di Chiara Lalli
Un commento di straordinaria portata appare questa mattina su Il Tempo di oggi. Dall’estero nessuna lezione, please, ovvero Il punto di Giuseppe Feyles.
Il punto di Feyles sistema tutti quelli che osano aprire la bocca sull’Italia, perché animati da invidia o da un qualche sentimento avverso, secondo lui (sembra come quello studentello che è perennemente in bilico tra il 5 e il 6 ma giustifica le oscillazioni verso il 5 con “la professoressa ce l’ha con me”, “è morta mia nonna”, “io ho risposto bene a tutto”, “non ha capito lo spirito del mio tema”, e così via – ora può anche succedere, e magari pure spesso; ma è decisamente improbabile che il nostro studentello non abbia mai alcuna responsabilità).
Qualche ministro di Zapatero ci apostrofa? Pazienza, mica dobbiamo viverci in quella terra arida. Un europarlamentare di sinistra insulta gratis? Niente paura, è il livore dei perdenti. Un intellettuale di qualche paese poco amato dal sole ci bacchetta per un nostro presunto razzismo? Non importa (non del razzismo, ma dell’accusa falsa): diventano acidi perché gli manca il nostro cielo azzurro.Feyles elenca poi qualche esempio storico da bignami (del tipo Costantino era un imperatore buono o i barbari non usavano coltello e forchetta).
Il fatto è che il tempismo con cui il nuovo governo è stato messo sulla graticola desta molti sospetti. Sa molto di pregiudizio. D’altro canto, un antico complesso d’inferiorità ci porta a sopravvalutare ogni fiato che venga da oltreconfine (a proposito, ma esistono ancora i confini?). Invece, non ci dovremmo far impressionare dalle bordate ostili che vengono dagli stranieri, perché loro non sono meglio di noi. Non lo sono stati ieri, nella storia.
Tanto per fare un esempio, mentre a Roma, a Firenze, a Napoli si coltivavano la cultura e l’arte universale, a Londra, a Parigi, a Madrid e Lisbona si commerciavano gli schiavi e si fondava il colonialismo armato.Per poi sferrare l’attacco odierno contro la Francia e l’Europa settentrionale, e contro la Spagna, blasfema e rovinafamiglie (sic).
Quando arriva a tirare in causa l’Europa e la coscienza vien voglia di dargli qualche consiglio (immancabile la voce del Papa; che stia a Roma, il Papa, purtroppo ce ne accorgiamo ogni giorno).
Ma non sono meglio di noi neppure oggi, come dimostrano le violenze delle periferie parigine o delle metropoli del nord Europa. Quanto alla Spagna, paese in prima fila nel distruggere i fondamenti della famiglia o nel facilitare l’aborto, non può dare lezioni di civiltà. I più deboli di tutti, infatti, allo stesso modo di poveri e immigrati, sono i neonati. L’Europa è importante, va seguita e costruita, ma senza smarrire la propria identità storica. Se l’Europa rinnega le proprie radici, ad esempio distruggendo il patrimonio cristiano, non per forza dobbiamo stare a sentirla.Geniale il passaggio dal facilitare l’aborto alla debolezza dei neonati: può essere che a forza di ascoltare Emilio Fede gli si siano confuse le idee.
Piuttosto, è un’altra la voce che andrebbe ascoltata, prima di agire anche a livello politico: la si potrebbe chiamare coscienza, se non fosse una parola frusta, ormai priva di significato, o confusa col generico prurito di una piccola morale. La coscienza invece è il luogo dove vivono i grandi ideali. Ascoltarla significa confrontarsi con l’innata tendenza al vero, al bene, al bello che sta nel fondo di tutti gli uomini. E’ un processo delicato, che ciascuno deve fare in prima persona, ma non necessariamente da solo. Infatti, anche se può sembrare paradossale, spesso ascoltare la coscienza significa ascoltare la voce di un altro, che meglio incarna ed esprime quelle esigenze di verità e giustizia. Tanto per fare un esempio, la voce del Papa. Che, tra l’altro, sta a Roma, mica a Madrid o Bruxelles.
Non so voi, ma io non avevo idea di chi fosse Feyles. Sono andata a cercare; e il risultato è piuttosto interessante.
Evito di commentare le sue parole sulla Spagna perché mi sembra superfluo. Sulle radici cristiane abbiamo già detto.
Funambolico il ragionamento sul Papa: prima di agire a livello politico, dice Feyles, bisogna ascoltare la coscienza – luogo dei grandi ideali – che tende al vero; la coscienza è fatta di ascolto: e sapete di chi? Di chi?
Quanto all’importanza dell’Europa: “non per forza dobbiamo stare a sentirla” riguarda forse quanto ha stabilito (o meglio confermato per l’ennesima volta) la Corte di Giustizia Europea sulla sorte di Rete 4? Insomma, se l’Europa ci dice quanto siamo bravi va bene; se ti toglie la poltrona da sotto al culo va decisamente meno bene, vero Feyles (forse è anche il nome ad infastidirlo: Europa, brutti ricordi...)? Non è da gentiluomo, però, questa doppiezza fondata sui propri meschini interessi (ma forse sbaglio, è nel nostro interesse mantenere un canale tanto inutile e mediocre, è per il nostro bene).
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