lunedì 6 ottobre 2008

Euribor

E-u-ri-bor, E-u-ri-bor. Se nascesse di nuovo in questi tempi grami, Ludwig van Beethoven potrebbe riscrivere sol-sol-sol-mi, le prime quattro note della V sinfonia in do minore, usando l’acronimo più noto e minaccioso della crisi finanziaria. Il destino che bussa alla porta, per chi ancora deve pagarsi la casa, si chiama Euro inter bank offered rate, tasso interbancario di offerta in euro. Il dizionario del “Sole 24 Ore” ci spiega che è il prezzo al quale i depositi vengono scambiati tra le banche primarie, calcolato ogni giorno come media delle transazioni quotidiane. Quello mensile è salito al 5,2 per cento, il livello maggiore degli ultimi quattro anni e ha fatto scattare l’allarme. Non è una quota altissima in assoluto, tuttavia è superiore al tasso di sconto (cioè il prezzo pagato alla banca centrale, il 4,25 per cento in Eurolandia ), e all’inflazione (3,8 per cento l’ultimo dato italiano). Il costo medio dei mutui sale di oltre 60 euro al mese, con un incremento di 60 centesimi in tre settimane. Diventa un’emergenza politica, tanto da dominare sabato il convegno della Confindustria a Capri. Perché?

La crisi spinge le banche a prestarsi denaro a prezzi più elevati. Quando i tempi erano tranquilli si facevano pagare al massimo mezzo punto oltre il tasso di interesse. Ma adesso? Le autorità sostengono che c’è abbastanza liquidità nel sistema, però in caso di emergenza, non tutte le banche hanno capitale sufficiente a sopravvivere. Come abbiamo visto in America e stiamo vedendo in Europa. I banchieri non si fidano l’uno dell’altro. E noi dovremmo fidarci dei banchieri? Il comune correntista che deposita il proprio stipendio ha l’impressione che i quattrini guadagnati con il sudore della fronte siano custoditi gelosamente in caveau superprotetti come nel casinò di Ocean’s eleven. Non è così: solo una piccola quota resta in cassa, il resto vien fatto girare da una parte all’altra; è il fluido che scorre nelle vene del sistema economico. Quando la banca ha bisogno di quattrini si indebita a sua volta, o a brevissimo termine, o a scadenze più lunghe. Il senso economico sta tutto nella differenza tra i tassi di interesse pagati e quelli intascati. In tempi di quiete sono pochi centesimi, ma durante le turbolenze salgono a oltre un punto. Se dalla sfiducia si arrivasse al panico, il limite teorico andrebbe all’infinito.
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(Il Foglio)

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