venerdì 21 marzo 2008

Spitzer for President


Marco Travaglio
Il governatore democratico di New York, Eliot Spitzer, già procuratore anticorruzione, eletto nel 2006 col 70% dei voti, si è dimesso perché il suo nome è finito in un’indagine dell’Fbi su un giro di squillo d’alto bordo, rivelata in anteprima dal New York Times. Spitzer - celebre per le sue campagne contro la prostituzione - non è imputato né accusato di alcun reato, ma l’Fbi sta verificando se non possa essere incriminato per “structuring”, cioè per aver tentato di schermare l’origine dei fondi usati per saldare i conti del “club”; e per violazione della legge Mann del 1910, che proibisce “il trasporto di donne da uno stato all’altro per scopi immorali” (il governatore incontrò in un albergo di Washington una prostituta proveniente da New York).

Insomma, bazzecole. Tutto nasce dalle denunce di alcune banche all’Internal Revenue Service (l’Agenzia delle entrate) a proposito di pagamenti sospetti riconducibili a Spitzer. Paventando una storia di tangenti, l’Irs si rivolge all’Fbi, che investe il ministero della Giustizia e ottiene il permesso di intercettare telefoni e caselle e-mail dei protagonisti della sexy-agenzia. Le intercettazioni, con tutti i particolari dell’incontro fra il “cliente n.9” e la bella Kristen, finiscono in un affidavit di 47 pagine degli agenti dell’Fbi ai procuratori di New York Sud. E di lì sul New York Times - che rivela di aver avuto la notizia da “tutori della legge che han parlato a patto di restare anonimi” – e sui siti web (http://tinyurl.com/2ul3uy). Anziché pendersela con chi ha diffuso la notizia, il governatore ammette che è tutto vero e parla di “questione privata”. Ma il NYT gli dà dell’”arrogante” perché ha “tradito la famiglia e i concittadini”. Lui chiede scusa a tutti. E toglie il disturbo.

Immaginiamo un caso analogo in Italia. Il politico in questione strilla in Parlamento contro la “giustizia politicizzata” e la “fuga di notizie a orologeria”, ma promette che “resterò al mio posto perché non ho commesso reati, non sono indagato e comunque ho avuto il 70% dei voti”. Solidarietà bipartisan da destra, centro e sinistra. Il capo dello Stato, i presidenti delle Camere, il vicepresidente del Csm e il Garante della privacy deplorano “la gogna mediatica”, invocano il “segreto istruttorio”, auspicano “la fine dello scontro politica-giustizia” e sollecitano “una legge sulle intercettazioni”. Il ministro della Giustizia sguinzaglia gli ispettori in Procura, mentre gli investigatori vengono trasferiti in Sardegna. Bruno Vespa allestisce uno speciale “Porta a Porta” dal titolo: “Come Tortora e Anna Falchi”, ospite Andreotti. I quotidiani pubblicano editoriali di fuoco, tutti con lo stesso titolo: “Chi paga?”. Galli della Loggia, Panebianco e Ferrara osservano che “queste cose in America non potrebbero mai accadere”. Berlusconi e Veltroni, con una dichiarazione congiunta, riaprono la Bicamerale per “una moratoria sulle intercettazioni, aldilà degli steccati ideologici, come nelle grandi democrazie liberali”. Il cardinal Ruini, in onore del politico intercettato, organizza un’edizione straordinaria del Family Day.
(L'Espresso, 21 marzo 2008)

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