lunedì 19 maggio 2008

Ancora sulla detassazione

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La "soluzione" su cui sta convergendo larga parte del nostro apparato politico-sindacale sembra essere la detassazione degli aumenti salariali. Il sogno del sindacalista e dell'imprenditore: accordo su 100 euro di aumento, aumento del costo del lavoro di 100 euro, aumento netto in busta 100 euro. Sacconi parla esplicitamente di detassazione totale: straordinari e premi aziendali non verrebbero soggetti ad alcuna contribuzione INPS, né IRPEF. Non andrebbero in pratica nemmeno dichiarati. Non farebbero scattare la perdita degli assegni familiari, né dell'esenzione dal ticket, né gli aumenti delle tasse universitarie: nulla. Insomma, più soldi per le imprese e per i cittadini, e meno per lo Stato. La quadratura del cerchio?

È invece a me sembra una solenne boiata, e cerco di spiegare perché. Con la detassazione proposta ci sarebbe un vantaggio mostruoso per tutti, imprese e dipendenti, a spostare la frazione maggiore possibile della contribuzione dalla parte "fissa" a quella "variabile" e "meritocratica". Ma sono capaci i propositori a immaginare 20 milioni di italiani, tra dipendenti ed imprenditori, al lavoro per realizzare, con la nota e insuperabile creatività italiana, l'obiettivo di spostare i salari dalla parte fissa tassata marginalmente al 60% e oltre alla parte variabile tassata 0%? Si rendono conto che contro 20 milioni ci sarebbero solo 8-10mila magistrati a valutare se la normativa sulla detassazione che si accingono a formulare sarà stata violata o no? Non solo: poiché in Italia la decisione di cosa sia "straordinario", "premio di produzione" o "incremento contrattuale" viene di fatto presa attraverso la contrattazione sindacale, una tale legislazione delegherebbe ai sindacati le funzioni dell'autorità fiscale. Nello stabilire orari minimi e massimi, tariffe orarie, premi di produzione e costi extra per le ore straordinarie, i sindacati di fatto avrebbero il potere di definire la base imponibile per la parte che attiene al reddito da lavoro dipendente!

Anche dal punto di vista meramente economico, assumendo illusoriamente che i sindacati si astengono dal trarre vantaggio da questa nuova legislazione, ci sarebbe un incentivo mostruoso per le imprese a non assumere nuovi dipendenti ma piuttosto far lavorare di più quelli già assunti. Ci sarebbe un incentivo mostruoso per le imprese a non assumere persone a part-time o a non assumere chi non accetta o non può fare ore straordinarie (magari per impegni famigliari). Questi incentivi non avrebbero motivazione economica alcuna, distorcerebbero senza ragione l'allocazione delle risorse, e sarebbero con ogni probabilità nocivi. Sbaglio?
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