Mi sembra di aver letto o di aver sentito che Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci si sono sposati.
Sarà stata una di quelle notiziole di pochi righi in 20esima pagina su qualche giornale di gossip locale.
sabato 21 giugno 2008
Chissenefrega
Più blowjobs per tutti
Potrebbe essere un'idea per Alitalia.
Non la scarterei a priori.
Contro il nucleare
di Alberto Clo(*)
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E’ proprio il mercato che spiega l’innegabile impasse in cui il nucleare versa – checché se ne dica – nell’intero mondo industrializzato. Sulle 35 centrali attualmente in costruzione nel mondo (di cui 13 bloccate), 20 sono nei paesi emergenti (in molti casi in regimi non propriamente democratici) e appena 5 nei paesi industrializzati. Nessuna negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Canada, in Spagna. Negli Stati Uniti, l’ultimo kWh ordinato risale al 1978, mentre dal 1990 si sono costruite in quel paese centrali a metano per 220.000 MW. Tra 1970 e 1990 si sono costruite nel mondo 17 centrali nucleari ogni anno. Dal 1990 al 2005 appena 1,7 all'anno, per lo più nei paesi emergenti. I dati, nudi e crudi, sono questi. Venute meno le condizioni che in passato favorirono gli investitori (enormi aiuti di stato, assetti monopolistici che garantivano la domanda, prezzi che coprivano i costi remunerati), essi hanno volto le loro preferenze là dove i costi di capitale sono di gran lunga inferiori; dove rischi ed incertezze di mercato sono molto minori; dove i rientri degli investimenti sono molto più rapidi. Dove, in sostanza, la redditività è più certa e maggiore (in primis: metano) o dove addirittura è garantita (con i lauti sussidi alle mitiche quanto marginali rinnovabili).
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continua...
Arresti a Wall Street
A Wall Street 300 arresti tra i manager e gli operatori di borsa. Da noi gli avrebbero fatti ministri.
di Furio Colombo
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la piaga delle toghe rosse, ovvero la mania persecutoria dei giudici contro bravi e fortunati imprenditori che vogliono solo arricchirsi, ha contagiato la magistratura americana, che non è fermata e respinta da iniziative democratiche come il Lodo Schifani e la legge sulle intercettazioni. Tutti gli imputati e gli arrestati di Wall Street erano intercettati da mesi.
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continua...
Contro la privacy
A volte si usano ottimi pretesti (la privacy) per compiere nefandezze inaudite (decreto contro le intercettazioni).
di Alessandro Gilioli
A Novi Ligure c’era un gruppo di volontari che a Natale regalavano un panettone a tutti gli ottantenni della città. Ma dopo le proteste di una destinataria, il Comune ha negato all’associazione la lista degli ottuagenari: per rispetto della privacy, il panettone non arriva più. A Torino la direttrice di una scuola elementare ha denunciato che nelle sue classi si stanno moltiplicando i casi di pidocchi da quando, per motivi di privacy, viene impedito alle maestre di controllare le teste degli alunni. A Modica, perla barocca nel ragusano, è sotto processo il cannocchiale turistico con cui si ammirano le cave dell’altopiano: i residenti sostengono che può essere usato per guardare nei loro salotti, violandone la riservatezza.
continua...
venerdì 20 giugno 2008
Riassumendo
Il Capo dice che è innocente, ancora una volta lo giura sui suoi figli. Promette che non si avvarrà della legge SalvaPremier (segnatevelo tutti come promemoria). La legalità per lui è una generosa concessione che ci elargisce.... grazie... troppo buono...
Dice che Veltroni è un fallito e che dovrebbe ritirarsi dalla vita politica.
ps
A parte il riferimento ai falò che mi ricorda cose molto spiacevoli, mi vergogno a dirlo... ma sto rivalutando Calderoli.
Forse sto male.
Chissenefrega
di Carlo Rossella
Confesso: l'ho ripudiata. L'ho fatto dopo averla tradita più volte, vergognandomene un poco. Poi ha cominciato a piacermi sempre meno. Con lei mi sentivo soffocare. Percepivo di essere poco libero, costretto. Avevo voglia di mollarla, di togliermela dal collo. E alla fine l’ho fatto. Ho interrotto un sodalizio durato dalla mia adolescenza. Con lei ho fatto le nozze di diamante. Povera cravatta mia. Ho deciso: da oggi non ti metterò più.
e non finisce qui ...
Vedovi del Dialogo
Travaglio mette in bella quello che dicevo io ieri sull'articolo di Ostellino.
di Marco Travaglio
C’era una volta Licio Gelli, venerabile maestro del minimalismo. E, soprattutto, dell’ingenuità. Nel Piano di rinascita democratica della P2 scrisse che, per controllare i giornali, bisogna corrompere i giornalisti, «almeno due a testata». Poveretto. Non aveva capito che molti giornalisti obbediscono anche gratis, e prima di ricevere ordini. Lasciamo stare gli house organ tipo Il Giornale che, mentre il padrone abolisce i suoi processi e ricusa il suo giudice, titola: «Ci risiamo: guerra a Berlusconi». Lasciamo stare il semprelucido Paolo Guzzanti che, con l’esercito per le strade e i poteri legislativo ed esecutivo che soffocano il giudiziario e l’informazione, denuncia «la tentazione autoritaria della sinistra». Lasciamo stare la voce bianca Mario Giordano che, poveretto, attribuisce il lodo Schifani agli «altri paesi civili, come la Francia o gli Usa» (così civili che in Francia l’immunità provvisoria è solo per il capo dello Stato, non per il premier; e negli Usa s’è processato un certo Clinton, il presidente, l’uomo più potente del pianeta terra).
Ecco, lasciamo stare Tiramolla e passiamo al Corriere. Nella staffetta dei vedovi inconsolabili del Dialogo, ieri era il turno di Piero Ostellino. Il quale, come già Franchi, Franco e Panebianco, stigmatizzava la svolta del Pd, a suo dire ridotto a «forza di pura agitazione» (magari). Non una riga su quel che sta facendo il governo Berlusconi, che poi è la causa della svolta del Pd. Interessa solo l’effetto. Sul berlusconismo eversivo che calpesta la Costituzione, la divisione dei poteri, il principio di eguaglianza e, pur di liberarsi del processo Mills, sospende sine die tutti quelli per rapine, furti, scippi, violenze al G8 (ma solo quelle degli agenti), crac Cirio, affare Oil For Food, non una parola. Anzi, Ostellino prende per buone tutte le balle di regime, ribaltando totalmente la realtà: «L’emendamento rinvia i processi minori» (la corruzione giudiziaria è «minore»?!) e il Lodo «mette al riparo le cariche istituzionali dalle incursioni della magistratura» (regolari processi avviati da anni sarebbero «incursioni»!?). Per lui il vero pericolo è un Pd che «rischia di (ri)precipitare nel rivoluzionarismo verbale» (magari) anzichè far il suo dovere di opposizione: cioè digerire pure il Lodo, invitando però «Berlusconi ad assumersi la responsabilità delle misure» e - questa è strepitosa - «a impegnarsi a non sottrarsi» ai processi «una volta assolto il mandato». Se no il Pd dimostrerebbe di «voler sconfiggere il centrodestra per via giudiziaria». Ecco: affermare l’art. 3 della Costituzione e lasciar celebrare i processi secondo le leggi vigenti è la prova che si vuol abbattere il Cainano. Dunque, per dissipare il sospetto, bisogna dargliele tutte vinte, invitandolo però a «prendersi le sue responsabilità» (cosa che peraltro lui ha già fatto con la sfrontata lettera al fido e scodinzolante Schifani). È il solito ritornello della «guerra tra politica e magistratura», come la chiamano i giornali paraculi, anche se qui a fare la guerra è uno solo, il solito.
Esemplare la «cronaca» su La Stampa di Augusto Minzolini, valoroso inviato embedded nelle fioriere di Palazzo Grazioli e sotto le scrivanie di Palazzo Chigi. Origliando origliando, non riesce più a distinguere quel che accade nella realtà da quel che gli soffiano le sue fonti. E allora «i magistrati di Milano sono in rivolta, assecondati da Csm e Anm» e soprattutto «sobillati da Di Pietro» (gliel’ha confidato un MochoVileda abbandonato dalla colf del Cainano). Per cui «Berlusconi, fiutata la trappola, tira dritto come un carrarmato», incurante delle bavose «lagnanze del Capo dello Stato». Ed ecco la prova che la giudice Gandus ce l’ha con lui: «Ho un testimone - dice il premier secondo Minzo - che ha ascoltato una conversazione tra la Gandus e un altro magistrato. Gandus ha detto: “A questo str. di Berlusconi gli facciamo un c. così. Gli diamo 6 anni e poi lo voglio vedere a fare il presidente del Consiglio”». È la pistola fumante: un cronista dice di aver saputo da un altro che il premier ha detto a non si sa chi di aver saputo da un Mister X che aveva sentito una giudice dire una cosa. E tanto basta per provare che la giudice è prevenuta. Il tutto mentre si vorrebbero cestinare le intercettazioni in cui il Cainano, con la sua voce, mercanteggia con Saccà: ecco, quelle non provano nulla, non valgono. Resta da capire chi sia Mister X. Igor Marini? Scaramella? O magari David Mills, che come supertestimone ha sempre dato ottima prova, specie dopo aver incassato 600 mila dollari da Milano2.
(L'Unità)
Ma non può evitare le battute da Bagaglino? La voce bianca di Giordano e Augusto Minzolin sotto le scrivanie?
Non so voi, ma io non rido.
Per il resto.... Approvo tutto.
giovedì 19 giugno 2008
Megalomanie
"L'Europa è arretrata e io vado a ricostruirla"
(Silvio Berlusconi)
...e finalmente sarò il padrone del Mondo... UahUahUah....
100.000 processi al macero
In base ai dati del ministero della Giustizia, illustrati dal segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini, a fine 2006 erano 352 mila i procedimenti pendenti davanti al giudice monocratico, e 21 mila quelli di fronte a un tribunale collegiale. "Secondo la nostra stima potenziale - ha rilevato Cascini - anche oggi ci attestiamo su questi numeri e almeno il 30% dei processi riguarda fatti precedenti al giugno 2002 e il 90% riguardano pene inferiore a 10 anni"
Lunga, poi, la lista di reati per i quali sarà obbligatoria la sospensione del procedimento: la tabella redatta dall'associazione magistrati indica, fra gli altri, il sequestro di persona, l'estorsione, la rapina, lo stupro, l'associazione per delinquere, le frodi fiscali, la corruzione, l'abuso d'ufficio, l'immigrazione clandestina, la detenzione di materiale pedopornografico, le molestie e maltrattamenti in famiglia, gli omicidi colposi per colpa medica o a seguito di incidenti stradali, il traffico di rifiuti.
(La Repubblica )
ma non era il Governo della Tolleranza Zero?
Il Leviatano
di Franco Cordero(*)
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Nell'aria del solstizio, lunedì sera 16 giugno, Leviathan (nome biblico del coccodrillo archetipico) batte due colpi. Partiamo dall'arcinoto retroscena. Come gli capita spesso, soffre d'antipatiche rogne giudiziarie: in un dibattimento milanese prossimo all'epilogo è chiamato a rispondere del solito vizio, definibile lato sensu "frode"; stavolta l'accusa è d'avere pagato David Mills, avvocato londinese, affinché dichiarasse il falso su fondi neri esteri; l'aveva incautamente svelato l'accipiens. Inutile dire quanto gli pesi la prospettiva d'una condanna: il massimo della pena è otto anni, art. 317 ter c. p., o sei, se fosse applicato l'art. 377 (indurre al falso chi abbia la facoltà d'astenersi); appare anomala l'ipotesi d'un presidente del Consiglio interdetto dai pubblici uffici, né sarebbe pensabile l'insediamento al Quirinale nell'anno 2013; punta lì, lo sappiamo, in un'Italia ormai acquisita, patrimonio familiare, dépendance Mediaset. La posta è enorme. Altrettanto i mezzi con cui risponde al pericolo.
Esiste un dl sulla sicurezza pubblica. Palazzo Madama lavora alla conversione in legge. Gli emendamenti presentati dai soliti yes men prevedono la sospensione d'un anno dei processi su fatti ante 1 luglio 2002, la cui pena massima non ecceda i 10, pendenti tra udienza preliminare e chiusura del dibattimento; così tribunali e corti sbrigheranno il lavoro grosso. Lo dicono senza arrossire i presentatori del capolavoro e lo ripete Leviathan nella lettera al presidente del Senato, sua devota creatura, annunciando un secondo passo, ripescare l'immunità dei cinque presidenti, dichiarata invalida dalla Consulta quattro anni fa.
Sarà sospeso anche uno dei processi inscenati a suo carico "da magistrati d'estrema sinistra": gliel'hanno detto gli avvocati; che male c'è?; un perseguitato politico deve difendersi; e ricuserà il presidente del tribunale, lo rende noto en passant. Ma è puro caso che l'emendamento gli riesca comodo. La ratio sta nell'interesse collettivo. Discorso molto berlusconiano, chiunque glielo scriva. Tra un anno sarà immune: se non lo fosse ancora, basterebbe allungare la sospensione; tra cinque da palazzo Chigi scala Monte Cavallo, sono due passi; nel frattempo vuol essersi riscritta la Carta vestendo poteri imperiali (davanti a lui, Charles-Louis-Napoléon, III nell'ordine dinastico, è un sovrano legalitario). In sede tecnica riesce arduo definire questo sgorbio, tanto straripa dalla sintassi legale. Ciurme parlamentari sfigurano il concetto elementare della legge: va al diavolo la razionalità immanente i cui parametri indica l'art. 3 Cost.; l'atto rivestito d'abusiva forma legislativa soddisfa solo l'interesse personale del futuro padrone d'Italia.
[..]
continua...
(La Repubblica)
(*)Franco Cordero (Cuneo, 1928) è uno dei più grandi giuristi italiani.
Il suo manuale "Procedura penale", completamente riscritto dopo la riforma del Codice avvenuta nel 1988, è uno dei più importanti testi italiani in materia.
mercoledì 18 giugno 2008
Scajola che ne dice?
Marciapiedi larghissimi, piste ciclabili, il traffico silenzioso di macchine ibride che in città usano il motore elettrico, tetti ricoperti di pannelli solari e miniturbine eoliche, orti rigogliosi al posto dei cortili degradati «e il vecchio Al Gore che, dopo aver fatto il vice di Barack Obama per otto anni, è diventato Presidente». Il mondo del 2020 sognato da Lester Brown, una delle voci più ascoltate tra gli ecologisti del sì, è più o meno questo.
Secondo le direttive del suo best-seller «Piano B» (è uscito l’aggiornamento «3.0», Edizioni Ambiente), la transizione energetica è stata tumultuosa ma proficua. Le fonti fossili sono state accantonate non su pressione di trattati difficili da applicare, ma perché non erano economicamente convenienti. «Il peak oil, il momento a partire dal quale la produzione di petrolio ha cominciato a calare è stato nel 2007, forse nel 2006 - dice Brown, a Torino per partecipare a un convegno su Aurelio Peccei (manager pioniere nell’ambientalismo) ospitato dalla Fondazione Agnelli -. Il punto di svolta è questo. Un evento che si trascinerà una serie di mutazioni a catena. Il segreto sta nell’indirizzarle nella direzione giusta».
Brown, agronomo di formazione, vede la rivoluzione, «perché di rivoluzione si tratta», in due settori: energia e agricoltura. «L’esplosione del prezzo del petrolio trascina con sé quelli dei prodotti agricoli. Ma non dobbiamo vedere solo il lato negativo. Prezzi più alti vogliono dire anche redditi maggiori per i Paesi poveri con grande potenziale agricolo. Il problema è che i sussidi negli Usa distorcono il mercato».
Brown è un ecologista pragmatico. Favorevole ai treni ad alta velocità, non contrario agli Ogm. E fiducioso nel riequilibrio del libero mercato. «Sono le sue distorsioni che indirizzano l’economia su una via distruttiva per l’ambiente. Il mercato è distorto da protezionismo, monopoli, sovvenzioni. Se i prezzi potessero esprimere il vero costo dei prodotti, anche il costo ecologico, sarebbero le scelte dei consumatori a orientare il grande cambiamento». In 10 anni? «Sì».
«Gli Usa, dopo Pearl Harbor, costruirono la più grande industria bellica mai esistita in due anni. Se c’è la volontà politica, e il supporto della popolazione, possiamo ristrutturare in un decennio l’economia. Per raddoppiare l’energia eolica ogni due anni e fare a meno del carbone nel 2020, dovremo costruire un milione e mezzo di turbine eoliche da 2 megawatt. Sembrano tante, ma l’industria automobilistica sforna ogni anno 60 milioni di veicoli e nell’Est degli Usa ci sono impianti sottoutilizzati, oltre a tanta mano d’opera specializzata. Partiamo di lì».
Il vento basterà a soddisfare la fame di energia? «Il Texas già oggi soddisfa i bisogni di un terzo della popolazione con l’eolico. È il Paese del petrolio, ma un petroliere ottantenne ha appena investito 10 miliardi di dollari nel vento: “Non si esaurisce”, è stata la spiegazione. Comunque anche geotermico e solare hanno enormi potenzialità. È questo il mix per il 2020». Poi c’è il risparmio. «Sostituendo le lampadine a incandescenza con altre più efficienti possiamo risparmiare il 13% dell’energia consumata oggi». E il nucleare? «Se aggiungiamo ai costi della costruzione delle centrali quelli dello smantellamento e dello stoccaggio dei rifiuti, non è conveniente. Basta guardare a Wall Street. Morgan&Stanley consiglia di investire nel vento».
Economia del vento più che dell’idrogeno. «L’idrogeno potrà essere un buon sistema di stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Ma più avanti. Ora abbiamo altre soluzioni a portata di mano». Per esempio? «Nei trasporti è il momento delle macchine ibride con presa elettrica».
E se il «Piano B» non funzionasse? Qual è il trend negativo che più la preoccupa? «L’erosione dei suoli e l’esplosione demografica». Ci sono una ventina di Stati che vanno a pezzi. Non dimentichiamoci che il massacro del Rwanda ha alla radice la sovrappopolazione. Non ripetiamo l’esperimento su scala globale». Meglio il «Piano B».
(TuttoScienze - La Stampa)
Emendamento SalvaPremier
"Voi state per scrivere una pagina buia ma io non uscirò, voglio ricordarmi bene questa foto dell'aula mentre approverete questo emendamento".
(Emma Bonino- Intervento al Senato )
Risultato votazione:160 a 11. Approvato.
Robin Tax
La Marcegaglia fa la vocina grossa:
I petrolieri incassano il sostegno del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che boccia la Robin Hood Tax. «Siamo contrari a ogni forma di aumento della tassazione in un Paese che ha le tasse più alte d'Europa - ha detto Marcegaglia all'assemblea annuale dell'Unione petrolifera - a maggior ragione lo siamo per un settore assolutamente strategico. Il modo migliore per trovare una soluzione è sedersi attorno a un tavolo».
(IlSole24ore )
E io no?
Che ne dite se per tutelare i miei interessi e per non pagare la multa per divieto di sosta ricusassi il vigile per "grave inimicizia" nei miei confronti?
Le carte in tavola
Luca Ricolfi
Peccato. Era probabilmente ingenuo sperarci, ma in molti ci eravamo augurati che fosse iniziata una nuova stagione politica. Forse non una stagione esaltante, di concordia nazionale e di rinascita dell’Italia, ma almeno una stagione di proposte ragionevoli e costruttive. Una stagione in cui i politici, pur continuando a litigare fra loro, si occupassero anche un po’ di alcune cose che stanno a cuore a noi: sicurezza, tenore di vita, servizi sociali.
Dopotutto molte delle cose che in questi mesi il centro-destra ha fatto o si accinge a fare erano copiate dall’opposizione.
Il pacchetto sicurezza riprendeva molte misure volute da Giuliano Amato, l’aliquota fissa sugli affitti ripropone un’idea cara a Rutelli e alla Margherita, la riforma dei servizi pubblici locali dovrebbe seguire il tracciato del disegno di legge Lanzillotta. Insomma, per molti versi il governo Berlusconi stava facendo le stesse cose che avrebbe voluto fare il Pd, e che il Pd non fece solo per non litigare con Rifondazione comunista.
E invece no. Ora torneremo allo scontro e alla diffidenza, perché Berlusconi ha scoperto le carte e nessuno dei suoi osa fiatare. Che cosa ci dicono le carte che ora si vanno scoprendo una dopo l’altra? La prima carta ci rivela che la priorità delle priorità di Berlusconi è proteggere se stesso. Emendamento «salva Rete 4», limiti alle intercettazioni e alla libertà di stampa, norme per fermare il processo Mills, ricusazione del magistrato che dovrebbe giudicare il premier, riproposizione del lodo Schifani, tutto indica che ci risiamo: Berlusconi avrà anche un’idea del futuro dell’Italia, ha sicuramente ragione in alcune critiche alla magistratura, ma quando si mette in movimento è del tutto incapace di separare l’interesse personale da quello del Paese. Come ha suggerito Vittorio Feltri ieri su Libero, sarebbe molto meglio che parlasse chiaro dei propri guai senza pretendere di ridisegnare istituzioni e regole solo per bloccare un singolo processo, quello che lo riguarda.
La seconda carta ci rivela che Berlusconi confonde sicurezza e legalità. Sia le norme sulle intercettazioni sia quelle sulla sospensione dei processi «minori» tendono a limitare l’azione di contrasto della criminalità ai soli reati considerati di forte «allarme sociale», e allentano la presa su quelli che - non toccando direttamente il cittadino medio - suscitano minori ansie e paure. Rientrano tipicamente in questa categoria i reati ambientali, economici, finanziari, ossia i cosiddetti reati dei «colletti bianchi»: in poche parole i reati commessi da dirigenti, funzionari, impiegati, imprenditori, finanzieri, politici, ivi compresi - naturalmente - alcuni reati di cui è stato accusato Berlusconi.
Dettando alla magistratura le priorità sui reati da perseguire, e pretendendo di accantonare i procedimenti per reati di minore allarme sociale, il governo mostra che, ammesso che qualcosa gli importi della sicurezza, della legalità gli importa invece ben poco. Questo è un guaio, non tanto e non solo perché in troppi la faranno franca, ma perché se il Paese è ridotto nello stato in cui è dobbiamo dire grazie anche alla continua e spudorata violazione delle regole del vivere civile. Se ci fosse un po’ più di legalità, non avremmo ogni anno 80 miliardi di sprechi nella Pubblica Amministrazione e 100 miliardi di evasione fiscale. E magari sarebbe anche meno diffuso quel senso generale di ingiustizia, di iniquità e di impotenza che si è impadronito di tanti cittadini.
Ma c’è anche una terza carta che sta venendo allo scoperto. Il governo non solo se ne infischia della legalità, ma sembra curarsi ben poco della stessa sicurezza. Dalle maglie artificiosamente allargate per salvare i «colletti bianchi», oltre a vari reati finanziari stanno uscendo anche reati di forte allarme sociale. Succede così che, con le nuove norme, non possano più essere intercettati i soggetti sospettati «soltanto» di associazione per delinquere semplice, truffa, rapina. E rischiano di essere sospesi migliaia di procedimenti per reati predatori, come lo scippo o il furto.
Per non parlare dell’aspetto simbolico di questi provvedimenti. La sospensione per un anno (o per sempre?) dei processi minori di fatto funzionerà come un’amnistia mascherata, e nel frattempo manda un segnale opposto a quello che si intendeva inviare con il reato di clandestinità. Quanto a quest’ultimo, e più in generale alla minaccia di norme più severe contro gli irregolari, la loro credibilità resta minima perché non è accompagnata né da provvedimenti capaci di accelerare i processi né da stanziamenti adeguati in materia di edilizia carceraria.
(La Stampa )
I cavoli a merenda
Un articolo in cui Piero Ostellino ci spiega che se il Governo fa delle leggi ad personam e autoritarie è colpa dell'opposizione che non è abbastanza responsabile.
Se indichi la Luna ad alcuni editorialisti, loro non guardano il dito.
Mettono la testa in una buca.
Scontro istituzionale
[..]
La linea dura, anche nei confronti del Colle, era stata annunciata all'ora di colazione a palazzo Grazioli durante un pranzo 'caminetto' con i capigruppo del Pdl di Camera e Senato. Un appuntamento che il Cavaliere intende istituzionalizzare per armonizzare attività di governo e Parlamento. Nel pranzo il Cavaliere spiega che d'ora in avanti pretenderà il rispetto reciproco dei ruoli da parte di ciascuno. Un ragionamento che arriva a lambire il Colle, perchè per il premier nessuno, neanche il Capo dello Stato che ha la sua funzione da svolgere, può prendersi la responsabilità di governare in vece del presidente del Consiglio.
Il Quirinale potrà quindi non condividere ma non arriverà a non firmare un provvedimento che invece il premier considera giusto perchè quel processo contro di lui (procedimento Mills, Berlusconi imputato per corruzione) è inventato. Ci ha messo due ore oggi per spiegarlo a Napolitano.
(La Repubblica)
continua...
Prove di Regime
di Giuseppe D'Avanzo
[..]
Può il capo del governo imbrogliare il garante della Costituzione? Può inserire con un artificio un codicillo già respinto per l'inesistenza di "necessità e urgenza"? Deve firmarlo il Capo dello Stato? Può non firmarlo? E' una strada "difficilmente praticabile", si dice, anche perché "non ci sono precedenti". E si comprende. La Costituzione dà per implicita la leale collaborazione tra gli organi dello Stato. Quando questa non c'è o diventa beffa, bisogna esplorare strade nuove. Esistono? Quali sono? Quale contributo culturale intende dare oggi la società dei costituzionalisti a questo confronto? Il governo diffonde la bubbola che il codicillo (liberatorio per Berlusconi) consente ai giudici di affrontare i reati più gravi.
[..]
Forse sarebbe meglio affrontare tutti coloro (e sono moltissimi, i più) che sono sordi ai guai giudiziari di Berlusconi e pensano che "vabbè, è un corruttore, ma per me va bene lo stesso...". Forse bisogna informarli che, non di Berlusconi si discute, ma della loro, personale sicurezza. Perché se, come sostiene l'avvocato del Cavaliere, diventano reatucci la rapina semplice, il furto in appartamento, l'omicidio colposo degli ubriaconi al volante, il sequestro di persona non a scopo di estorsione (non erano i partiti di governo a suggerire che le zingarelle portano via i bambini dalla culla?), la sicurezza in pericolo non è quella del capo del governo e del suo legale, ma di chi è esposto a questi reati.
Perché se le decisioni di governo vogliono salvaguardare e proteggere i preti dalle inchieste della magistratura, non di Berlusconi si parla, ma delle attenzioni pedofile che un sacerdote può riservare ai nostri figli. Anche questo va bene a chi si tura il naso?
(La Repubblica)
continua...
martedì 17 giugno 2008
Date Storiche
Ad Ascot non si entra più senza slip.
Obbligatorio per le signore indossarle sotto gli abiti estivi.
(Il Corriere della Sera )
Una sola domanda mi sorge spontanea: ma i controlli chi li fa?
Cappotto
In Sicilia il centro destra stravince dappertutto.
Non che mi aspettassi grandi cose, soprattutto in quella regione.
Essere di destra riesce meglio alla Destra che alla Sinistra.
Finche ci facciamo dettare l'agenda politica da Berlusconi cercando di non apparire "troppo di sinistra" o "troppo laici" o "troppo ambientalisti", la spunteranno sempre loro.
Il PD sembra la versione politicamente corretta del PDL. La versione da salotto.
(Al momento) Forza Di Pietro! Poi si vedrà...
Interessi privati
di Ezio Mauro
NEL mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale, a limitare la libertà di stampa per sfuggire alla pubblicazione di dialoghi telefonici imbarazzanti, a colpire il diritto dell'opinione pubblica a essere informata sulle grandi inchieste e sui reati commessi, pur di fermare le indagini della magistratura.[..] continua...
(La Repubblica)
di Claudio Tito
[..]
Napolitano sta studiando le possibili soluzioni per evitare che le norme "salva-premier" diventino effettive. Ha incaricato gli uffici giuridici di valutare varie possibilità. Anche quella di controfirmare "in parte" il provvedimento. Un rinvio "parziale" alle Camere. Una strada, però, difficilmente praticabile.
Sul tavolo c'è pure la "bocciatura" integrale del testo. Una "extrema ratio" che Napolitano non scarta ma di cui coglie le controindicazioni: equivarrebbe a far saltare tutte le misure contro la criminalità e rimettere in libertà i tanti malviventi chi si trovano in carcere grazie alle aggravanti inserite nel decreto. Tant'è che a Letta, il presidente della Repubblica ha chiesto nuovamente di ritirare quei due emendamenti. "Presentati senza consultarmi".[..] continua...
(La Repubblica)
lunedì 16 giugno 2008
E te pareva...
Intercettazioni:SPUNTA LA NORMA «SALVA VESCOVI»
Più garanzie se si indossa l'abito talare? A giudicare dall'articolo 12 pare di sì. Tra le pieghe del decreto è spuntata una norma ad hoc per le intercettazioni che riguardano vescovi, e abati (poniamo per corruzione nella gestione di ospedali o scuole) il pubblico ministero deve inviare «l'informazione» addirittura «al Cardinale Segretario di Stato» presso la santa Sede. Mentre se si indagano semplici monaci e sacerdoti (per esempio per violenze sessuali ) si deve avvisare il vescovo diocesano.
(Il Manifesto)
Ricordo di Cuore
Dopo Cuore, praticamente, non c'è più stata satira.
In estrema sintesi: «Tutto inizia nell´autunno dell´88, dentro un baretto della primissima periferia milanese, zona Fulvio Testi, dove si affaccia il palazzo di vetro dell´Unità. (…) Michele Serra mi fa: "Sto pensando a un nuovo inserto di satira, come testata mi piace Cuore". Rilancia chi scrive: "Settimanale di resistenza umana sarebbe un sottotitolo giusto"». Queste sono le parole di uno degli eroi che diedero vita a uno degli indimenticabili esperimenti di satira politica e civile, nonché per l´appunto umana di una generazione fa: il giornalista dell´Unità Andrea Aloi, a cui si sarebbero affiancati il reggiano Piergiorgio Paterlini, «un purosangue dell´anima», e Sergio Banali, «calvo talismano adorato».
Poi la cronaca di Cuore procede per conto suo, fino al 1991 come inserto satirico dell´Unità (che aveva già fatto ballare il Pci con il supplemento Tango, messo in croce con il celebre e scomunicato "Nattango"), poi da solo e sulla via di diventare, sempre nelle parole di Aloi, un «fenomenino editoriale», una robetta da 124 mila copie, e anche caso di costume, con un picco eccitante di vendite nel 1993 nella fase dell´avviso di garanzia a Bettino Craxi.
Le successive direzioni di Claudio Sabelli Fioretti, dello stesso Aloi e in ultimo di Stefano Disegni costituiscono il fisiologico galleggiare e infine l´esaurirsi di un´avventura che è rimasta nella memoria degli italiani di sinistra (e magari non soltanto di sinistra, perché l´iconoclastia della pattuglia di Cuore non si ritraeva se c´era da prendere a sberleffi la propria parte), suggellata dal successo delle Feste di Cuore a Montecchio (Reggio Emilia), che in qualche occasione misero insieme giri d´affari da un miliardo di vecchie lirette.
Adesso che fra pochi giorni esce nella Bur un´antologia tematica della rivista satirica (Non avrai altro Cuore all´infuori di me, con il sottotitolo "Vita e miracoli di un settimanale di resistenza umana", a cura di Andrea Aloi, Chiara Belliti, Mauro Luccarini, Piermaria Romani), tutti coloro che ancora si considerano orfani di Cuore, e deprecano il fatto che adesso si fa sempre meno satira e tira aria di inciucio, conformismo o rassegnazione, potranno rifarsi gli occhi ripercorrendo le 320 pagine del libro, ritrovando tutti i collaboratori da Altan a Beppe Mora, da Paolo Hendel a Elle Kappa, Lia Celi, Lella Costa, Vincino, insieme al côté culturale e civile rappresentato da Goffredo Fofi, Luigi Banconi, Nando Dalla Chiesa, Stefano Rodotà, Adriano Sofri; e, alla fine, le testimonianze di «chi c´era», a cominciare da Sergio Staino fino a Patrizio Roversi, David Riondino, la Gialappa´s Band, Gino & Michele, Danilo Maramotti e insomma più o meno tutti i protagonisti della resistenza umana già citata.
E quindi, dato che c´è il documento ufficiale, un volume intero in cui perdersi, si potrebbe tirare un bilancio di quella stagione. Si potrebbe allora dividere politicamente e culturalmente Cuore lungo tre filoni. Il primo è naturalmente quello del manifesto etico, estetico e culturale della sinistra residua, che si agita nei pressi del muro di Berlino e osserva la crisi della "Repubblica dei partiti", in quei disastrosi primi anni Novanta, ridendoci su ma anche con la percezione di una specie di angoscia che arriva, con l´ansia indescrivibile di essere superati dallo spirito del tempo.
È l´atteggiamento che si qualifica con i titoli più celebri del giornale, da «Scatta l´ora legale, panico tra i socialisti» a «Hanno la faccia come il culo», e anche con la rubrica in cui Paterlini decodifica le tortuosità del lessico politico riportandole a una greve materialità, a un esplicito e rivelatore valzer di interessi.
Viene da dire, a distanza di tempo che è la parte che oggi sembra più caduca: perché a suo modo rappresenta ed esprime la difficoltà della sinistra a capire le dinamiche del cambiamento politico nella civiltà di massa, dominata dalla televisione e dai media: e chiama il clan, la "tribù" di Cuore, autori e lettori, alla resistenza nel nome di una più alta qualità morale (oppure nel nome dell´inferiore qualità etica e civile degli "altri"). Insomma, tira un po´ troppo aria di Pci e post-Berlinguer in quelle pagine, anche se spesso il riscatto viene da furenti invenzioni comiche.
Il secondo filone invece è quello meno stressato in chiave politica, in cui si prende sotto mano, con le formule dell´ironia e soprattutto della parodia, il costume in corso di dirompente e magari deprimente cambiamento. In un contesto simile, non è più la politica, i socialisti, il Caf, a finire sotto accusa, bensì la trasformazione, quella sì "epocale", dei gusti e degli atteggiamenti in seno al popolo. La reazione di Cuore al profondo cambiamento avviato negli anni Ottanta, per capirci, "dall´edonismo reaganiano", viene individuata con modalità di risposta ambivalenti. Perché da una parte si mostra lo spaesamento, ed è uno spaesamento effettivamente "di sinistra", davanti al franare di convenzioni e di stili sociali, e al manifestarsi di una collettività nazionale ampiamente contagiata dalla perdita di riferimenti e bussole.
Ecco allora il titolo che meglio di ogni altro fotografa questo spaesamento: «L´uomo della strada è una bella merda». Con il sommario che recita: «Servile coi nuovi potenti, sciacallo coi vecchi padroni, l´"homo insultans" si sta affermando in tutto il paese, parlamento compreso. Come riconoscerlo? Si muove in branco per aggredire gli isolati e ha riflessi lentissimi: in genere si accorge di esser governato da cialtroni disonesti dopo averli votati per mezzo secolo».
Pare di riconoscere in queste parole gli indizi della "diversità" di sinistra, l´orgogliosa sicurezza delle minoranze, e forse anche l´autopercezione di essere in ritardo rispetto ai tempi: da cui deriva di solito, ed è in effetti derivata, una fondamentale incomprensione dei fenomeni anche politici che si sono manifestati nel corso dei Novanta.
Naturalmente Silvio Berlusconi è il protofenomeno della tendenza in atto, e il titolo di Cuore lo espone a caratteri cubitali: «Grazie Silvio! Neppure Carlo Marx era riuscito a sputtanare così il capitalismo». Senza forse riuscire a vedere il cortocircuito che alla fine saldava l´Italia di massa al suo piccolissimo e potentissimo Cavaliere. E quindi continuando a considerare il Nano come un´anomalia inconcepibile, il frutto di una degenerazione della politica, senza individuarne le ragioni storiche e politiche.
Ragion per cui alla fine forse il filone più moderno rintracciabile in Cuore è la scoperta e la valorizzazione del trash. Che forse comincia con la messa alla berlina della Duna, l´auto più sfigata della Fiat, immortalata in un delirante calendario del 1992 («Duna è… prestigio») e in una serie di servizi distruttivi («Il ´900 grida: Grazie Duna»).
E prosegue con il ripescaggio, attraverso «I grandi poster di Cuore», delle canzoni di Alessandra Mussolini, «Eia Eia Tralalà», con tanto di testi riprodotti «dal suo primo Lp giapponese, Amore»: «Se vuoi fare all´amore / la risposta è ancora no / anche fossi un buon dottore / da te non mi curerò». Ovvero lascia intravedere l´Alba tra i bovari, cioè il mito Parietti fra gli allevatori a Cuneo, e via via tutto il normale panorama di anni che è difficile non riconoscere come nostri. Oppure ancora la stranota e insostituibile rubrica Chissenefrega. E che sotto questa luce consegnano a Cuore, alla sua irresponsabilità creativa e felice, il primato di una innovazione lessicale e culturale che ha davvero aperto una strada e lasciato un rimpianto.
Maggiordomi operosi
Puntuale ecco l'emendamento che toglie le castagne dal fuoco al Capo:
I relatori del decreto sicurezza Carlo Vizzini e Filippo Berselli hanno presentato due emendamenti al provvedimento all'esame dell'aula del Senato, che potrebbero essere propedeutici ad una sospensione delle azioni giudiziarie che riguardano, tra gli altri, il presidente del Consiglio.
(Corriere della Sera- Flash ore 15:00)
In Parlamento è partita l'operazione salva-Berlusconi. Come anticipato da Repubblica, al Senato sono stati presentati due emendamenti al provvedimento all'esame dell'Aula, che potrebbero essere propedeutici ad una sospensione delle azioni giudiziarie che riguardano, tra gli altri, il presidente del Consiglio.
(La Repubblica)
Matematico impudente
Claudio Sabelli Fioretti intervista Piergiorgio Odifreddi
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Hai la prova che Dio non esiste?
«Che cosa intendi per Dio? Se intendi la natura, Dio esiste. Se tu mi dici: "Esiste un dio della pioggia?" non posso dimostrare che non c'è, però oggi sappiamo come si forma la pioggia e non abbiamo più bisogno del dio della pioggia».
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[..]
Gioco della torre. Buttiglione e Cacciari, chi butti?
«Cacciari perché non ride mai».
Anche Gesù Cristo non rideva mai.
«Butterei anche lui dalla torre».
Andreotti o Cossiga?
«Andreotti ha il fascino del male. Io l'ho voluto incontrare solo per toccarlo».
Wojtyla o Ratzinger?
«Butto Wojtyla. Era un furbone mediatico».
Luciani o Giovanni XXIII?
«Butto Luciani. Era viscido».
Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta?
«Butto Padre Pio anche perché era fascista».
Non ti sembra di esagerare?
«Andreotti mi ha raccontato che lui agli inizi non voleva andare da Padre Pio, perché Padre Pio era addirittura contrario alla riforma agraria. Era un reazionario. Madre Teresa almeno era atea. Tra atei ci si capisce».
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qui l'intervista per intero
Walter Pisolo
Veltroni contro il governo: «Sorpreso e colpito dalla protervia con cui alcune cose vengono introdotte surrettiziamente»
Buongiorno Walterino, dormito bene?
Guerra per il pane
Questa faccenda del petrolio sta diventando una cosa seria.
Ma Scajola fra qualche giorno ci fornirà tutta l'energia nucleare che ci serve, gratis per tutti... Tempo un mese ed è tutto risolto.
Lo dice pure Berlusconi.
Gli effetti speciali di Tremonti
Si discute in questi giorni un'iniziativa sino ad ora molto fumosa nei suoi contenuti e nelle sue modalità, ma brillante per la sua denominazione, la Robin Tax, che nell'intento del suo inventore preleverà ai ricchi petrolieri per consentire politiche redistributive a favore dei meno abbienti. Per il pubblico vasto richiama una figura, il fuorilegge gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai poveri, che tutti conoscono fin da bambini, grazie al cartone della Disney.
Ma la Robin tax assesta anche un colpo di fioretto a quella piccola categoria professionale tanto odiata da Giulio Tremonti, la congrega degli economisti mercatisti. La Robin tax infatti richiama la ben pia Tobin tax, dal nome del premio nobel James Tobin che la propose per la stabilizzazione dei mercati valutari. Il Ministro Tremonti sembra aderire con grande entusiasmo allo spirito di queste prime settimane di governo, secondo cui l'importante è stupire e colpire l'immaginazione più che risolvere i problemi. Vorrei quindi fornire qualche piccolo appunto che forse sarà utile al Ministro quando vorrà tassare alla redazione del testo di legge.
Ricorderei che la grossa spinta all'aumento del prezzo del petrolio deriva da fenomeni che subiamo senza potervi ovviare, la crescita mondiale della domanda e i fenomeni finanziari legati ai mercati dei futures sul petrolio. Se pensa ad una tassa sui profitti, suggerirei di tenere in conto che gran parte degli utili vengono realizzati nella fase della produzione, non in quella della distribuzione e della vendita. Ma i re Mida, con l'eccezione dell'Eni, stanno fuori confine e fuori della portata del Ministro Robin Hood. Se invece immagina una tassa sui barili venduti, rammenterei che nei corsi di economia del primo anno si insegna come le tasse sulla produzione possono essere trasferite a valle sui consumatori attraverso un aumento dei prezzi finali; e che tale spostamento è tanto pù facile quanto più consumatori esprimano una domanda inelastica, il cui classico esempio è la benzina.
E non basta, per evitare questo, fare la voce grossa contro gli odiati petrolieri. Insomma, pregherei al Ministro di chiarirsi le idee. O, almeno, di rinunciare a coinvolgere il mio caro amico Robin.
Little John - LaVoce.info
Uno serio
“Credo che in un sistema equilibrato dopo la bonifica congiunta di magistrati e avvocati i testi possono essere diffusi. Aspettare il rinvio a giudizio comporta il rischio che la gente non sia informata dei grandi comportamenti di chi ha responsabilità politiche magari sotto elezioni….” (Stefano Rodotà)
Signora mia, dove andremo a finire...
LONDRA (Gran Bretagna) - La Chiesa d’Inghilterra ha celebrato il primo matrimonio con rito tradizionale fra preti omosessuali.
Ad Personam
Il Quirinale è preoccupato. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino altrettanto. Berlusconi lo sa, ma va avanti lo stesso.L'obiettivo è bloccare la sentenza del processo Mills dov'è imputato di corruzione in atti giudiziari. La strategia prevede due tempi: subito (oggi) un emendamento al decreto sicurezza, l'unico contenitore disponibile che gli può garantire la rapidità necessaria, per bloccare tutti i processi che "non destino grave allarme sociale" per i reati commessi fino al 2001 (come il suo). A seguire un disegno di legge per riproporre, con legge ordinaria, il lodo Schifani, inchieste congelate per le più alte cariche dello Stato.
(La Repubblica)
Durissime reazioni
di Jena
La decisione del governo di mandare i soldati a pattugliare le strade delle città ha provocato la durissima reazione di Veltroni: « ».
(La Stampa)
domenica 15 giugno 2008
Arrestateci tutti
A furia di luna di miele con il Capo, l'Italia si sta facendo allegramente imporre un regime autoritario di tipo sudamericano.
Il disegno di legge sulle intercettazioni è un piccolo colpo di stato che sta passando sotto silenzio. Pugno di ferro contro gli zingari ma si chiudono occhi e "orecchie" contro i colletti bianchi.
E' proprio un regime di destra senza se e senza ma.
Veltroni dorme...Ma perchè l'ho votato???
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di Marco Travaglio.
L’altro giorno, fingendo di avanzare un’”ipotesi di dottrina”, Giovanni Sartori ha messo in guardia sulla Stampa dai ”dittatori democratici” e ha spiegato: “Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno. Si impacchetta la Corte costituzionale, si paralizza la magistratura… si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi. E di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere ‘transitivo’ che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo”. Non poteva ancora sapere quel che sarebbe accaduto l’indomani: il governo non solo paralizza la magistratura, ma imbavaglia anche l’informazione abolendo quella giudiziaria. E, per chi non avesse ancora capito che si sta instaurando un regime, sguinzaglia pure l’esercito per le strade.
Nei giorni scorsi abbiamo illustrato i danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi. Ora è il caso di occuparci di noi giornalisti e di voi cittadini, cioè dell’informazione. Che ne esce a pezzi, fino a scomparire, per quanto riguarda le inchieste della magistratura. Il tutto nel silenzio spensierato e irresponsabile delle vestali del liberalismo e del garantismo un tanto al chilo. Che, anzi, non di rado plaudono alle nuove norme liberticide. Non si potrà più raccontare nulla, ma proprio nulla, fino all’inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Nemmeno le notizie “non più coperte da segreto”, perché anche su quelle cala un tombale “divieto di pubblicazione” che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro “contenuto”. Non si potrà più riportarli né testualmente né “per riassunto”. Nemmeno se non sono più segreti perché notificati agli indagati e ai loro avvocati. Niente di niente.
L’inchiesta sulla premiata macelleria Santa Rita, con la nuova legge, non si sarebbe mai potuta fare. Ma, anche se per assurdo si fosse fatta lo stesso, i giornali avrebbero dovuto limitarsi a comunicare che erano stati arrestati dei manager e dei medici: senza poter spiegare il perché, con quali accuse, con quali prove. Anche l’Italia, come i regimi totalitari sudamericani, conoscerà il fenomeno dei desaparecidos: la gente finirà in galera, ma non si saprà il perché. Così, se le accuse sono vere, le vittime non ne sapranno nulla (i famigliari dei pazienti uccisi nella clinica milanese, che stanno preparando una class action contro i medici assassini, sarebbero ignari di tutto e lo resterebbero fino all’apertura del processo, campa cavallo). Se le accuse invece sono false (come nel caso di Rignano Flaminio, smontato dalla libera stampa), l’opinione pubblica non potrà più sapere che qualcuno è stato ingiustamente arrestato, né come si difende: insomma verrà meno il controllo democratico dei cittadini sulla Giustizia amministrata in nome del popolo italiano.
Chi scrive qualcosa è punito con l’arresto da 1 a 3 anni e con l’ammenda fino a 1.032 euro per ogni articolo pubblicato. Le due pene - detentiva e pecuniaria - non sono alternative, ma congiunte. Il che significa che il carcere è sempre previsto e, anche in un paese dov’è difficilissimo finire dentro (condizionale fino a 2 anni, pene alternative fino a 3), il giornalista ha ottime probabilità di finirci: alla seconda o alla terza condanna per violazione del divieto di pubblicazione (non meno di 9 mesi per volta), si superano i 2 anni e si perde la condizionale; alla quarta o alla quinta si perde anche l’accesso ai servizi sociali e non resta che la cella. Checchè ne dica l’ignorantissimo ministro ad personam Angelino Alfano.
E non basta, perché i giornalisti rischiano grosso anche sul fronte disciplinare: appena uno viene indagato per aver informato troppo i suoi lettori, la Procura deve avvertire l’Ordine dei giornalisti affinchè lo sospenda per 3 mesi dalla professione. Su due piedi, durante l’indagine, prim’ancora che venga eventualmente condannato. A ogni articolo che scrivi, smetti di lavorare per tre mesi. Se scrivi quattro articoli, non lavori per un anno, e così via. Così ti passa la voglia d’informare. Anche perché, oltre a pagare la multa, finire dentro e smettere di lavorare, rischi pure di essere licenziato.
D’ora in poi le aziende editoriali dovranno premunirsi contro eventuali pubblicazioni di materiale vietato, con appositi modelli organizzativi, perché il “nuovo” reato vien fatto rientrare nella legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Significa che l’editore, per non vedere condannata anche la sua impresa, deve dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni contro le violazioni della nuova legge. Come? Licenziando i cronisti che pubblicano troppo e i direttori che glielo consentono. Così usciranno solo le notizie che interessano agli editori: quelle che danneggiano i loro concorrenti o i loro nemici (nel qual caso l’editore si sobbarca volentieri la multa salatissima prevista dalla nuova legge, da 50 mila a 400 mila euro per ogni articolo, e accetta di buon grado il rischio di veder finire in tribunale la sua società). La libertà d’informazione dipenderà dalle guerre per bande politico-affaristiche tra grandi gruppi. E tutte le notizie non segrete non pubblicate? Andranno ad alimentare un sottobosco di ricatti incrociati e di estorsioni legalizzate: o paghi bene, o ti sputtano.
Ultima chicca: il sacrosanto diritto alla rettifica di chi si sente danneggiato o diffamato, già previsto dalla legge attuale, viene modificato nel senso che la rettifica dovrà uscire senza la replica del giornalista. Se Tizio, dalla cella di San Vittore, scrive al giornale che non è vero che è stato arrestato, il giornalista non può nemmeno rispondere che invece è vero, infatti scrive da San Vittore. A notizia vera si potrà opporre notizia falsa, senza che il lettore possa più distinguere l’una dall’altra. Tutto ciò, s’intende, se i giornalisti si lasceranno imbavagliare senza batter ciglio.
Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti.
(Voglioscendere)