Come sempre Malvino arriva dritto dritto alla contraddizione clericale:
“non si capisce se, per l’introduzione della Ru486 nel prontuario farmacologico nazionale, ora si debba temere che molte donne moriranno in preda ad indicibili sofferenze, in paurosi laghi di sangue, sole, disperate, nel cesso di casa, o se il rischio sia piuttosto quello di semplificare troppo l’aborto, riducendolo a qualcosa di troppo simile alla contraccezione orale, levandogli quel tanto di cruento che possa funzionare da estrema dissuasione, prima, sennò da anticipo di espiazione, con ciò banalizzandolo a pratica eticamente irrilevante.”
“Ci è chiaro che la Chiesa è assolutamente contraria all’aborto, sempre, senza eccezione. Non ci è del tutto chiaro, invece, se la Chiesa sia contraria all’aborto farmacologico perché troppo più pericoloso per la donna rispetto a quello chirurgico, o perché troppo meno pericoloso. I due argomenti ci vengono offerti insieme, costantemente.”
(Malvino)