martedì 16 dicembre 2008

La sterlina affonda

Guido Santevecchi
Il diagramma, se rappresentasse la pressione di un paziente, sarebbe il sintomo di un collasso: la sterlina continua a scendere; ieri il cambio ufficiale sull'euro ha toccato il punto più basso a 1,1084. Vale a dire che un euro valeva più di 90 pence e le due monete marciano verso la parità. In un anno la valuta britannica ha perso il 22% su quella dell'Unione e nessuno sogna più il rapporto di forza del maggio 2000, quando il cambio era a 1,74.
Ma fin qui si ragiona in termini di tasso ufficiale. Poi c'è la realtà della strada: se si va su Oxford Street a Londra, le tabelle di conversione rivelano che la sterlina è ancora più giù, che è scesa addirittura sotto l'euro. Si passa sotto il vetro dell'impiegato una banconota da 20 pounds e si ricevono 18 euro e pochi centesimi. Effetto del ribasso e della commissione. A Liverpool e Birmingham, Travelex l'altra sera cambiava 200 sterline con 197 euro e 13 centesimi. Uno choc per molti inglesi.
"Niente è più deprimente che dare un pacchetto di banconote all'aeroporto prima di un viaggio e ricevere indietro una mazzetta più sottile", ha scritto nelle pagine di economia il Times in un linguaggio forse poco elevato ma sicuramente efficace. E nel declino c'è molto di psicologico.
I giornali avvertono i lettori che in queste condizioni "un weekend a Parigi può vuotarvi le tasche". Seguono tabelle: una cena per due l'anno scorso a Parigi sarebbe costata in un bel bistrot 80 euro, vale a dire 58 sterline. Oggi servono 73 sterline.
Una birra in un bar spagnolo è passata da 2,19 a 2,71 sterline (brutto affare, perché gli inglesi sono convinti che in Spagna faccia caldo anche in inverno e ingurgitano quantità industriali di cerveza). C'è anche un esempio italiano: due biglietti per vedere il Milan a San Siro da 102 sterline a 126.
Gli analisti prevedono che la Bank of England taglierà ancora il costo del denaro che ora è al 2% e la sterlina sarà spinta alla parità ufficiale. I commentatori hanno ripreso a discutere sull'opportunità di entrare nell'euro. Il presidente della Commissione Barroso dice di averne discusso con qualche ministro di Londra. Il governo ha smentito. Il leader conservatore David Cameron accusa Gordon Brown di aver causato il tracollo con la sua politica di spesa e indebitamento che ieri ha definito "Italian style".
Ma il paragone italiano, oltre che sberleffo politico, è anche uno spettro che si chiama "sorpasso ". Per effetto della recessione e del crollo della sterlina l'Italia, secondo il Centre for Economics and Business Research, misurata in base al Pil ora è dietro solo del 6% rispetto al Regno Unito. E l'anno prossimo in base alle proiezioni la supererà di nuovo, come negli Anni 80 di Bettino Craxi.
(il Corriere della Sera)

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