venerdì 4 aprile 2008
giovedì 3 aprile 2008
Decisioni mediche
In pratica, secondo il professore, il medico può decidere insindacabilmente "secondo scienza" se una donna debba o non debba portare avanti una gravidanza. Si consegna quindi al medico il potere assoluto di decidere in materia di maternità e contraccezione, sottraendo alla donna ogni diritto all'autodeterminazione e riducendone il ruolo a quello di contenitore riproduttivo privo di qualsiasi volontà.
Statisticamente parlando...
«Il mio punto di vista è semplice. Prima di tutto, a mio giudizio - ha aggiunto - esiste una dimensione che io considero più legata alla sviluppo ordinario di una persona, che è quella dell’amore e della sessualità che è più squisitamente eterosessuale perché la complementarità biologica, la complementarità con cui ognuno di noi raggiunge la pienezza della sua maturità ha questa come strada maestra. Questa è la naturalezza, se si vuole considerarla anche statisticamente parlando»
Ora io mi chiedo: il cilicio che la Sig.ra Binetti porta seco tra le immacolate(?) coscie, statisticamente parlando, è naturale?
mercoledì 2 aprile 2008
Anticipazioni
Il prossimo, imminente, libro di Magdi Cristiano Allam si intitolerà: "Grazie Gesù"
Ipse Dixit
"Io rispetto ogni scelta legittima e lecita della persona ma credo che nell'ambito di una struttura come l'esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità"
"Non va criminalizzato il soldato che frequenta case di piacere controllate, con ragazze maggiorenni. Frequentarle rientra nelle libere decisioni della persona"
"Episodi di nonnismo soft fanno parte della vita dell'esercito e sono tutto sommato educativi, non lasciano l'amaro in bocca"
Ma questo da dove esce???? qui la risposta di Ivan Scalfarotto (candidato PD, tra le molte altre cose gay)
Trovate qualcosa!!!
«Se vengo ancora intercettato ed escono registrazioni, lascio l'Italia»
Trovate qualcosa, un messaggino, una chiamata in pizzeria... qualunque cosa va bene!
Ballando sul Titanic
La sconfortante ammissione è quella del dott. Gary Kendall, ex tecnico della compagnia petrolifera Exxon, oggi consulente del WWF. Dice:
"Durante il 2008, l'umanità oltrepasserà il consumo di 1000 barili di petrolio al secondo. Più della metà è dedicato al trasporto di merci, servizi e persone. Stiamo, senza alcun dubbio, entrando nella fase finale dell'età petrolifera. Possiamo scegliere di affrontare il cambiamento, e orientarci verso un sistema energetico pulito, sicuro ed equo. Oppure possiamo tentare di ignorare la cosa, venirne sopraffatti, e soffrire le catastrofiche conseguenze della nostra collettiva letargia."
La seconda che ha detto, probabilmente. L'umanità non ha nessuna intenzione di abbandonare, o almeno ridimensionare, l'uso indiscriminato dei mezzi di trasporto. Se ne è accorto persino l'insospettabile Michael Bloomberg, sindaco di New York, che dopo aver promesso di incrementare i trasporti pubblici nella sua città ha scoperto che i newyorkesi sono attaccati alla loro auto al limite del masochismo. Ci sono 1,74 milioni di auto circolanti, e ogni giorno i cittadini preferiscono starsene ore in coda a soffrire, beccarsi multe e pagare salatissimi parking.
Afferma un collaboratore del sindaco: la maggior parte della gente che oggi guida, continuerà a guidare.
Temo che, nelle città, si finirà col gettare la spugna... altro che investire nei mezzi pubblici.
(Petrolio)
Strane elezioni senza battaglia
di Giovanni Sartori
In vita mia di elezioni in giro per il mondo ne ho viste parecchie, se non altro per dovere professionale (le studiavo). Eppure la campagna elettorale in corso non cessa di stupirmi: è sicuramente la più strana che io abbia mai visto. Di regola, nelle democrazie «normali» le elezioni sono il momento del combattimento, della guerra senza esclusione di colpi. Ma subito dopo la guerra finisce. Abbastanza spesso chi ha perso «concede» e si rallegra con il vincitore. Dopodiché il leader sconfitto non passa a gestire in Parlamento una «opposizione- rivincita» ma un’opposizione senza barricate che non subordina il bene del Paese al bene della sua parte.
In Italia abbiamo invece capovolto tutte queste regole. Dalla seconda metà degli anni 90 il rapporto tra governo e opposizione è sempre stato di guerra continua; dopodiché a Prodi subentra un Veltroni che combatte un’elezione quasi senza combatterla: nomina il meno possibile il suo principale avversario, non risponde o risponde debolmente (senza contrattaccare) ai suoi attacchi. Diciamo che questa è una strategia irenica (in greco irene è pace). È una strategia vincente? Per chi si trova a dover risalire una china di circa 7 punti percentuali di svantaggio direi proprio di no.
Non so chi abbia suggerito a Veltroni la strategia soft, morbida e in sottotono, che ha perseguito sinora. Forse è Veltroni stesso che l’ha ricavata dai sondaggi, e cioè dall’esistenza di un largo pubblico esasperato e stufo della litigiosità continua dei nostri politici. Questa esasperazione c’è; ma i dati bisogna saperli interpretare. Io, per esempio, li interpreto così: che mentre gli italiani sono stufi della rissosità quotidiana, in tempo di elezioni hanno pur sempre bisogno di un combattimento, di botte e risposte, atte a chiarire le idee. Invece Veltroni batte le piazze illustrando il suo programma. Uno sforzo generoso ma poco redditizio.
Per rendersene conto occorre identificare i criteri del voto. Che può essere:
1) retrospettivo, punisce o premia il già fatto;
2) proiettivo o novitista, il votante spera e crede in un candidato;
3) identificato, il voto fisso di chi sposa una fede o bandiera a vita.
Va da sé che il terzo tipo di voto ci interessa poco; così come va da sé che il voto retrospettivo e proiettivo si mescolano anche se in proporzioni diverse.
Ed ecco un’ulteriore stranezza. Veltroni gioca tutte le sue carte sul voto proiettivo, sulla novità. Così scarta il voto punitivo, il consuntivo sul passato. Certo, risvegliare la memoria può essere pericoloso anche per la sinistra. I1 breve governo Prodi non lascia un buon ricordo, e la sinistra al governo è stata troppo di sinistra. Al che Veltroni può rispondere che i l malgoverno e non-governo di Berlusconi per 5 anni di fila è stato molto peggiore, e che lui della sinistra «troppo sinistra » si è liberato. Resta, però, che il voto «in avanti » si impernia sulla credibilità e sull’affidabilità dei candidati. E come si accerta questa credibilità? Ovviamente sulla base delle promesse che in passato hanno mantenuto o tradito. La stranezza è, allora, che Veltroni punta su una fiducia-sfiducia sulla quale si imbavaglia. Regalando così al Cavaliere una verginità che non merita. Temo che ormai sia tardi per rimediare. Ma forse non è tardi per dare più grinta e mordente a una campagna elettorale troppo flaccida.
(Il Corriere della Sera)
Ipse dixit
"Erdogan al bando"
Lo scontro fra i valori della laicità voluti e imposti da Ataturk e la rinascente anima islamica della Turchia diventa da oggi istituzionale. La magistratura, che di questi valori laici è, insieme ai militari custode talvolta spietato, ha scelto, attraverso la Corte Costituzionale, di dare il via libera al processo contro l’Akp, il partito islamico moderato del premier Recep Tayip Erdogan (foto) e del presidente Abudllah Gul.
Gli undici giudici della Corte hanno accolto all’unanimità il ricorso presentato dal procuratore generale della Cassazione, Abdurrahman Yalcinkaya, che ha chiesto di sciogliere «per attività contrarie alla natura secolare dello Stato» l’Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). Secondo il procuratore il partito governativo è diventato «un covo di attività che vanno contro la laicità dello stato». Non solo. L’alto magistrato vuole che i supremi magistrati mettano al bando per cinque anni 71 esponenti dell’Akp, tra cui lo stesso Erdogan e Gul, destituendoli dalle rispettive cariche.
Il procedimento, che è stato definito dal partito un «tentativo di golpe giudiziario», dovrebbe durare circa sei mesi. L’Akp ha ora un mese di tempo per presentare la prima memoria difensiva alla Corte Costituzionale che dal 1960 ha messo al bando 20 partiti.
All’origine del ricorso che si presenta dirompente per gli effetti che può avere sia in politica interna sia sulla scena internazionale, c'è anche la contestata legge che a gennaio abolì il divieto di indossare il velo nelle università. Legge fortemente voluta dall’Akp, che alle legislative dello scorso luglio ottenne il 46,6% dei voti. Il partito, nato nel 2001 da un’ala moderata del Partito
del Benessere, ha pubblicamente abiurato le sue radici estremiste e dichiarato di fare propri i principi secolari della Turchia moderna, ma sono in in molti, a partire dalle forze armate, a dubitare che l’Akp abbia un agenda cripto-islamica con l’obiettivo di introdurre progressivamente elementi della sharia, la legge islamica basata sul Corano, in Turchia.
Per ora l’Akp ha deciso di rispondere all’iniziativa giudiziariacon un emendamento costituzionale che rende più difficile la messa la bando dei partiti politici ma la questione ha risvolti e implicazioni che riguardano l'Unione europea, a cui la Turchia guarda da tempo.
Sabato scorso il commissario Ue all’Allargamento, Olli Rehn, aveva diffidato i giudici turchi dall’accogliere il ricorso che, aveva detto, è contrario «agli interessi di lungo termine della Turchia». In effetti questa causa appare come una nuova pietra d'inciampo alla richiesta di adesione all’Ue presentata da Ankara.
L’annuncio della decisione della Corte è arrivato a sorpresa poche ore prima del verdetto del Bie sull’assegnazione dell’Expo2015, che vede Smirne in gara contro Milano. Nei giorni scorsi era stato ipotizzato un rinvio del giudizio proprio nel nome della candidatura di Smirne. Ipotesi smentita oggi nei fatti.
(La Stampa)
martedì 1 aprile 2008
La pillola del giorno dopo
Per chi ancora avesse dei dubbi sulla pillola del giorno dopo (Norlevo) citiamo la sentenza 8465/2001 del Tar del Lazio:
«Il decreto che autorizza la commercializzazione del “Norlevo” non contrasta con la legge n. 194/1978, poiché il farmaco autorizzato agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno. Detta evenienza resta sottratta alla regolamentazione dettata dalla legge richiamata che, come in precedenza esposto, assume a riferimento una condizione fisiologica della donna di stabile aspettativa di maternità cui soccorrono, in presenza di una volontaria e consapevole scelta interruttiva, specifici interventi di assistenza sul piano sanitario e psicologico.
Come, del resto, illustrato dalle parti resistenti, il farmaco “Norlevo” esplica effetti di prevenzione della gestazione al pari di altri usuali metodi contraccettivi, quale lo “IUD” o spirale, che parimenti mirano a inibire l’impianto dell’ovulo fecondato e in ordine ai quali non si pone questione circa la qualificazione come pratiche abortive eccedenti i limiti stabiliti dalla legge n. 194/1978»
Insomma la pillola del giorno dopo è un contraccettivo come lo sono il profilattico, la spirale, il diaframma, con buona pace di G.Ferrara e del Movimento della Vita(?).
Più precisamente si tratta di contraccettivo post-coitale d'emergenza:la pillola del giorno dopo agisce alternativamente prevenendo l’ovulazione o, qualora l’ovulo sia già stato fecondato, modificando la cavità uterina in modo da impedire l’annidamento dell’ovulo stesso.
La sua prescrizione è dovuta in assenza di possibilità di diagnosi… quindi ve la devono prescrivere anche senza fare alcun controllo ginecologico.
Citiamo infine l'OMS:la gravidanza inizia NON con la fecondazione, ma con l’impianto dello zigote nell’utero materno.
Ultima cosa: la pillola del giorno dopo NON VA CONFUSA con la RU486 che invece E' una pillola abortiva e funziona in maniera completamente diversa.
P.S.
Tutto questo senza ledere i diritti dei cattolici (e simili) che della pillola del giorno dopo possono,se lo desiderano, continuare a fare tranquillamente a meno.
DENUNCIATELI!
NON ESISTE OBIEZIONE DI COSCIENZA CHE TENGA.
La pillola del giorno dopo NON E' un farmaco abortivo!
L'Associazione Coscioni invita a scaricare dal portale Soccorso Civile il fac simile di denuncia per i medici del servizio pubblico che si rifiutino di prescrivere la pillola del giorno dopo: mettendo così in atto quotidianamente un diverso tipo di soccorso, in favore del fronte confessionale, che definire "incivile" rischia ormai di diventare un eufemismo.
PISA. Per la cosiddetta pillola del giorno dopo non c'è obiezione di coscienza che tenga. Non è un farmaco abortivo ma un anticoncezionale e perciò nessun medico può rifiutarsi di prescriverlo. Lo ha ribadito a chiare lettere anche il consiglio regionale toscano appena un mese fa con una delibera che avverte i medici che non fornire la pillola a chi la chiede si configura come un reato: quello di interruzione di pubblico servizio. Ciò nonostante a Pisa ci sono dottori che quella pasticca non la vogliono dare. Adesso rischiano grosso: una sanzione disciplinare dell'azienda sanitaria locale e soprattutto una denuncia alla magistratura. Sono i dottori della guardia medica e del pronto soccorso in cui si sono imbattute due ragazze che, dopo rapporti sessuali a rischio, avevano bisogno di quel tipo di anticoncenzionale. Le loro esperienze - una risale alla vigilia di Pasqua, l'altra alla notte tra mercoledì e giovedì scorso - sono state segnalate all'Asl 5 che ha immediatamente avviato un'indagine interna. La prima storia vede protagonista una studentessa poco più che ventenne.
È la vigilia di Pasqua, la ragazza insieme al fidanzato si reca alla guardia medica del villaggio "I Passi" ma davanti al portone trova un cartello che dice più o meno così: "Presso questo ufficio non viene prescritta la cosiddetta pillola del giorno dopo". «Erano le 2 di notte - racconta la giovane - non potevo trovare né il mio medico né la mia ginecologa. Allora siamo corsi al pronto soccorso ma anche lì ci è stata chiusa la porta in faccia: ci hanno spiegato che avremmo dovuto aspettare le sei di mattina perché il medico di guardia a quell'ora era anche lui un obiettore di coscienza e non ci avrebbe mai prescritto la pillola». Così solo all'alba la ragazza riesce a ricevere il farmaco, per il quale tra l'altro deve pagare un ticket di 25 euro che non sarebbe stato necessario se avesse potuto ottenere la pillola presso la guardia medica. La pillola - come dimostra uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità - è tanto più efficace quanto prima viene assunta. Dieci ore sono un periodo ancora sufficiente a garantire un'efficacia adeguata da parte dell'anticoncezionale. Ma per la ragazza le ore trascorse sono state comunque troppe e la paura continua ad angosciarla. Il secondo caso segnalato all'Asl è di pochi giorni dopo.
Stavolta la ragazza si fa accompagnare da un'amica: arrivano di sera al pronto soccorso dove però c'è una serie di emergenze che hanno la precedenza. Un'infermiera suggerisce alla giovane di fare riferimento alla guardia medica, in modo da non perdere tempo. «Abbiamo telefonato alla guardia medica - ricorda la giovane - ma la risposta è stata agghiacciante: ci hanno risposto di restare pure al pronto soccorso perché tanto lì nessuno dei medici ci avrebbe prescritto la pillola». Anche l'infermiera del Santa Chiara, a quel punto, non ha potuto fare altro che consigliare di attendere o risolvere il problema autonomamente. Un parente, medico, dell'amica, svegliato in piena notte, risolve il problema prima che sia troppo tardi. Sui due episodi l'azienda sanitaria locale ha avviato un'indagine interna. È lo stesso responsabile del servizio Guardie mediche Mauro Maccari a seguirla personalmente. Primo obiettivo è identificare con certezza i medici che si sono rifiutati di prescrivere la pillola e chiarire i vari aspetti della vicenda, a cominciare dal cartello che la ragazza ha visto sulla porta della guardia medica (l'azienda tra l'altro vieta l'apposizione di cartelli se non autorizzati).
C'è un fatto che potrebbe risultare decisivo nella definizione delle responsabilità su quello che è successo. Da poco più di un anno, come ricorda il presidente dell'ordine dei medici di Pisa Giuseppe Figlini, il comitato di bioetica ha introdotto la possibilità di una cosiddetta clausola di coscienza: ovvero - fermo restando che la pillola del giorno non è un farmaco abortivo e perciò appellarsi all'obiezione di coscienza non è consentito - chi proprio non se la sente di prescriverla può non farlo purché metta in condizione il paziente di ottenere quello che chiede nei tempi e nei termini stabiliti. Ma questo presuppone una preventiva comunicazione all'azienda. Nessun medico però - spiegano dall'Asl - ha mai comunicato ufficialmente il suo disagio rispetto a questo tipo di prescrizione né tantomeno si è appellato alla clausola di coscienza.
lunedì 31 marzo 2008
Web-Identity
Un bel articolo in cui si elencano i rischi derivanti dall'uso dei social-network e della Rete in generale.
Linguaggio semplice, problemi grossissimi.
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di Alessandro Gilioli
A guardare bene il video, non è del tutto vero che l’investitore delle due ragazze irlandesi a Roma avesse caricato su Internet «le sue folli corse in macchina», come hanno sostenuto unanimemente i giornali e le tv.
Basta guardare la velocità con cui si muove il paesaggio dietro di lui per capirlo. E se l’immagine del conducente ogni tanto si rovescia, è perché la videocamerina era stata attaccata al volante: non è l’auto che carambola, è il volante che gira. Dopodiché, ovviamente, il tizio in questione ha ammazzato - da sbronzo - due innocenti pedoni, e come tale va perseguito. Ma il supplemento di pena mediatica inflitto a uno dei tanti pirati della strada italiani è stato soprattutto il frutto di un’allucinazione collettiva. O forse qualcosa di più: un esorcismo di massa nei confronti di quel nuovo spettro che si aggira per il pianeta e che si chiama YouTube.... (continua qui ).
(L'Espresso)Conversioni
Ho visto su “Panorama” uscito oggi il fotoracconto della vita di Magdi Allam, dalla nascita alla conversione pasquale, tratto in parte dall’album privato. Dunque, su nove immagini pubblicate, in una compare con suor Piera (a quattro anni), in una con suor Lavinia (a dieci anni), in una tra i boy scout cattolici (sempre a dieci anni), in una con don Carlo (a 16 anni), in una al Meeting di Rimini (cinque anni fa) e in un’altra durante un corteo in difesa dei cristiani in Medio Oriente (un anno fa). Ecco, io ho tutto il rispetto per la ricerca interiore di Dio, ma qualcuno mi sa dire da quale religione Allam si è convertito la settimana scorsa al cattolicesimo?
(Piovono Rane)
Ipse Dixit
Pornocrazia
Luca Sofri. Torno sull'argomento Andrea Verde con l'imbarazzo che si può immaginare: scriverne una o due volte è divertente, alla terza uno comincia a sporcarsi le mani. Però poi vi spiego perché ci torno, ciò malgrado. Prima riassunto della questione. Alcuni militanti del PD in Francia si interessano dei candidati alle lezioni delle circoscrizioni estere, e apprendono che il Popolo delle Libertà candida in Europa un tale Andrea Verde, che annuncia la sua discesa in campo su un baldanzoso sito web. Con ricerche più approndite, scoprono che tra le varie attività legate allo show business di Verde risultano regia e/o produzione di alcuni film dai titoli piuttosto notevoli: "Sotto il vestito la sorca", "Papà ti scopo tua moglie", cose così. Raccontano queste cose su un blog, e vengono ripresi da molti altri, a cominciare da Sandro Gilioli e Andrea Caminadella. Ovviamente lavorare nel cinema porno non è un reato né impedisce di essere eletto al parlamento, e ci mancherebbe. Ma che alcuni di noi si possano fare un giudizio sull'uomo e su chi lo candida anche a partire da questo è del tutto legittimo: oltre al fatto che la storia e i suoi titoli cinematografici fanno piuttosto ridere. Comunque. A questo punto interviene Verde, che scrive diversi candidi commenti sul blog di Caminadella, negando ogni addebito e sostenendo di essere stato solo il contabile di alcune società legate alla produzione di quei film, di cui niente sapeva, e successivamente negando ogni ulteriore prova a carico dei suoi ruoli nel porno che altri trovano in rete: siti porno intitolati al suo nome, o intestati a società a suo nome, eccetera. Il tono e il linguaggio da tenero Giacomo, e la faccia conseguente, gli guadagnano persino delle simpatie, tra i suoi primi critici (lui stesso, per sbaglio, segnala in un primo tempo un sito porno a suo nome invece del suo sito elettorale). Fino a che, a quanto mi risulta, le sue smentite si interrompono di fronte alla goccia che fa traboccare il vaso della balle raccontate: le foto che un cultore della materia estrae dal DVD di "Futti futti che Dio perdona a tutti", in cui il tenero Giacomo compare in un ruolo abbastanza definito, diciamo. A questo punto tutti sghignazziamo in cor nostro, e scuotiamo la testa imbarazzati. E la cosa finisce lì. Epperò.
Epperò ci troviamo - e i giornali e la politica italiana si trovano - da dieci giorni con i seguenti: - il partito favorito alle elezioni che propone agli italiani in Europa di eleggere un attore porno, e senza dirglielo - il pornocandidato che mente negando ogni cosa e con garbo e buona educazione fa quasi sentire in colpa chi lo ha sospettato - il pornocandidato che viene sbugiardato sulle ulteriori cose che ha detto, dimostrandosi non tanto un ex attore porno, ma un attuale bugiardo matricolato e impunito - il suo partito che non interviene in alcun modo sulla vicenda Adesso, io lo so che qualche giornale aveva scritto della vicenda al suo nascere, e gli sciocchi meccanismi del giornalismo italiano dissuadono dal tornare sulle cose "già dette". Ma qui, in un paese normale, ce ne sarebbe da far dimettere con ignominia tutti i responsabili delle candidature del PdL all'estero, e da piantare una supergrana. Della prima cosa dovrebbe occuparsi lo stesso PdL, se qualcuno là dentro ne avesse cara la dignità. La seconda cosa - la propensione ad ingannare gli elettori lampantemente dimostrata da parte di un candidato del PdL - dovrebbe essere esibita a man bassa dal PD. Invece, ci siam fatti quattro risate, e Verde magari ci ha pure guadagnato dei voti. Adoro questo paese
Benzina o Diesel?
Conviene ancora comprare una versione diesel di un'auto piuttosto che quella a benzina? La domanda è sempre più diffusa, perché c'è un fatto evidente agli occhi di tutti: il divario tra i prezzi dei carburanti è sempre più sottile.Secondo gli ultimi dati ufficiali, il 17 marzo scorso un litro di gasolio e uno di benzina alla pompa costavano rispettivamente 1,349 euro e 1,386 euro, con una differenza di 3,7 centesimi contro i 13,2 di un anno fa.
Un lungo inseguimento La distanza tra i prezzi di diesel e benzina si è andata d'altra parte riducendo in maniera costante negli ultimi decenni. La convenienza maggiore del gasolio si ebbe nel 1980, quando un litro di nafta costava il 44% di un litro di super ( con piombo); a prezzi attuali, 0,686 euro contro 1,544 euro. Non a caso proprio negli anni Ottanta fu introdotto il "superbollo" sulle vetture diesel: rimasta in vigore fino al 1997, si trattava di una consistente addizionale al bollo per le vetture diesel o alimentate a gas. La tassa ebbe profonde ripercussioni nel mercato delle auto, dove le motorizzazioni a benzina, non sottoposte al tributo, furono avvantaggiate nelle vendite. Quando il superbollo fu abolito, nel 1997,la situazione dei prezzi era già molto cambiata: un litro di nafta costava nel 1985 il 54% di un litro di super, nel 1990 il 66% (rispetto alla super senza piombo), nel 1997 il 78 per cento. Dopo un periodo di relativa stabilità, un nuovo salto si ebbe nel 2005, quando la percentuale arrivò al 90% rispetto all'83% del 2004, fino ad arrivare al sostanziale pareggio odierno: 97 per cento.
Costi fissi e variabili Allora, a queste condizioni, quando conviene il diesel? La risposta arriva dal Centro Studi Promotor: dipende da quanto si utilizzal'auto. Con una premessa: «la versione a benzina di una vettura sottolinea Gian Primo Quagliano, direttore di Promotor , rispetto alla versione corrispondente a gasolio, in genere ha un carico più elevato di spese variabili e un carico più leggero per quanto riguarda le spese fisse. Con una vettura diesel si risparmia sul carburante sia perché il gasolio costa meno della benzina sia perché con un litro di gasolio si ha una percorrenza mediamente superiore del 30-35 per cento. Si spende invece di più perché costa di più comprare l'auto».
Il maggior costo di acquisto significa anche un maggior deprezzamento annuo, che rientra tra le spese fisse, per i motori diesel. «Quando si è percorso un numero di chilometri tale da ottenere un risparmio sul carburante uguale al maggior deprezzamento annuo – continua Quagliano – si è raggiunta la soglia di percorrenza oltre la quale scatta la convenienza ad acquistare una versione diesel, perché da quel punto in poi il risparmio sul carburante sarà un risparmio effettivo. Ovviamente, se la differenza tra il prezzo della benzina e quello del gasolio si riduce, scende anche il risparmio al chilometro ottenibile con l'alimentazione a gasolio e aumenta di conseguenza il numero di chilometri da percorrere per arrivare al pareggio economico tra le due soluzioni, si eleva cioè la soglia annua di convenienza».
Dieci in gara Nella tabella a fianco il Centro Studi Promotor ha determinato, con gli ultimi prezzi ufficiali disponibili, la soglia di convenienza per dieci modelli a benzina e per le corrispondenti versioni diesel tra i più venduti nelle rispettive carrozzerie. «Come si vede –commenta Quagliano –vi è una grande variabilità tra modelli e modelli. Per le due versioni di Grande Punto considerate la soglia è di 9.306 chilometri all'anno.Un livello di percorrenza che viene raggiunto e superato anche da moltissimi automobilisti privati dato che la percorrenza media italiana si aggira intorno ai 15mila chilometri. Per le due versioni di Mercedes Classe A la soglia è invece di 38.831 chilometri, una percorrenza che viene raggiunta e talvolta superata, salvo eccezioni, soltanto da chi usa l'auto per lavoro».
Se si fosse compiuto lo stesso calcolo un anno fa, le soglie di convenienza sarebbero state molto più basse. Se il prezzo dei due carburanti dovesse arrivare a combaciare, la soglia aumenterebbe. La convenienza economica non è però l'unica ragione per acquistare un modello diesel.
Le prestazioni «Innanzitutto continua Quagliano sul piano delle prestazioni la maggior parte dei motori diesel non ha oggi più nulla da invidiare a quelli a benzina. Anzi, il diesel offre in genere una coppia più elevata e quindi una maggiore brillantezza, soprattutto alle velocità basse e medie.
Ma c'è anche una ragione ecologica per scegliere il diesel: ha emissioni di anidride carbonica mediamente inferiori a quello dei motori a benzina. Il diesel ha però un punto debole proprio sul terreno ambientale ed è costituito dalle emissioni di particolato. Con l'avvento dell'Euro 5 i motori a gasolio dovranno adottare obbligatoriamente il filtro antiparticolato e porteranno quindi le loro emissioni di Pm10 a livello di quelle dei motori a benzina. Ne consegue che in futuro, se le ragioni economiche verranno meno, saranno quello ecologiche a spingere la scelta del diesel. In Europa negli ultimi dieci anni il parco diesel è quadruplicato e penso che la crescita continuerà».
(Il Sole24Ore)