martedì 29 aprile 2008

Biocarburanti

Salutati fino a pochi mesi fa come l'alternativa verde agli idrocarburi e l'arma per contrastare il boom dei prezzi petroliferi e la dipendenza da Paesi produttori instabili o antidemocratici, i biocombustibili sono diventati in un batter d'occhio un flagello da evitare. Addirittura «un crimine contro l'umanità» come ha sentenziato ieri a Berna l'esperto dell'Onu, Jean Ziegler. La loro colpa è di competere con le produzioni alimentari per l'uso di scarsi terreni agricoli e di far esplodere i prezzi delle materie prime, affamando intere popolazioni.

L'evidenza dei fatti non supporta forse l'entusiasmo originario, ma cero non la condanna attuale. Anzitutto, il balzo dei prezzi agricoli è legato in parte non trascurabile al calo del dollaro, la valuta nella quale sono espresse le quotazioni, e al rincaro del petrolio, l'input più importante nella produzione attraverso il costo dei fertilizzanti e dei trasporti, oltre che a fattori climatici non transitori (la siccità in Australia).
Inoltre, anche se in crescita rapida, la domanda per uso energetico rappresenta per ora una percentuale molto modesta, rispetto a quella destinata ad alimentari e mangimi, dell'aumento della domanda complessiva di materie prime agricole, e questa è legata soprattutto alla crescita della popolazione e della ricchezza nei Paesi emergenti, dove si stanno modificando le abitudini alimentari. Le risorse energetiche non convenzionali rappresentano poi appena il 10% del mercato globale e di queste solo un quarto sono etanolo e altri biocombustibili.[..]

(continua qui )

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