giovedì 28 febbraio 2008

La pazza idea delle scuole divise per tribù


Gian Antonio Stella

La commissione per la Promozione della Virtù saudita è arrivata a suggerire il bando, tra le lettere latine, della «X»: somiglia a una croce. Un problema, se ci arrivassimo: come scrivi taxi, extra, xilografia, export o marxista?
E poi, come la insegni a un bambino, senza questa «X», la moltiplicazione «2 X 2»? La domanda è meno surreale di quanto appaia. E sorge davanti a una curiosa tesi lanciata da un editoriale di Avvenire. Secondo il quale lo Stato dovrebbe «garantire che i genitori di sinistra possano mandare i figli in scuole di sinistra, quelli liberali in scuole liberali, quelli cattolici in scuole di ispirazione cattolica». Principio che automaticamente dovrebbe essere esteso, salvo forzature costituzionali, ad islamici e buddisti, geovisti e «scientologisti », induisti e animisti e cultori del wudu. Secondo Giacomo Samek Lodovici, infatti, è in ballo «un valore non negoziabile come la libertà di educazione ». E «poiché la trasmissione culturale dovrebbe essere trasmissione della verità, la scuola dovrebbe trasmettere principalmente (non esclusivamente) la verità. Cioè quelle tesi e quei valori che essa e i genitori che l'hanno scelta considerano vere».

Un papà e una mamma sono di sinistra? Hanno diritto a una scuola di sinistra. Sono di destra? Scuola di destra. Certo, c'è un problemino: «quale» sinistra? Quella bertinottiana o pecoraroscania, veltroniana o pannelliana, dilibertiana o turigliattiana? Mica facile, trovare la scuola giusta. E «quale» destra? Berlusconiana o finiana, buttiglionesca o mussoliniana, rotondiana o santanchesca? Quanta dose di simpatie trotzkiste può essere tollerabile per un bravo genitore post-diessino? Quanti fez e gagliardetti e busti del Capoccione possono essere accettati sopra l'armadio in classe da un bravo genitore liberale? E può essere davvero democratica una scuola non perfettamente aderente alle specifiche «verità » di Franco Giordano e Marco Ferrando, Salvatore Cannavò e Livio Maitan, Francesco Caruso e Luca Casarini? Immaginiamo già il primo incontro dei genitori-insegnanti: «Scusi, professore, ma lei non è in linea con la mia verità». Certo, per venti, trenta o quaranta milioni di precari sarebbe un'occasione unica. Potrebbero smettere d'invocare sempre più allievi disabili, veri, semi-veri e smaccatamente falsi per allargare il numero degli insegnanti di sostegno, che in Sicilia sono arrivati ad essere quasi il 18% del corpo docente, per spartirsi ciascuno una fettina di questo nuovo mercato.

La scuola personalizzata. Su misura. Taglia 42 o taglia 58 drop sei a seconda di ciò che scelgono i papà e le mamme. E arriverebbe a compimento il percorso di un Paese dov'è ormai impossibile trovare un accordo anche sulla condivisione del punto e virgola. E dove finalmente, rinunciato una volta per tutte all'idea di una storia comune, ognuno potrebbe raccontarsi la «sua». Anzi, c'è chi dirà che non occorre neppure fare dei libri nuovi. Ci sono già. Siete genitori di sinistra? Ne «L'età contemporanea» di Ortoleva- Rivelli, i vostri figlioli possono leggere che la figura di Stalin «appariva rassicurante nella sua immensa autorità e nella sua salda permanenza al potere. Il timore da essa ispirato poteva quasi essere sentito positivamente, come il rispetto dovuto ad un'autorità dura ma giusta». Oppure, sul «Dizionario giuridico italiano- inglese» di Francesco De Franchis, che dopo il trionfo elettorale nel 2001 «il nuovo governo Berlusconi si presenta come una compagine all'altezza dei propositi, dal decreto salvaladri al condono edilizio, dal vecchio regime dei lavori pubblici alla virtuale abolizione del Secit: un free for all degno di Somoza». Per non parlare della differenza tra i lager nazisti e i gulag sovietici, spiegata negli «Elementi di Storia» di Camera- Fabietti, dove i primi furono la conseguenza «logica e necessaria» di un regime fondato «sulla sopraffazione e l'eliminazione delle "razze inferiori" », mentre l'«ignominia» dei secondi non va imputata al comunismo che «esprimeva l'esigenza di uguaglianza come premessa di libertà » ma al «tentativo utopico» di tradurre immediatamente «questo sacrosanto ideale» in atto o peggio ancora alla «conversione di Stalin al tradizionale imperialismo».

Quanto ai genitori di destra, stiano tranquilli anche loro. Basterà dare più spazio a manuali come «I nuovi sentieri della Storia» di Federica Bellesini. Dove la differenza tra destra e sinistra storica viene ricostruita così: «Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari terrieri. Essi facevano politica al solo scopo di servire lo Stato e non per elevarsi socialmente o arricchirsi» mentre quelli della Sinistra, «erano professionisti, imprenditori e avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta sacrificando perfino il bene della nazione ai propri interessi».

Troppo soft? Si può allargare a tutta la penisola la scelta fatta dalla professoressa Angela Pellicciari del romano «Lucrezio Caro» che ai suoi liceali, con il «Manifesto» di Marx e il Concordato, ha fatto adottare «Le conversazioni segrete» di Adolf Hitler, con commossa prefazione del neonazista Franco Freda: «Dinanzi alle parole e ai detti memorabili dei Capi e dei Maestri i semplici devoti devono stare in raccoglimento e osservare il silenzio». E perché non recuperare i buoni vecchi sussidiari di una volta? Lì sì che i bambini imparavano la meccanica! «Il passo romano è un esempio di moto uniforme». E pure la poesia: «Tu levi la piccola mano / con viso di luce irradiato / Tu sei quel bambino italiano, / che il Duce a cavallo, ha incontrato... ». «E noi?», diranno i genitori leghisti. Ma certo, avanti le scuole padane. Con libri come «La storia della Lombardia a fumetti » distribuita dalla Regione. Dove c'era sì qualche sventurato strafalcione («Verso il 3000 dopo Cristo la civiltà camuna era piuttosto evoluta... ») ma in compenso i rampolli celtici potevano leggere una nuova ricostruzione del Risorgimento: «alcune manovre e piccoli intrighi, certi eroismi e strani trattati avevano portato la penisola italiana a essere un unico regno...» O manuali come «Noi veneti » che, voluto e finanziato dalla Regione guidata da Galan, non aveva una riga su pittori come Giorgione o Tintoretto, Tiziano o Canaletto né su musicisti come Vivaldi o Albinoni o scrittori come Pietro Bembo o Ruzante, ma regalava una poesia di Catullo tradotta dal latino in dialetto: «Cossa de mejo gh'è del riposarse / infin, dal peso e dal strassinamento... ».

E poi spazio, ovvio, alle scuole musulmane. Dove i genitori, in nome della «loro» verità potrebbero chiedere lo stesso sussidiario su cui studiò Magdi Allam («L'imperialismo internazionale ha conficcato il cancro dell'entità sionista nel cuore del mondo arabo per ostacolare la nascita della Nazione araba accomunata dall'unità del sangue, della lingua, della storia, della geografia, della religione e del destino») o i manuali dei ragazzini palestinesi dove, come ha scritto Ernesto Galli della Loggia, su 28 carte geografiche non ce n'è una con Israele e puoi trovare ammonimenti come questo: «I vostri nemici cercano la vita, voi cercate la morte ». E poi ancora scuole cattoliche senza Darwin e i neo-darwiniani e magari, come sognava il ministro della cultura dei gemelli Kaczynski in Polonia, senza Kafka, Dostoevskij e Goethe. E poi ancora scuole luterane e scuole valdesi e scuole anglicane e scuole di ogni genere su misura della «verità» scelta dai genitori. Tra i quali avranno soddisfazione, si spera, anche i comunisti coreani che potranno finalmente allevare i figlioli nel culto dell'«Adorato Kim Jong-il», che nei libri di testo sale in cima al monte Yongnam e declama celeste: «Corea, ti farò brillare!»
(Il Corriere della Sera)

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