La soddisfazione più grande?
«Essere ancora ministro nel giorno in cui la Commissione europea decide di abrogare la procedura d’infrazione a carico dell’Italia per deficit eccessivo. Per la prima volta amemoria d’uomo il giudizio di Bruxelles sulla finanza italiana è addirittura migliore del nostro».
Lasciate il bilancio in ordine?
«Mi pare giusto che chi viene qui voglia vederci chiaro. Osservo che due anni fa il Tesoro prevedeva un deficit al 3,8% mentre Bruxelles lo stimava nel 4,1%. Ora lo prevediamo al 2,4% e la Ue al 2,3%».
Quindi i conti sono a posto?
«Questo significa uscire dalla sala rianimazione e andare in corsia, restando però in ospedale. Verremo dimessi quando avremo i conti pubblici in pareggio e la convalescenza sarà finita quando il debito pubblico scenderà sotto il 60% del Pil. Lasciamo un aggiustamento strutturale superiore a quello richiesto da Bruxelles, un avanzo primario ricostituito, un debito in diminuzione. Abbiamo virato: bisogna proseguire su questa rotta».
Per quanto tempo?
«Resto convinto che per curare i mali dell’Italia ci vogliano almeno dieci anni di azione coerente. E pur avendo fatto per assurdo più di quanto ci viene riconosciuto, purtroppo abbiamo fatto molto meno di quello che era necessario».
(Tommaso Padoa-Schioppa sulla Stampa)
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Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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