venerdì 2 gennaio 2009

Mi appello all'auspicio di un monito


"[..]Sta di fatto che quando si diventa presidenti della Repubblica si assume quasi coattivamente una tendenza irrevertibile al luogo comune, al nulla che mette tutti d’accordo, e vai con l’appello, l’auspicio e il monito, il tutto pieno di buoni e generici sentimenti in una grande notte in cui tutti i gatti sono bigi.
Così a sentire ieri sera il buon Napolitano - e che Dio ce lo conservi, per carità - non sembrava neppure di vivere in un paese per un terzo controllato dalla criminalità organizzata, ottuso dal sonno dei valori civili, rotolante verso il basso in tutte le classifiche di innovazione, di trasparenza, di modernità. Un paese sempre più periferico e incapace di reagire al proprio declino, inebetito da un governo di affabulatori mediatici e senza un’opposizione decente dall’altra parte.
Non a caso, nel palazzo della politica il discorso di Napolitano è piaciuto così tanto a tutti, a Berlusconi e ad Epifani, a Calderoli e a Rotondi, a Veltroni e a Gasparri, a Bersani e a Cicchitto. Condividono tutti, condividono tutto.
Succede, quando non si dice niente."
(Alessandro Gilioli)

3 commenti:

ribaldo ha detto...

oooh!
finalmente qualcuno ha detto che il re è nudo!!

quando c'era Leone mia mamma finiva sempre col dire
"A l'a parlà tan bin!" (trad.:ha proprio parlato bene!)
Questo mi sa che neanche quello sa fare tanto bene...

Anonimo ha detto...

male male non è... e poi anche la carica non aiuta a "sbottonarsi" troppo.

Cmq è un periodaccio, si barcamena pure lui.

ribaldo ha detto...

Scusa, ma vengo da una famiglia di azionisti...e preferivo Ciampi!
Questo signore anche nei tempi addietro non mi ha mai convinto...

Va da sè che in quelle elezioni presidenziali c'era ben poco da scegliere!