lunedì 12 maggio 2008

Più anni ma non per tutti.

Negli ultimi venti anni l’aspettativa di vita è cresciuta decisamente. Un fatto assodato, ormai quasi un luogo comune. E proprio l’Italia risulta tra i paesi dell’Unione Europea quello dove gli over 65 hanno una aspettativa di vita in salute più lunga. Valori, oltretutto destinati a crescere nel tempo con le proiezioni comunitarie che stimano che nel 2050 ben 35 cittadini italiani su cento saranno anziani. Ma è così per tutti? Stando alle più recenti ricerche il discorso varrebbe solo per i più privilegiati, le persone di status socioeconomico e culturale medio-alto. Per gli altri l’aspettativa di vita sarebbe in calo. Negli Stati Uniti per esempio negli ultimi decenni tra il 1960 e il 2000 l’aspettativa di vita media è cresciuta di sette anni per gli uomini e di sei anni per le donne. Ma in parallelo esistono grosse disparità definite da provenienza etnica, reddito, provenienza, classe sociale, istruzione. In più esistono evidenze che disparità in merito a salute e mortalità stanno persino aumentando, sia in termini relativi sia assoluti. Uno studio pubblicato su Plos Medicine entra nel dettaglio, con risultati sorprendenti.

Le disuguaglianze incidono sulla salute

Sebbene il dato sull’aumentata aspettativa di vita sia ormai assodato, premettono i ricercatori, mancano, invece, informazioni sulla distribuzione delle eventuali disparità nelle diverse contee statunitensi. Per verificarlo i ricercatori hanno dato uno sguardo a singole contee, cioè le più piccole unità geografiche per le quali i dati sulla mortalità siano raccolti negli Stati Uniti. In questo modo è stato possibile mettere a confronto piccoli sottogruppi di persone che condividevano la stessa struttura amministrativa.
Le contee prese in esame sono state 3141 in un periodo compreso tra il 1961 e il 1999, l’ultimo anno per il quale fossero disponibili dati completi rilasciati dal National Center for Health Statistics. Ebbene, osservano gli autori, sebbene l’aspettativa di vita sia mediamente aumentata dal 1961, negli anni ’80 si è assistito a un progressivo declino per il 4% degli uomini e il 19% delle donne.

Un dato preoccupante, osserva il responsabile della ricerca, che il paese più sano del mondo e con la più alta spesa sanitaria, abbia zone in cui la salute va peggiorando. Le zone dove questo succede sono il Texas, il Sudest o quelle lungo le rive del Mississipi, mentre l’aspettativa di vita aumenta nel Nordest e lungo la costa Pacifica. I ricercatori hanno quindi messo a confronto le contee con la più bassa aspettativa di vita e quelle con la più alta. La disparità tra questi gruppi è salita a 11 anni per gli uomini nel 1999 dai 9 del 1983, e a 7,5 anni da 6,7 per le donne. Lo studio dimostra come dopo il 1983 l’aspettativa di vita sia cresciuta insieme alla ricchezza, ma anche l’etnia può essere un fattore.

Nel periodo compreso tra il 1963 e il 1981 nessuna contea ha avuto un significativo declino nell’aspettativa di vita e la riduzione delle malattie cardiovascolari ha portato a un complessivo aumento della durata della vita per entrambi i sessi. Il declino dell’aspettativa di vita in certe contee è avvenuto dopo il 1983. E non è un caso, osservano gli autori, che la mortalità cardiovascolare si sia assestata e che si sia verificato un aumento contemporaneo di malattie come il tumore al polmone e il diabete nelle donne, nonché dell’infezione da Hiv e della morte violenta tra gli uomini. E le cose commenta il responsabile della ricerca potrebbero essere peggiorate dopo il 1999 in particolare per le donne, visto il trend in corso per ipertensione e obesità.

Insomma chi sta peggio sta sempre peggio, chi sta meglio sta sempre meglio. E se è davvero così, qualcosa evidentemente non funziona.

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