guardati. Non ci sono buchi della serratura a metterci in salvo, ma pagine di un libro aperto, dove tutti noi diventiamo controllori e controllati. Che poi sarebbe un principio elementare della democrazia contro il segreto, contro tutti i segreti, che di solito nutrono i poteri oligarchici e di casta.

Smisurate grida hanno convinto il garante a chiudere le porte elettroniche degli elenchi (anche se troppo tardi). Piegandosi ai clamori di un Paese dove si evadono 200 miliardi di euro l’anno. Dove trenta (o quaranta o cinquanta) italiani su cento non pagano le tasse. Compiendo un gesto antisociale, prima che contabile. Perché usano strade, scuole, ospedali, boschi, coste e città costruite con la fatica (e il denaro) degli altri. Godendosi i propri vantaggi, mordendo gli intrusi, senza mai far scandalo, ben protetti dalla privacy.
(Vanity Fair)

Prima pensa poi parla

La bella lettera che Cristiana Alicata ha scritto a Gianni Alemanno per ricordargli di inserire il cervello prima di parlare.

Emancipazione?

"Scegliere una donna solo se è più brava di un uomo: è questa l’emancipazione. Il governo potrebbe essere composto solo da donne oppure da nessuna: perché è un governo, non è mica una scampagnata."
(Filippo Facci - Il Giornale)
qui l'articolo intero

"Una donna deve essere scelta SOLO se è PIU' brava di un uomo"? Da cui se ne deduce che a parità di "bravura" si deve preferire l'uomo. E questa non è emancipazione.
Anche con le migliori intenzioni si prendono abbagli.

Luna di miele.

Se ventuno vi sembran pochi.... ricordo che aveva promesso di fare un governo con solo 12 ministri. A prescindere dal portafoglio.
Gli italiani quando sono innamorati hanno la memoria corta.

mercoledì 7 maggio 2008

Degiovanimento

LaVoce.info
Siamo uno dei paesi più squilibrati nei rapporti tra le generazioni. Rispetto ai coetanei europei, i giovani italiani contano meno non solo dal punto di vista demografico, ma anche da quello sociale, economico e politico. Se alla riduzione quantitativa delle nuove generazioni non si risponde con un aumento qualitativo, nessuna barriera protezionistica sarà sufficiente per proteggerci dal declino.
Percentuale popolazione under 25
qui l'intero articolo

I leghisti lo sanno?

Nel contesto europeo, l'Italia è uno dei Paesi più sicuri per numero di omicidi commessi: si colloca al di sotto della media europea (14 omicidi per milione di abitanti), in ottava posizione dopo Austria, Lussemburgo, Svezia, Germania, Malta, Slovenia e Repubblica Ceca. I Paesi con il maggior numero di omicidi sono le ex repubbliche russe del Baltico, Lituania, Estonia e Lettonia, che hanno indici rispettivamente pari a 118,3, 83,9 e 55,2 per milione di abitanti.

Nonostante questi dati incoraggianti, la criminalità preoccupa più della metà degli italiani: il 58,7% dei nostri concittadini. Le altre fonti di preoccupazione sono la disoccupazione, indicata dal 70,1% degli italiani e la povertà, che negli ultimi anni ha accresciuto la sua rilevanza come problema nella percezione dei cittadini: dal 17,0% nel 2000 al 29,4%, con un incremento di 12,4 punti percentuali.
(La Repubblica- Fonte:ISTAT)

vedi qui

Leghisti al Polo Nord

Pare che la Danimarca stia per perdere il 98% del suo territorio nazionale.

L'imbroglio dell'otto per mille


Paolo Flores d’Arcais, Umberto Eco, Margherita Hack, Vasco Rossi, Giorgio Bocca, Simone Cristicchi, Andrea Camilleri, Dario Fo, Michele Santoro, Oliviero Toscani , Franca Rame, Ferzan Ozpetek, Lidia Ravera, Umberto Galimberti, Lella Costa, Luciano Canfora, Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Eugenio Lecaldano, Gennaro Sasso… e altri


devolvono il loro 8x1000 alla Chiesa Evangelica Valdese e non perchè siano suoi adepti, ma perchè.... andate qui.

Per i pigri posto l'incipit:

"L’otto per mille è un subdolo meccanismo inventato per occultare un vero e proprio finanziamento pubblico alla Chiesa cattolica. Che – con quasi un miliardo di euro all’anno di introiti – ringrazia. Dalle modalità di ripartizione dei fondi agli impieghi che Chiesa e Stato ne fanno, tra le pieghe di questo ‘pasticcio all’italiana’ si celano mille inganni. Per il cittadino, ovviamente"

ma l'articolo va letto tutto per capire quanti inganni ci siano dietro.

Metta una firma qui...

di Filippo Facci
I giornali non ne hanno parlato, da quanto so. Forse, m'han detto, l’ha fatto il Riiformista di domenica. Sicuramente non ne ha parlato Beppe Grillo nerl suo sito commerciale.
Spiegazione. L’ultimo Vaffanculo day promuoveva la firma per tre referendum, e lo sappiamo. La regola, la solita, è che per ciascun quesito referendario occorre raccogliere almeno 500mila nell’arco di tre mesi. Fatto questo, le firme possono essere portate in Cassazione e poi i quesiti vagliati dalla Corte Costituzionale eccetera.
Perciò, durante il Vaffanculo day del 25 aprile, e nei giorni successivi, e anche oggi, si promuove la raccolta delle firme in varie parti d’Italia. Coloro che firmano e che hanno firmato, ovviamente, vorrebbero che potessero esserci questi referendum, chiaro. Logico.
E invece no. Quelle firme non valgono nulla, e Grillo lo sa. Ma non lo dice. Non lo scrive.
Perché non valgono nulla? L’hanno spiegato a Grillo, ancor prima del 25 aprile, i massimi esperti di cose referendarie: i Radicali. L’articolo 31 della Legge 352 del 1970, hanno ricordato, recita questo: «Non può essere depositata richiesta di referendum nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere».
Traduzione: dal giorno in cui hanno indetto le elezioni politiche, non puoi depositare firme per sei mesi.
Ora: siccome le elezioni sono state fissate il 6 febbraio scorso, significa che le firme non possono essere depositate prima del 7 agosto, appunto sei mesi dopo. Però, come ricordavamo, le firme hanno una validità di tre mesi dall’inizio della raccolta, cioè devono essere raccolte nei tre mesi precedenti la consegna.
Ergo: se la consegna è il 7 agosto, i tre mesi precedenti partono dal 7 maggio, ossia da oggi. Tutte le firme raccolte prima di oggi, durante il Vaffanculo-day e nei banchetti di tutt’Italia, valgono quindi zero.
E, ripeto, Grillo lo sapeva. Ieri, durante una trasmissione televisiva, ho chiesto a Di Pietro se lo sapeva anche lui: mi ha risposto di sì.

Padoa-Schioppa

La soddisfazione più grande?
«Essere ancora ministro nel giorno in cui la Commissione europea decide di abrogare la procedura d’infrazione a carico dell’Italia per deficit eccessivo. Per la prima volta amemoria d’uomo il giudizio di Bruxelles sulla finanza italiana è addirittura migliore del nostro».

Lasciate il bilancio in ordine?
«Mi pare giusto che chi viene qui voglia vederci chiaro. Osservo che due anni fa il Tesoro prevedeva un deficit al 3,8% mentre Bruxelles lo stimava nel 4,1%. Ora lo prevediamo al 2,4% e la Ue al 2,3%».

Quindi i conti sono a posto?
«Questo significa uscire dalla sala rianimazione e andare in corsia, restando però in ospedale. Verremo dimessi quando avremo i conti pubblici in pareggio e la convalescenza sarà finita quando il debito pubblico scenderà sotto il 60% del Pil. Lasciamo un aggiustamento strutturale superiore a quello richiesto da Bruxelles, un avanzo primario ricostituito, un debito in diminuzione. Abbiamo virato: bisogna proseguire su questa rotta».

Per quanto tempo?
«Resto convinto che per curare i mali dell’Italia ci vogliano almeno dieci anni di azione coerente. E pur avendo fatto per assurdo più di quanto ci viene riconosciuto, purtroppo abbiamo fatto molto meno di quello che era necessario».

(Tommaso Padoa-Schioppa sulla Stampa)

qui l'articolo intero

50.000 morti

Post OT per un blog come questo, ma doveroso vista l'entita della sciagura.

Redditi online

Una analisi tecnica, anzi tecnologica, qui.

martedì 6 maggio 2008

Visco, Gheddafi junior e Calderoli.



Di Aldo Busi

Ingerenza? Eh no, la nomina di Calderoli quale ministro non ha più niente di “interno”, è affare internazionale ed è scontato che una qualche nazione, vedi la Libia, voglia metterci il naso per metterci il veto. Un interno implica un centro e un centro una circonferenza civile che lo sostenga, e con Calderoli non ne abbiamo alcuna, non solo in Europa ma nemmeno negli stessi elettori che hanno votato Lega Nord per disperazione nei confronti della Sinistra (papalina, clericale, sindacalcorporativista: una fotocopia ormai obsoleta della Destra più reazionaria e incanalata nelle sue corsie preferenziali e autoreferenziali a cul de sac; non costa proprio niente a D’Alema affermare che la formazione del governo è “questione interna”: lui che ci perde? fa il garantista dell’import-export politico ora?).

Quando una nazione diventa debole, fragile, vulnerabile come l’Italia, diventa ricattabile e, se vuole riacquistare autonomia e credibilità internazionali, meglio deve scegliere i suoi rappresentanti politici e ripartire daccapo: nel frattempo, deve mordere il morso delle briglie altrui. Io non ho alcuna voglia con questo sgangherato tessuto civile, economico, politico, culturale, istituzionale di fronteggiare Gheddafi a causa di Calderoli, preferisco Calderoli fuori dal governo – lo vorrei fuori anche dal parlamento, insieme a un sacco e una sporta di gente impresentabile per le fesserie razziste e sessuofobiche e tribali tout court che esterna, ma per il momento non si può.

L’orgoglio patriottico si deve avere quando esiste una patria largamente condivisa dai suoi abitanti coesi attorno a un’identità data per quanto in evoluzione, non una distesa di pozzangherine l’una isolata dall’altra tra di loro connesse da cassonetti rigurgitanti liquami di corruzione mafiosa (interna solo per rigurgiti e per poco: avete notato come camminano i cinesi, i russi, i serbi nelle nostre strade, anzi, come ne occupano lo spazio?); a me che a Malpensa ci sia l’Alitalia, compagnia di bandiera (strappatissima e logora), o l’Alipollo non importa niente, voglio voli sicuri e partenze in orario e la consegna dei bagagli in tempo decente e, oltre al biglietto, non sborsare altre tasse per tenere in vita un Pegaso (un ronzino) sciancato e rognoso: tutto questo stava per garantircelo l’Air France, e non si capisce in base a quale balordaggine sindacale e politica e imprenditoriale non si sia voluto combinare un vero affare, magari imparandoci pure qualcosa in fatto di mercato anticlientelare e antinepotistico per tempi migliori.

Si è respinta l’offerta francese per spirito patrio? E di chi? dei lavoratori italiani ancora non in nero che sborsano di media seicento euro al mese in contributi e si ritrovano in pensione dopo quarant’anni con ottocento? O non piuttosto – lasciando stare imprenditori e politici e preti - dei notai, degli avvocati, dei dentisti, dei gioiellieri, degli artisti che oltre a evadere il fisco si ritrovano pensioni d’oro? Calderoli doveva pensarci prima, ha fatto “il bel gesto” del mostrare la maglietta antiislamica, doveva sapere che gli “eroi” e i “martiri”, per non dire altro, alla fine non sono credibili se non muoiono o se almeno non si fanno da parte, e ora deve portare le conseguenze: lui, non noi italiani.

Oltre a tutti i problemi di sopravvivenza interna presenti e alle porte – cosa succederà dall’autunno in poi? e quante altre migliaia di libici sbarcheranno intanto a Lampedusa? -, ci manca pure di iniziare una nuova legislatura inimicandosi la Libia tanto per cominciare, con tutte le iatture economico-energetiche che ciò comporterebbe. Non dimentichiamo che la Libia, a differenza dell’Italia, quanto a Storia recente ha la memoria lunga (guerra 1921-1934, gli efferati stermini di Graziani ecc.) e una sete di vendetta mai estinta.

Non è calare le braghe accogliere la modestissima proposta di Gheddafi tramite suo figlio, sempre che si fermi lì, le braghe sono state calate da un bel po’: è per tenere su almeno le mutande.


Già che ci sono,approvo in pieno la decisione di mettere i redditi 2005 dei contribuenti (e no) on-line, mi dispiace solo di non averci trovato il mio nome, e io che da sempre in qua mi davo tante di quelle arie quale contribuente modello!
Dai, è irresistibile venire a sapere che il gioielliere con cinque vetrine nel centro del paese dichiara Euro 20.000 l’anno, e venire ovviamente a sapere il nome del suo commercialista, sulla bocca di tutti in piazza, e quindi tutti gli altri bei nomi da lui assistiti che, padroni di fatto del territorio e tutti di dichiarata fede cattolica e i primi a mettere su faccia contrita a messa cantata, dichiarano quanto un lavoratore dipendente non proprio alla frutta (di scarto da mercati generali) e poco più della ex badante di mia madre.
L’ex ministro Visco, con il quale ho avuto una decina di anni fa un breve scambio di lettere in tema fisco e quindi evasione fiscale, è una persona competente, affidabile e volutamente troppo antidemagogico e impopolare per permettersi di essere disonesto, scrive lettere chiare e sustanziate, tecnica finanziaria e giuridica a parte, da un non indifferente sapere umanistico; come ho del resto dichiarato a suo tempo, è stato perché non c’era lui – e nemmeno io, per la verità - nelle liste del Pd che per la prima volta in vita mia non sono andato a votare; ecco, visto che si parla tanto di collaborazione interpartitica, la maggioranza non potrebbe sacrificare Calderoli e fregiarsi di Visco quale ministro, magari ancora delle Finanze? Esulteremmo noi onesti all’osso e, lo ammetta, esulterebbe anch’essa: ti conosco, mascherina!

www.dagospia.it

Assemblea dei Mille


[…]

Dall’intervento di Emma Bonino:

“Nessuno di noi predica soluzioni coercitive, ma stiamo dicendo che se non si affronta come si può affrontare in “società aperte” che sono quelle in cui crediamo, con elementi che riguardano l’emancipazione femminile, i pari diritti, l’accesso all’informazione da parte delle donne il problema, non si riuscirà a capire che bisogna abbinare il dato dello sviluppo economico e quello umano: la liberta di scegliere, il family planning, diffondere l’informazione sullo stato del pianeta. Noi abbiamo un’analisi che parte dal Manifesto Peccei che dice che la crescita esponenziale della popolazione è uno degli elementi di crisi in cui ci troviamo. La crescita che osserviamo è quella degli esseri umani, non quella degli animali. Noi vorremmo gli esseri umani sempre più umani, e la povertà li rende sempre meno umani. Vi è la negazione di qualunque intervento di emancipazione femminile. Esiste un’alleanza automatica di tutte le fedi religiose, ne da atto la Conferenza del Cairo, la conferenza di Pechino. Anche nelle riunioni delle Nazioni Unite questi aspetti non si affrontano con decisione. Per esempio la negazione dei fondi all’UNFPA è stata una decisione degli Stati Uniti. Sul Financial Times troviamo un articolo di Wolf “una proposta modesta per prevenire lo sterminio per fame”, ma nei nostri giornali a parte le mie interviste si trova poco o niente. Viviamo in un paese natalista, dove la classe politica ci chiede di fare più figli italiani. Se questo è un tabù vero, una forza come la nostra sa che andrà allo scontro con le gerarchie ecclesiastiche e che saremo in solitudine.

[…]

La bomba demografica


di Giovanni Sartori
D’un tratto abbiamo scoperto che nel mondo c'è molta gente che muore di fame. Eppure si sapeva da tempo. Sei anni fa contestavo i dati Fao (Food and Agricultural 0rganization delle Nazioni Unite) la cui previsione era che nel 2030 il numero delle persone che soffrono la fame sarebbe stato dimezzato e scrivevo così: «La semplice verità è che la fame sta vincendo perché ci rifiutiamo di ammettere che la soluzione non è di aumentare il cibo ma di diminuire le nascite, e cioè le bocche da sfamare. La Fao, la Chiesa e altri ancora si ostinano a credere che 6-8 miliardi di persone consentano uno sviluppo ancora sostenibile. No. Più mangianti si traducono oggi in più affamati. I 30 mila bambini che muoiono di fame ogni giorno li ha sulla coscienza chi li fa nascere» (Corriere del 9 giugno 2002).

Da allora provo ogni tanto a ricordare che alla origine di tutti i nostri mali, ivi incluso il disastro ecologico, sta l'esplosione demografica. Agli inizi del secolo scorso eravamo 1.500 milioni; oggi siamo 6.500 milioni (tuttora in crescita di 60 milioni l'anno). Ma è un predicare al vento. Sul punto si è creato un blocco mentale. L'argomento è tabù, è religiosamente scorrettissimo e proprio non se ne deve parlare. E così continuiamo a essere impegnati in una rincorsa inevitabilmente perdente, insensata e anche suicida. Tornando agli affamati, sei anni fa erano stimati in 800 milioni; oggi si può prevedere che arriveranno a 2 miliardi e passa.

Sono stime che sottintendono una vera e propria «strage » in corso, che non ha fatto notizia finché avveniva in ordine sparso. E’ quando una carestia arriva nelle città che diventa visibile e minacciosa. Ed è nelle città del mondo in via di sviluppo (come si diceva) che oggi manca il grano, manca il riso, manca il mais. Perché? Di colpo si scopre che la colpa è dei biocarburanti che sottraggono terreno agricolo alle coltivazioni alimentari. In verità il Brasile va quasi tutto a biocarburanti e in trent'anni nessun premio Nobel (in economia sono tantissimi) ha avvertito il pericolo. Ma ora che l'America si è messa a incentivare l'etanolo, ecco il colpevole: la politica energetica di Washington e la speculazione che si concentra a Chicago. Sulla speculazione (che c'è) mi limito a osservare che presuppone che un bene diventi raro. Sull'acqua di mare non ci sarà mai speculazione.

Quindi la speculazione non è all'origine del problema. Il problema è che le risorse petrolifere sono in diminuzione e soprattutto sempre più a rischio. Se l'America restasse a secco sarebbe una catastrofe (anche per tutto l'Occidente) rispetto alla quale la crisi del 1929 sarebbe una inezia. La situazione è, allora, che per 6-7 miliardi di persone la coperta è corta. Per rimediare, tutti cercano di tirarla a sé. E così per turare una falla ne apriamo un'altra. Quando la coperta è sempre più corta, l'unica soluzione è di ridurre il numero di chi ne deve essere coperto e protetto. In attesa ogni egoismo è sacro, e cioè il diritto di sopravvivere è eguale per tutti. Pertanto trovo insensato e irresponsabile dichiarare che alienare i terreni dalla produzione agricola «è un crimine contro l'umanità» (così le Nazioni Unite per bocca di Jean Ziegler, riecheggiato con mia sorpresa anche da Tremonti). Per un problema terribilmente serio, occorre essere seri.
(Il Corriere della Sera)

Monitorare e Restringere


Secondo il Senatore USA Sam Brownback, il Governo Cinese avrebbe chiesto agli alberghi appartenenti a proprietari degli Stati Uniti di filtrare le connessioni ad Internet durante i Giochi, al fine di “monitorare e restringere le informazioni in entrata e in uscita dalla Cina”.

Verona Nera

Un pauroso ritratto di Verona, Una città profondamente fascista.

FABIO POLETTI
Stupidi, prepotenti e intolleranti». Alla Digos di Verona dicono che la politica non c’entra. Ma è nella Verona nera che si trovano le tracce di quelli che hanno ammazzato di botte Nicola Tommasoli.

Marcello Ruffo di Radio Bandiera nera, ventinove anni e la maglietta dei Zetazeroalfa che suonano a Casa pound giù a Roma, ne conosce due: «Vent’anni, bravissimi ragazzi, troppa rabbia dentro. Una volta mi hanno detto: "Se il mondo ci odia, noi odiamo il mondo". Quando ho saputo quello che era successo, ho chiesto se avevano pestato un comunista. Hanno fatto una cosa da balordi, mica da fascisti. Io, sono fascista. Il fascismo è socializzazione e progresso».[..]

Ragazzi bene che vanno a spritz e birrette. Ragazzi che trovi in piazza delle Erbe ogni sera o a dare la caccia al marocchino in centro. Ragazzi qualunque che ascoltano i «Gesta bellica» che martellano di decibel inneggiando a Priebke e Rudolf Hess perchè è di moda, vanno allo stadio per «fare casino» e poi magari della politica non sanno niente. Ad ogni retata della polizia spuntavano i coltelli, i busti del Duce o i libri di Hitler. Marcello Ruffo di Radio Bandiera Nera che prende le distanze fa i distinguo: «Il busto di Mussolini ce l’ho a casa pure io. I libri di Hitler sono in libera vendita. Quelli lì non sapevano niente, hanno solo storpiato il nostro pensiero. Andavano solo allo stadio, erano stati diffidati, la repressione li ha caricati a molla».

(La Stampa)

qui l'articolo intero

200 dollari al barile


"Ma se adesso il prezzo del greggio sembra astronomico, lo potrebbe diventare ancora di più in un prossimo futuro. Arjun N. Murti, l'analista di Goldman Sachs che sorprese un po' tutti quando nel marzo del 2005 previde che il prezzo del petrolio sarebbe arrivato oltre i cento dollari, vede adesso le quotazioni del greggio proiettate addirittura fino a 200 dollari al barile." (Il Corriere della Sera) qui l'intero articolo

Visco ha ragione

Pare che la faccenda sia destinata a sgonfiarsi...

Giancarlo Ferrero, Torino (lettera a Repubblica)

"Pur avendo, da magistrato, il gusto per le sottigliezze giuridiche non sono in grado di capire le ragioni delle ripercussioni penali legate alla pubblicazione "online" dei redditi. Da molti anni, prima che ci fosse il garante della "privacy, ma anche dopo, ho visto pubblicati i miei redditi e di altri colleghi magistrati; nessuno ha mai sollevato problema di sorta.
Come è noto le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche. Non si tratta di "dati sensibili" che non è consentito divulgare. La legge è in proposito molto chiara (art. 167, legge n.196 del 2003): "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali ? è punito? se dal fatto deriva nocumento".
Ora, anche se Visco può non meritare l'oscar della simpatia, è ben difficile pensare che attraverso la pubblicazione dei redditi abbia voluto recare danno ai contribuenti, (quali poi?.) La pubblicazione informatica dei redditi rientra nelle competenze del dirigente dell'Agenzia dell'Entrate, avendo natura amministrativa e non politica, quindi difficilmente si può far risalire al ministro la responsabilità. Per chi, come il sottoscritto, è stato per anni alla guida dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato per il Piemonte ed è membro della Commissione Centrale Tributaria, quanto sta accadendo lascia più scandalizzato che colpito, mentre lascia perplesso che una Procura della Repubblica avvii d'ufficio un processo penale dalle inevitabili lunghe e costose implicazioni.
Per quanto riguarda l'intento del Codacons di promuovere un'azione (class action) per far condannare lo Stato e distribuirne poi il ricavato ai contribuenti, posso solo diffidarli dall'agire anche a mio nome. Ritengo ancora la giustizia una cosa seria e per aversi una condanna al risarcimento dei danni occorre prima provare che è stato violato un diritto soggettivo (quale?), che la violazione costituisca un illecito (quale?) e che vi sia un danno subito dal titolare del diritto (quale?)"
Repubblica

lunedì 5 maggio 2008

Emma for President

Se avete un pò di tempo ascoltate l'intervento di Emma Bonino.
Ne vale la pena.
L'opposto del cerchiobottismo tanto di moda nei loft del Partido Democratico.

Fini...


«Tolleranza zero per i giovani di Verona,
ma più gravi i fatti della Fiera del Libro»
(Gianfranco Fini)

Non mi va di fare dello spirito visto che un ragazzo è morto.

Fini, la terza carica dello stato, nel suo ruolo super partes, butta in volgare politica una vicenda drammatica di questo tipo.

Si dovrebbe vergognare!




Update:

A onor del vero ha rettificato, con una marcia indietro paurosa.
Se taceva era meglio.

domenica 4 maggio 2008

Ingerenza

Parola molto usata, e giustamente, in contesti Libici.
Politicamente scorretta e offensiva in ambito vaticano.

A volte si ingerisce, a volte no.

L'eroe Mangano

Pare che nel PDL, sulla questione, ci sia una dialettica interna.
Il che è un bene.

Promemoria

Le liste dei redditi in rete sono utili soprattutto per sapere quando è il compleanno degli amici.
(Luca Sofri)