lunedì 24 novembre 2008

Grande Paola Concia!!


Le ho detto tante volte che lei incarnava quello che il Pd avrebbe dovuto essere. Che il PD ha bisogno di gente come lei, e non viceversa. Abbiamo bisogno di donne e uomini come lei, come dell’aria cherespiriamo. Era da tempo che la Tinagli era in sofferenza, dall’America mi mandava lettere incredule, arrabbiate, perché non capiva la ragione per cui l’avessimo coinvolta. “Che ci sto a fare? Sono una che sta dove c’è bisogno, dove può dare il suo contributo di idee, questo faccio nella vita, faccio la studiosa, l’economista”.

Le chiedevo ogni volta di aspettare. Di avere pazienza. Fino a ieri, quando mi ha annunciato di avere mandato una lettera in cui si dimette dalla Direzione del PD. Non l’ho trattenuta. Ieri non avevo argomenti. Sarebbe troppo facile per me interrogarmi su un Partito che trattiene la Binetti e fa scappare la Tinagli.

Lo dico con grande serenità, non voglio “cacciare” Paola Binetti dal PD, sono sufficientemente immune da antiche consuetudini. Credo che la cultura politica di Paola Binetti sia lontana da quella del Pd. Opinione personale. Nello stesso tempo, purtroppo, la cultura politica di questo PD è lontana da Irene Tinagli. Nessuno forse in questi giorni tra il gruppo dirigente del partito si accorgerà che la Tinagli ha sbattuto la porta. Oppure, qualcuno farà spallucce, additandola come una impolitica. Già me li sento. Di certo non sprecheranno le loro energie a trattenerla. E’ questa la cosa grave, è questa la malattia di cui siamo malati noi del PD: l’assoluta autoreferenzialità. Obama, non Obama, lasciamolo stare dove sta quel ragazzo coraggioso e per favore non lo tiriamo per la giacchetta, è imbarazzante.
Mi basterebbe un solo gesto di coraggio: che i miei amici del Pd ammettessero che oggi non c’è posto per Irene Tinagli, che ripassi più in là, oggi ci dobbiamo occupare di Villari, capirà.
(Paola Concia)
Irene Tinaglia

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