di Marco Travaglio
Da qualche giorno, avendo osato raccontare le amicizie mafiose del presidente del Senato, ricevo lezioni di giornalismo anche dal primo che passa per la strada. La cattedra più copiosa di utili suggerimenti è Il Riformista (mi è toccato pure comprarlo, raddoppiandogli le vendite). Quattro giorni fa titolava: “Sconfiggere Furio Colombo e Travaglio”. Ecco, di sconfiggere Berlusconi non se ne parla più, anzi ci si arrende. Si dialoga, con gran trasporto e voluttà. Vedi mai che, dal banchetto del ricco epulone, cada qualche briciola. Tra Mondadori ed Einaudi, Mediaset e Rai, Mediolanum e Milanello, Medusa ed Endemol, per non parlare delle scuderie dell’eroe Mangano, c’è sempre qualcosa da mangiare.
Tre giorni fa, sotto una mega-inchiesta sulla bolletta elettrica di Grillo, altro titolo: “Travaglio e Fazio non è giornalismo”. Parola di uno che, a legislature alterne, fa il giornalista e il parlamentare, ovviamente senza lettori né elettori. Coerente. L’altroieri, non bastando i Pulitzer di redazione, Polito El Drito ha reclutato alcuni maestri di giornalismo presi da fuori. Tipo Minoli, quello che faceva gli spot elettorali per Craxi col garofano all’occhiello. Se esistesse un Ordine dei giornalisti e non questa patetica parodia, l’avrebbe cacciato a pedate (invece hanno radiato Giampiero Mughini per uno spot scherzoso sui telefonini: sponsorizzare ricariche è più grave che sponsorizzare politici). Ora questo maestro d’indipendenza, autore di un recente dvd sull’Opus Dei cui è affiliato suo suocero Ettore Bernabei, mi rammenta “il motto: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso”. Cioè: se so che un politico ha amici mafiosi, devo starmi zitto perchè qualcuno potrebbe inventarsi che ho anch’io amici mafiosi e magari infilarmi pure una bustina di cocaina nella macchina. Dice poi il Woodward di RaiEducational che “intenzionalmente” confondo “la notizia con il commento”. Lui invece confonde direttamente le notizie con le bufale (vedi scoop barzelletta sui brogli al referendum monarchia-repubblica). Monta in cattedra pure l’Annunziata: tra un contratto con l’Aspen e uno con l’Eni, invoca una “grande riflessione sull’etica della professione in generale”. Se evitasse di intervistare Tremonti (vedi sempre alla voce Aspen) ogni tre per due, si rifletterebbe meglio. Poi c’è Alfredo Reichlin, che, non si sa bene a che titolo (è un politico), mi accusa addirittura di “impedire alla sinistra di individuare e affrontare i problemi veri”. Voglio rassicurarlo: a non individuare e affrontare i problemi veri, la sinistra ci riesce benissimo da sola, senza il mio aiuto.
Ma riecco ieri El Drito con un altro editoriale che fa molto discutere (l’ha ripreso fra l’altro l’Eco del Chisone): implora Veltroni di “scrollarsi finalmente di dosso la banda dei quattro, Di Pietro, Grillo, Travaglio e Santoro, invece di tenerli ambiguamente in caldo per tempi peggiori”. Non so gli altri tre, ma io sono curiosissimo: quando mai sono stato in braccio a Veltroni, che non ho mai avuto il piacere di conoscere; in che senso Uòlter dovrebbe scrollarmisi di dosso; devo preoccuparmi nell’apprendere che mi tiene “in caldo”, per giunta “per tempi peggiori”? Seguono i consigli del collega Piroso, direttore del TgLa7, che mi suggerisce anche il mio prossimo scoop. Ha scoperto che l’ex pm è indagato su denuncia di un ex Idv perché affittava due suoi appartamenti al suo partito e vuole che me ne occupi perché la notizia, a suo dire, è oscurata dal regime dipietrista. Spiace deluderlo: ma negli ultimi tre anni la faccenda è finita in copertina una dozzina di volte sugli house organ di Berlusconi, ne ho scritto più modestamente io sull’Unità e se n’è occupato soprattutto il Tribunale di Roma: tutto archiviato, nada de nada. E comunque, avendo Piroso a disposizione un tg e un talk show, potrebbe tornare lui sul tema, magari allargandolo agli immobili passati dalla Telecom di Tronchetti Provera alla Pirelli Re di Tronchetti Provera, almeno ora che Tronchetti Provera non è più il suo editore. In fondo è un giornalista anche lui: o devo fare tutto io?
L’ultima lezione di giornata viene da Giuseppe D’Avanzo. Tre giorni fa scrive che “il legale di Aiello dice di aver saputo dal suo assistito che Aiello ha pagato l’albergo a Marco”. Cioè a me. Ieri il legale di Aiello gli scrive di non avergli mai parlato. D’Avanzo risponde: “Il ricordo di Aiello è stato raccolto da fonti vicine all’inchiesta”. Wow! Fonti vicine all’inchiesta. Magari le fonti del Clitumno. O forse le fonti Fiuggi. Anzi, fuggi-fuggi.
(L'Unità)
Da qualche giorno, avendo osato raccontare le amicizie mafiose del presidente del Senato, ricevo lezioni di giornalismo anche dal primo che passa per la strada. La cattedra più copiosa di utili suggerimenti è Il Riformista (mi è toccato pure comprarlo, raddoppiandogli le vendite). Quattro giorni fa titolava: “Sconfiggere Furio Colombo e Travaglio”. Ecco, di sconfiggere Berlusconi non se ne parla più, anzi ci si arrende. Si dialoga, con gran trasporto e voluttà. Vedi mai che, dal banchetto del ricco epulone, cada qualche briciola. Tra Mondadori ed Einaudi, Mediaset e Rai, Mediolanum e Milanello, Medusa ed Endemol, per non parlare delle scuderie dell’eroe Mangano, c’è sempre qualcosa da mangiare.
Tre giorni fa, sotto una mega-inchiesta sulla bolletta elettrica di Grillo, altro titolo: “Travaglio e Fazio non è giornalismo”. Parola di uno che, a legislature alterne, fa il giornalista e il parlamentare, ovviamente senza lettori né elettori. Coerente. L’altroieri, non bastando i Pulitzer di redazione, Polito El Drito ha reclutato alcuni maestri di giornalismo presi da fuori. Tipo Minoli, quello che faceva gli spot elettorali per Craxi col garofano all’occhiello. Se esistesse un Ordine dei giornalisti e non questa patetica parodia, l’avrebbe cacciato a pedate (invece hanno radiato Giampiero Mughini per uno spot scherzoso sui telefonini: sponsorizzare ricariche è più grave che sponsorizzare politici). Ora questo maestro d’indipendenza, autore di un recente dvd sull’Opus Dei cui è affiliato suo suocero Ettore Bernabei, mi rammenta “il motto: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso”. Cioè: se so che un politico ha amici mafiosi, devo starmi zitto perchè qualcuno potrebbe inventarsi che ho anch’io amici mafiosi e magari infilarmi pure una bustina di cocaina nella macchina. Dice poi il Woodward di RaiEducational che “intenzionalmente” confondo “la notizia con il commento”. Lui invece confonde direttamente le notizie con le bufale (vedi scoop barzelletta sui brogli al referendum monarchia-repubblica). Monta in cattedra pure l’Annunziata: tra un contratto con l’Aspen e uno con l’Eni, invoca una “grande riflessione sull’etica della professione in generale”. Se evitasse di intervistare Tremonti (vedi sempre alla voce Aspen) ogni tre per due, si rifletterebbe meglio. Poi c’è Alfredo Reichlin, che, non si sa bene a che titolo (è un politico), mi accusa addirittura di “impedire alla sinistra di individuare e affrontare i problemi veri”. Voglio rassicurarlo: a non individuare e affrontare i problemi veri, la sinistra ci riesce benissimo da sola, senza il mio aiuto.
Ma riecco ieri El Drito con un altro editoriale che fa molto discutere (l’ha ripreso fra l’altro l’Eco del Chisone): implora Veltroni di “scrollarsi finalmente di dosso la banda dei quattro, Di Pietro, Grillo, Travaglio e Santoro, invece di tenerli ambiguamente in caldo per tempi peggiori”. Non so gli altri tre, ma io sono curiosissimo: quando mai sono stato in braccio a Veltroni, che non ho mai avuto il piacere di conoscere; in che senso Uòlter dovrebbe scrollarmisi di dosso; devo preoccuparmi nell’apprendere che mi tiene “in caldo”, per giunta “per tempi peggiori”? Seguono i consigli del collega Piroso, direttore del TgLa7, che mi suggerisce anche il mio prossimo scoop. Ha scoperto che l’ex pm è indagato su denuncia di un ex Idv perché affittava due suoi appartamenti al suo partito e vuole che me ne occupi perché la notizia, a suo dire, è oscurata dal regime dipietrista. Spiace deluderlo: ma negli ultimi tre anni la faccenda è finita in copertina una dozzina di volte sugli house organ di Berlusconi, ne ho scritto più modestamente io sull’Unità e se n’è occupato soprattutto il Tribunale di Roma: tutto archiviato, nada de nada. E comunque, avendo Piroso a disposizione un tg e un talk show, potrebbe tornare lui sul tema, magari allargandolo agli immobili passati dalla Telecom di Tronchetti Provera alla Pirelli Re di Tronchetti Provera, almeno ora che Tronchetti Provera non è più il suo editore. In fondo è un giornalista anche lui: o devo fare tutto io?
L’ultima lezione di giornata viene da Giuseppe D’Avanzo. Tre giorni fa scrive che “il legale di Aiello dice di aver saputo dal suo assistito che Aiello ha pagato l’albergo a Marco”. Cioè a me. Ieri il legale di Aiello gli scrive di non avergli mai parlato. D’Avanzo risponde: “Il ricordo di Aiello è stato raccolto da fonti vicine all’inchiesta”. Wow! Fonti vicine all’inchiesta. Magari le fonti del Clitumno. O forse le fonti Fiuggi. Anzi, fuggi-fuggi.
(L'Unità)
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