mercoledì 30 aprile 2008

Google e la censura


Anche Google prende posizione netta a favore della censura. E lo fa in modo ufficiale. Dando consigli ai suoi azionisti. È risaputo come in Cina i risultati delle ricerche su materiali considerati scottanti o scomodi al regime siano filtrati dallo stesso motore di ricerca americano. Giovedì 8 maggio, però, gli azionisti hanno la possibilità decidere di cambiare rotta. Ma se seguiranno le indicazioni della casa madre, non lo faranno. La prossima settimana si terrà a Mountain View, quartier generale del colosso di internet, l'assemblea annuale degli azionisti.

Tra i vari punti all'ordine del giorno, però, questa volta ne figurano un paio piuttosto insoliti: il primo richiede l'introduzione di norme per impedire la collaborazione attiva con la censura attraverso il filtraggio dei risultati delle ricerche; il secondo propone la creazione di una Commissione per i diritti umani, con l'obiettivo dichiarato di combattere legalmente le pressioni esercitate dalle autorità locali dei Paesi in cui opera Google. La dirigenza però non si è dimostrata entusiasta di queste idee. E nella sua guida ufficiale rivolta agli azionisti sconsiglia vivamente la votazione a favore di questi due punti.

Nella sezione del documento, alla voce "Consigli per il voto", in riferimento ai due ordini del giorno si legge: "I direttori raccomandano di votare contro la proposta dell'azionista". Una figuraccia per il colosso del web creato dai due studenti Larry Page e Sergey Brin. Già in passato esperti informatici avevano smascherato la collaborazione con le autorità cinesi da parte di Yahoo! e MySpace, rei di aver oscurato dei blog di giornalisti e dissidenti. Una delle provocazioni più interessanti in giro per la rete è Censearchip. Si tratta di un sito internet ideato da due giovani studenti di informatica dell'università dell'Indiana che, dividendo lo schermo in due e interrogando le versioni locali di Google e Yahoo, offre un'analisi comparata dei diversi risultati di ricerca ottenibili in Cina, negli Stati Uniti, in Francia e in Germania.

La ricerca può riguardare sia contenuti testuali che fotografici. Basta digitare formule come "Repression Tibet", "Taiwan government", "Democracy" o ancora "Tien an men 1989" per accorgersi di come le risposte siano completamente differenti e di come, purtroppo, anche il web non rimanga immune dalle maglie della censura.

(Repubblica)

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