Metamorfosi della democrazia
di Giuseppe d'Avanzo[..]
Il sovrano (Berlusconi) sa che - alle viste - non c'è alcuno (partito, istituzione, élite, opinione pubblica) che dia espressione e senso a questo deficit politico e culturale, attualissimo. Il Pd, se è nato, è ancora in fasce, privo di linguaggio e quindi di pensiero: si balocca, in mancanza d'altro, con totem inattuali (un "dialogo" che non c'è). Casini, residuale, non riesce a declinare, dall'opposizione, la sua grammatica della moderazione. Di Pietro, sostenuto dalle "agenzie del risentimento", si colloca tra i suoi migliori alleati con un letale "tanto peggio, tanto meglio". La sinistra radicale, suicidatasi, fatica a rinascere. Cala il capo l'establishment, incerto del suo stesso destino (non c'è posto per tutti sul carro: in tempi di stagnazione, qualcuno morirà). La società appare ammutolita in una zona opaca di indifferenza, confusa dal rumore dei media.
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continua...
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