lunedì 9 febbraio 2009

Sul Concordato

di Filippo Ceccarelli
Gli anniversari ballano, gli anniversari scherzano e quindi a volte finiscono precisamente per cadere, certi anniversari, nel momento della verità. Dopodomani 11 febbraio il Concordato compie dunque 80 anni.

Ma non è mai apparso così malridotto. Nulla probabilmente cambierà nella rappresentazione della ricorrenza: dicasteri vaticani imbandierati, soporifere cerimonie e dotte articolesse commemorative, bisbigli, tartine e cordiale ipocrisia al ricevimento nella Palazzina Borromeo, sede dell´ambasciata italiana presso la Santa Sede, là dove ogni anno porpore e grisaglie si ritrovano a celebrare, insieme all´antica sapienza del potere, le risorse dello stile diplomatico che vela e camuffa gli eventi, le fatiche, le magagne, le inimicizie.

Ma chi abbia un filo di onestà non può stavolta, nei giorni di Eluana, far finta che tra Cesare e Dio, o per lo meno fra i loro pretesi rappresentanti, le cose filino proprio lisce. Mai come oggi il Vaticano è parte in causa, perciò si scopre, attacca, ripiega, cerca alleati; mai come adesso l´Italia sembra così compiutamente immersa in una turbinosa realtà post-lateranense. Ma quali stati "indipendenti e autonomi"! Non solo sbiadiscono le istantanee di Mussolini e Craxi, la firma antica del 1929 e quella ormai pure remota del 1984, ma di colpo suonano vuote anche espressioni come "laicismo" o "interferenze".

L´altro giorno il giornale dei vescovi parlava di "assassinio" e davanti alla chiesa di Gesù operaio hanno fatto scoppiare una bomba carta: cosa si vuole di più per riflettere sulle condizioni del Concordato? Sconcordato, piuttosto: un patto rotto, un accordo in evidente stato di confusione, un attrezzo inservibile, nel migliore dei casi un simulacro. Non lo si dice qui per polemica, al modo dei radicali.

Sono i fatti degli ultimi anni che parlano da soli, e danno la misura dello strappo, degli strappi: fecondazione assistita, istruzione privata, astensionismi, vittimismi, aborto, unioni civili, pressioni, anatemi. Il contenzioso si allarga mese dopo mese, c´è sempre chi ci marcia e lo estende all´Ici, alle moschee, o all´immigrazione e a persino a una sorta di franchigia ecclesiale nella legge sulle intercettazioni telefoniche.

Le sacre immagini sugli stendardi e i torpedoni al Family day, il Pontefice impedito di entrare all´università, i politici in preghiera e in passerella a piazza San Pietro, l´evocazione di "diavoloni frocioni" a piazza Navona... E baci berlusconiani all´anello pontificio, genuflessioni, commistioni di ruoli: l´altro giorno nella cappella Sistina, per un concerto in onore del fratello del Papa, c´era Gianni Letta - e vai a sapere se stava lì, e poi pure in foto sull´Osservatore romano, come sottosegretario alla presidenza o come Gentiluomo di Sua Santità. Si sono smarriti i confini, ma questo complica le cose.

Il sindaco di Roma invoca la benedizione papale sugli atti del Comune; il Cardinale Segretario di Stato celebra all´interno della Camera una messa "d´inizio legislatura"; la Binetti arruola il Signore nei risultati d´aula. E allora dal balcone di Montecitorio si sventola per polemica la bandiera vaticana; al concertone del primo maggio si prende di mira il Papa; al Gay Pride si oltraggiano i sacramenti. Così va, ritorsione dopo ritorsione.

E allora ecco Ratzinger nel video di Storace, poi sulle bandiere di Borghezio, "saremo le guardie svizzere del Pd" promettono i teo-dem, e "Il Vaticano tifa Pera" recita, testualmente, un titolo de Il Tempo, giornale tutt´altro che laicista. No, davvero non si invidiano i potenti italiani e i dignitari pontifici che nel bel mezzo della storia angosciosissima di Eluana e dell´aspro conflitto che ne deriva s´incontreranno sotto la loggia del Sansovino per poi sedersi sulle poltroncine di raso rosso e spalliera dorata, come se nulla fosse.

Come se davvero al giorno d´oggi bastasse un Concordato inserito a sorpresa da Togliatti nella Costituzione e trionfalisticamente revisionato 25 anni orsono da una partitocrazia già ansimante, per rimettere a posto le cose: là dove il vuoto ideologico sembra già colmato da un pieno di generici e sospetti "Valori" che ognuno, oltretutto, si tira spudoratamente dalla propria parte.

Eh no, stavolta è diverso, stavolta non mancano spunti per una quantità e varietà di conflitti. Codice da Vinci, crocifisso nelle aule, presepi identitari e creativi, ora di religione, scritte sui muri, filmati sui preti pedofili, commemorazione degli zuavi, rane crocifisse. Non c´è vicenda che non implichi un disagio, una frizione, un cortocircuito fra Stato e Chiesa.

In provincia hanno ricominciato a litigare sulle ore in cui sciogliere le campane; la Littizzetto disturba oltre il Portone di bronzo; le nomine Rai debbono tenere presente i gusti dei tele-prelati; si torna a parlare dei peccati e pure del diavolo; sembra uno scherzo onomastico, una trovata felliniana per far colpo sugli stranieri, ma adesso c´è perfino il segretario della Cei che di cognome fa Crociata: monsignor Crociata, sul serio.
Serve a nulla rimpiangere la Dc, che per quasi mezzo secolo ha fatto da cuscinetto alle richieste vaticane.

Al corto di idee e di progetti il centrodestra indossa i paramenti, si attacca alla mantella del Papa; mentre fin troppe volte il centrosinistra è paralizzato, subalterno, confuso. Tanti anni fa, per indicare un´auspicabile distanza, Giovanni Spadolini lanciò l´immagine del "Tevere più largo". Oggi non è nemmeno più stretto. Sembra un fiume in piena, grigio, gonfio e anche un po´ pauroso - come quello che s´è visto a Roma nel novembre scorso.
(La Repubblica)

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