venerdì 14 novembre 2008

Strategia della tensione

Evidentemente l’assalto alla scuola Diaz di Genova lo hanno programmato -con false prove e eccessi di violenza- solo i “pesci piccoli” della Polizia di Stato, all’insaputa dei loro dirigenti. La sentenza di ieri è la peggiore che si potesse concepire. Meglio sarebbe stato negare l’evidenza, sostenendo che in effetti la scuola era stata trasformata in un pericoloso bivacco terroristico e dunque l’assalto era necessario. Piuttosto che scaricare all’italiana, sui funzionari subalterni, l’onta di un intervento costruito con la manipolazione e la provocazione.
Temo le conseguenze del verdetto genovese sulle prossime manifestazioni di piazza, a cominciare dal corteo studentesco di oggi a Roma. Con il moltiplicarsi delle azioni avanguardistiche, un po’ dannunziane, dei militanti di destra (una presenza diffusa su cui voglio approfondire la riflessione) a riscaldare ulteriormente gli animi: una settimana fa alla Rai, ieri alla Cgil, e poi a sorpresa un po’ in tutta Italia.
Vedo riproporsi l’idea di una forza pubblica strumento politico del governo, con l’immunità garantita ai suoi vertici perchè possano lanciare il sasso e ritirare la mano. Viene punito un funzionario di primo livello come il prefetto di Roma, Carlo Mosca, il quale ha “salvato” l’Italia da una procedura d’infrazione comunitaria eccependo -Costituzione alla mano- sull’opportunità di raccogliere le impronte digitali dei bambini rom. Lui ha disobbedito, fuori dai piedi (lo accompagni per quel che vale il nostro plauso riconoscente). Ma gli architetti dell’intrigo genovese del 2001 invece se la cavano scaricando le colpe sui loro sottoposti. Crescerà la sfiducia dei manifestanti nelle forze dell’ordine, con il timore di esserne provocati e attirati in tranelli (vedi il ring di piazza Navona). E a loro volta i dirigenti della Polizia saranno portati ad assecondare più ancora di prima gli eccessi di spregiudicatezza del potere politico. La piazza in Italia torna ad essere un epicentro di tensioni pericolose.
Prepariamoci.
(Gad Lerner )


La storia si ripete, ma mai uguale:vedete qui.

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