venerdì 22 agosto 2008

Froci al Corriere

Due articoli del Corriere che raccontano la morte di altrettanti omosessuali in circostanze diversissime.

L'ipocrisia è la stessa.

Nel primo articolo si parla dello steward morto nel disastro spagnolo; manca solo la beatificazione. Il giornalista, però, non fa notare che il tipo defunto per farsi una vita degna di questo nome è dovuto fuggire dall'Italia e dalla "sua" Sicilia (Sapete, no? La storia dei Dico, dei Pacs cose ormai cadute nel dimenticatoio).

La cattiva coscienza italiana
qui viene smascherata.

A proposito dell'architetto romano che "se l'è andata a cercare", sempre Ivan Scalfarotto ha scritto il seguente commento alla notizia:

Giornalismo che vorremmo vedere bandito da un paese civile. Il cumulo di pregiudizi, ignoranza e arretratezza mentale che contiene la notizia dal Corriere della Sera dell'omicidio di un architetto - probabilmente gay - a Roma, è il classico esempio di come l'omofobia trovi sempre terreno fertile in Italia e di come la stampa - in modo del tutto simile alla politica - si sia ormai completamente abbandonata ad una mentalità bigotta degna dei peggiori anni cinquanta. In una ventina di righe si trova tutto un bazar di luoghi comuni dell'omofobia che definire ributtanti è assolutamente un complimento.

Vediamo. 1. Il morto a 59 anni aveva una badante. Attenzione: non una colf. Una badante. Se sei etero, hai 59 anni e una signora ti stira le camicie due volte a settimana hai una colf; se sei gay, hai invece chiaramente bisogno di una badante.

2. Nonostante la pozza di sangue e la profonda ferita al capo la tesi dell'omicidio è per il momento solo "prevalente": e già, dato che si è escluso che il morto fosse parente di Wile Coyote, le probabilità che si sia staccato un pezzo di roccia del Gran Canyon precipitando addosso all'architetto che stava in realtà tendendo un agguato a Beep Beep sono, secondo gli investigatori, abbastanza remote. Si cercano ancora tuttavia possibili tracce di frenata di struzzo sul pavimento del soggiorno.

3. Il morto non era semplicemente omosessuale era invece, "secondo indiscrezioni", un omosessuale. Uno di un'altra tribù. Peccato che non siano neri come i negri questi omosessuali, sennò si potrebbero puntare anche loro con il dito ("mamma, mamma oggi ho visto un omosessuale!") e non servirebbero tutte queste sottili indiscrezioni così difficili da reperire.

4. "Il delitto quindi potrebbe esser maturato negli ambienti gay": sì, come tutti i milioni di omicidi, stupri, violenze e schifezze di ogni genere che si consumano negli ambienti eterosessuali senza che nessuno pensi di far passare eventualmente il messaggio che se sei un uomo eterosessuale ed entri nella casa di una donna eterosessuale (o viceversa) prima o poi uno dei due finirà per ricevere - in qualche modo meritandosela: la prossima volta stai più attento a chi ricevi in casa - una coltellata.

5. Ovviamente, essendo gay, l'uomo viveva da solo e - ma il giornalista non lo dice, si limita a suggerirlo - faceva una vita di merda. Ah, e da poco aveva cominciato a fare l'editore. Eh sì, molto meglio l'editore che l'architetto che, si sa, poi i gay fanno molto bene nelle professioni creative. Vero, anche il cugino di una mia collega pare che sia gay e da poco si è trasferito a Londra e ora fa lo stilista. Davvero? Un cugino omosessuale? Ma che disgrazia per la famiglia! Pensa la povera mamma! Ma sì, non me lo dica... che poi magari il morto non era proprio un architetto, magari in realtà faceva l'arredatore, il che alla fin fine spiegherebbe tutto... Certo, però che tempi, signora mia...


Update:

Ho recuperato il pezzo di Repubblica sullo steward. Ecco come ha dato la notizia:

Era andato in vacanza con il suo migliore amico francese ed il figlio di tre anni di quest' ultimo. Doveva essere una settimana di relax assoluto. Invece Domenico Riso, 41 anni, nato ad Isola delle Femmine, un paese alle porte di Palermo e da 10 anni steward dell' Air France, è morto nell' incidente aereo di Madrid. Era l' unico italiano delle 153 vittime e con lui sono morti anche il suo amico, Pierrick ed il figlio di quest' ultimo, Ethan, di 3 anni. Era la sua «famiglia» francese; da alcuni anni infatti Domenico Riso viveva nel suo appartamento di Parigi assieme a Pierrick ed Ethan che amava come se fosse anche suo figlio fino al punto di allestirgli una stanzetta tutta sua che aveva riempito di giochi ed al quale dedicava gran parte del suo tempo libero.

(La Repubblica)


Da notare le agghiaccianti virgolette sul termine "famiglia" e l'insistere sulla faccenda dell' "amico".

Siamo in piena Controriforma.


0 commenti: