sabato 3 maggio 2008

Banca dei Regolamenti Internazionali


La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), con sede a Basilea, ha come azionisti 56 banche centrali, tra cui la Banca d’Italia. La BRI promuove la cooperazione monetaria e finanziaria tra le banche centrali, fornisce servizi di gestione delle riserve in valuta a numerose banche centrali e svolge attività di ricerca economica e monetaria, producendo altresì statistiche sul sistema bancario e finanziario internazionale.

Nella sua attività di ricerca macro-economica la BRI ha pubblicato uno studio sull'andamento della distribuzione della ricchezza nei paesi a economia capitalistica. Il periodo di tempo preso ad esame è l'ultimo ventennio. I risultati della ricerca sono eclatanti se si considera la patologica alterazione del rapporto distributivo tra salari e profitti che mette in evidenza.

In sintesi, negli ultimi 20 anni si è avuta una contrazione della quota del pil distribuita sotto forma di salari e stipendi ai lavoratori (operai e impiegati), e contemporaneamente un aumento della quota del pil distribuita sotto forma di extra-profitti agli imprenditori. Questo vuol dire che se consideriamo una unità di Pil, ad esempio un euro, in questi 20 anni, è aumnetanta la parte di quell'euro che è andata nelle tasche degli imprenditori ed è ovviamente diminuita la parte che è andata nelle tasche dei lavoratori.

Non basta. Questa modifica nella distribuzione della ricchezza ha favorito non i profitti, cioè il giusto compenso della attività del proprietario dei mezzi di produzione, ma ha favorito gli extra-profitti, cioè ha allargato quella fetta della ricchezza che va nei patrimoni dei capitalisti e che non ha un fondamento di giustizia economica, cioè non è giustificata dalla necessità di garantire una giusta remunerazione della attività imprenditoriale.

Da un punto di vista quantitativo, la BRI ha stimato che, se nel corso del ventennio preso in esame la distribuzione del reddito fosse rimasta inalterata, oggi i salariati italiani (e occidentali in generale) avrebbero circa 7000 euro di stipendio in più, all'anno, in busta paga. 7000 euro per ogni dipendente che invece sono andati ad arricchire i datori di lavoro.

Le cause sono molteplici, dalla disponibilità di lavoratori del terzo mondo a basso costo che hanno abbattuto le remunerazioni, alla disponibilità di macchine capaci di sostituire la forza lavoro nella funzione di produzione. Di fatto, quei 7000 euro all'anno sono giusto quello che manca alle famiglie italiane per arrivare alla fine del mese.

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