venerdì 11 aprile 2008

Scontro di poteri in vista


Il grigio «fair play» che aveva segnato le prime settimane della campagna elettorale è solo un ricordo, spazzato via dagli scambi di contumelie che segnano la vigilia del voto. Così Berlusconi, per Veltroni, è tornato a essere un tipo poco leale alla Repubblica e di fatto un pericolo per la democrazia, insieme al suo alleato Bossi.

E Veltroni, per Berlusconi, non è più il partner affidabile di qualche mese fa, in funzione anti-Prodi: oggi è solo il «sor Bugia», nonché l'erede del partito comunista. Era prevedibile. I toni civili non reggono nemmeno in democrazie dove il bipolarismo ha tradizioni migliori delle nostre. Finché, per convenienza, si riteneva che la sobrietà fosse la migliore strada verso il successo, abbiamo avuto una campagna quasi noiosa. Quando poi si è visto che l'aggressività rende di più, specie sul finire della contesa, siamo tornati alle vecchie abitudini.

Berlusconi sta giocando le sue carte con assoluta spregiudicatezza. E per la terza volta in pochi giorni ha tirato in causa il Quirinale. Nella sua ottica, l'ipotesi di favorire presto o tardi le dimissioni di Giorgio Napolitano non è solo «un'ipotesi di scuola». Al contrario, è una forma di pressione che va presa molto sul serio e che lascia presagire un confronto piuttosto duro fra i due palazzi della Roma politica. Ammesso, s'intende, che il Pdl vinca le elezioni nei due rami del Parlamento.

Si possono fare due osservazioni su questa strategia berlusconiana. La prima è che il leader del Popolo della libertà disconosce in modo esplicito la funzione di garanzia "super partes" incarnata dal presidente della Repubblica. Insistere nel ricordare che Napolitano è stato eletto da una sola parte politica, senza i voti del centro-destra, equivale a considerare il Quirinale alla stregua di una qualsiasi carica lottizzata. Con ciò negando in radice la funzione della presidenza così come è descritta nella Costituzione.

E in effetti l'idea di proporre una sorta di baratto fra il Quirinale e la presidenza del Senato non ha precedenti e suona offensiva verso le istituzioni.
La seconda osservazione riguarda la prospettiva berlusconiana. Cosa vuole ottenere, l'ex premier? Al di là del rispetto personale verso Napolitano, ribadito più volte in modo persino sospetto, si capisce che il prossimo governo Berlusconi - se e quando nascerà - non intende farsi condizionare dal Capo dello Stato. Stiamo assistendo ai primi segnali di un'insofferenza che potrebbe presto tradursi in uno scontro di potere. O almeno in una guerra di nervi dalle conseguenze imprevedibili.

Tanto più la maggioranza del centro-destra sarà vasta e compatta, tanto più Berlusconi si sentirà autorizzato a non riconoscere il ruolo di "garante" del Colle. È già accaduto con Scalfaro. Ed è accaduto in momenti cruciali con Ciampi (ricordate la legge Gasparri?). Potrà avvenire di nuovo.

(Il punto di Stefano Folli. www.ilsole24ore.com)

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