venerdì 26 dicembre 2008

Vacanze forzate

Scusate ma le ferie mi stanno distruggendo, sono sfinito.
Divertirsi sfianca.

Appena torno a lavoro sarò più tranquillo e riposato e riprenderemo le pubblicazioni.

mercoledì 24 dicembre 2008



W la Catalogna

Per poter vedere una cosa del genere e per poter dire che non è il massimo, bisogna andare in Spagna, da noi non si può:
siamo tutti in libertà vigilata.




Pensate solo a quello che potrebbe fare Corrado Guzzanti....


(ok, Gabriele?)

Come Povia.

Giuseppe Povia- Per sette mesi è stato un cantante

"Cattolici non si nasce. Lo si diventa in base a chi frequenti. Anche io ho avuto una fase cattolica è durata sette mesi poi l'ho superata e ho anche convertito due miei amici che credevano di essere cattolici e invece adesso sono atei"
(Una mia dichiarazione a Panorama di qualche anno fa)

Manca poco e avremo i roghi. Sono soddisfazioni.

lunedì 22 dicembre 2008

Dio è Laicista


Pare che Dio nonostante tutte le perfezioni continui a disubbidire ai precetti Ratzingeriani.
Poche ciance, Ratzinger ha detto che al mondo esistono solo maschi e femmine: E BASTA! Gli endocrinologi si rassegnino.

Dio però, per rimanere solo a quelle biologiche, continua a creare eccezioni alle regolette papali.
Se continua di questo passo prima o poi si becca una scomunica.


Anticipazione:
Domani il Papa esprimerà la sua ferma condanna nei confronti del moto delle maree.
"Basta con questo su e giù ambiguo. Quello che in realtà si vuole ottenere è il matrimonio gay! Francesi convertitevi!"

Irricevibili


I Torquemada italioti in Europa collezionano figuracce:

STRASBURGO
- La Corte europea per i diritti dell'uomo ha respinto, giudicandolo "irricevibile", il ricorso presentato da diverse associazione contro la sentenza della Corte d'appello di Milano sul caso di Eluana Englaro.
(La Repubblica)

Casini in piazza


Sabato sera, dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, ha preferito non reagire a caldo. Si è preso del tempo per riflettere sul lungo «sermone» di fine anno pronunciato da Silvio Berlusconi e sulla proposta, a sorpresa, del presidenzialismo. Ma ora a Pier Ferdinando Casini tutto è chiaro, lampante: «Altro che sorpresa. Il suo è un discorso coerente, molto coerente: vuole eliminare tutto ciò che è di impaccio nel rapporto tra lui e il popolo e così facendo trasformare completamente il quadro politico ». È quasi un grido d’allarme, quello del leader Udc: «Vuole mettere da parte i partiti per il suo progetto plebiscitario». Un progetto dal quale Casini prende nettamente le distanze. Anche se fa notare che è solo la logica conseguenza di un discorso avviato un anno fa: «La nuova proposta è in realtà il compimento della svolta del predellino, quando annunciò un nuovo partito mentre il dibattito nel centrodestra stava salendo di intensità».
Anche questa volta, in effetti, ha fatto l’annuncio più importante solo alla fine, rispondendo all’ultima domanda della conferenza stampa.
«Così è l’uomo. Certo, ci sono state anche le stagioni del Berlusconi moderato, quasi il continuatore della Dc. Ma noi che lo conosciamo bene abbiamo capito da tempo che c’era una differenza tra ciò che diceva e ciò che realmente pensava. E che ieri ha cominciato a dire apertamente ».
Cioè?
«È ormai evidente che Berlusconi non si accontenta più di avere una maggioranza schiacciante in Parlamento. Pensiamo solo ai continui voti di fiducia: nei passati governi, ogni volta che li si chiedeva, ci si sentiva in dovere di giustificarli per non essere sottoposti alle critiche. Ora invece Berlusconi se ne vanta».
Sostiene che è costretto a ricorrere a quel tipo di strumento perché il presidente del Consiglio in Italia non ha poteri adatti per governare.
«Non prendiamoci in giro. Se nel nostro Paese siamo inefficaci è perché la politica è inefficace».
Ripete che ovunque in Europa il premier ha poteri più forti.
«Lasci stare l’alibi dell’Europa. Il presidenzialismo che propone, con l’elezione diretta, porterebbe ad una desertificazione della politica in Italia».
Un’operazione eversiva?
«Non è certo eversione, ma è senza dubbio una trasformazione radicale del sistema che ci ha governato per sessant’anni. Perché porta all’eliminazione, di fatto, dei partiti per privilegiare l’unico rapporto che per Berlusconi conta, cioè quello del "re" con il suo popolo. Certo, non gli si potrebbe dare del tiranno in quanto eletto dalla maggioranza dei cittadini, ma ogni contrappeso sarebbe eliminato. C’è coerenza nel suo progetto: un bipartitismo solo di facciata perché ha l’obiettivo di blindare il rapporto tra il leader e il suo popolo».
Perché insiste tanto con la coerenza del progetto berlusconiano?
«Perché è alla luce del discorso fatto ieri che vanno lette anche altre sue scelte. Basta pensare a quella di evitare in campagna elettorale i temi eticamente sensibili: meglio non creare problemi con questioni che fanno ragionare la gente. Forse ora potete capire meglio perché non abbiamo accettato di entrare del Pdl. E anche la denominazione Popolo della Libertà non è casuale: il popolo si sostituisce al partito».
Non le sembra però che, al momento, l’opposizione sia troppo debole per contrastare i suoi progetti?
«Purtroppo l’opposizione è più che debole: non esiste. O, meglio, ci sono diverse opposizioni. E quella di Di Pietro è certamente funzionale all’egemonia di Berlusconi. Tra l’altro penso che anche lui sarà d’accordo con il presidenzialismo ».
Anche la sua Udc però è all’opposizione. E più volte dal Pd sono giunti appelli al dialogo.
«Veltroni ha fatto bene a scrollarsi di dosso Rifondazione comunista. Poi però, con Di Pietro, è passato dalla padella alla brace. Speriamo che ora accetti il dialogo sulla riforma della giustizia: è il vero banco di prova per il riformismo del Pd».
Vede comunque possibile in futuro un’alleanza con il partito di Veltroni?
«Normalmente in Europa il centro è alternativo alla sinistra. E anche noi lo siamo. Certo, i discorsi di Berlusconi di ieri cambiano completamente il quadro politico. Perché queste tesi si allontanano dalla tradizione del popolarismo».
Quindi?
«Dobbiamo restare coerenti alla nostra anima popolare e al tempo stesso osservare come si evolve la situazione, a che cosa porterà il progetto di Berlusconi. Ma magari nei prossimi giorni farà marcia indietro ».
In Germania la Merkel governa con i socialisti.
«Beh, quella è un’eccezione. Comunque, prima delle prossime Politiche c’è ancora molto tempo. Vedremo, nel frattempo, che cosa succederà. E come reagirà anche il centrodestra alla nuova offensiva berlusconiana ».
(Il Corriere della Sera)

Attenti a voi miscredenti


Non dite le parolacce, fate i bravi altrimenti Gesù piange e scatta la denuncia:
Siticattolici propone sul suo sito un form in cui si può fare delazione dei siti blasfemi. Si dicono “in grado di intervenire e di sollecitare adeguate misure repressive nei confronti di questi siti collaborando con il Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’editoria della Guardia di Finanza. Va in tal senso l’affiancamento all’azione di monitoraggio intrapresa dal Comando Unità Speciali di Roma sotto la direzione del Gen. Basso e del Colonnello Giuseppe Montanaro”.
(via UAAR)

Siamo alle intimidazioni.
Alcuni cattolici hanno un'idea piuttosto primitiva della libertà di opinione.

Schizofrenia al governo

Pare che stiano tirando fuori l'idea della settimana corta. Lavorare 4 giorni a settimana, dice Sacconi.

Ma non si era detto che bisognava lavorare di più per guadagnare di più? Che bisognava legare il salario alla produttività?
Era la grandiosa idea della detassazione degli straordinari. Vi ricordate? Lavorare anche sabato e domenica.
Le aziende licenziano, nessun operaio è al sicuro, i precari vanno a spasso e Tremonti detassa gli straordinari.
Coerente no?
Ora si fa marcia indietro cercando di non perdere la faccia.

Tito Boeri sulla schizofrenia del governo:
I tecnici del ministero del Welfare legittimavano pubblicamente questa scelta perché per "sostenere la crescita e incrementare la produzione occorre lavorare di più". Sabato, nella conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha, invece, proposto di ridurre l'orario di lavoro, portando la settimana lavorativa a 4 giorni. E gli stessi tecnici che avevano fino a qualche settimana fa elogiato la detassazione degli straordinari si sono affrettati a rimarcare (sugli stessi giornali che avevano ospitato i loro interventi precedenti) che queste misure serviranno per "fronteggiare l'emergenza economica e salvaguardare i livelli occupazionali".

Intuendo lo smarrimento degli italiani, poniamoci la domanda che molti di loro si saranno posti: aveva ragione il Governo (e i suoi tecnici) un mese fa a incoraggiare il lavoro straordinario o ha ragione il Governo (e i suoi tecnici) a sostenere ora esattamente il contrario, vale a dire, l'orario di lavoro ridotto?

A giudicare dalle esperienze internazionali, la risposta è nessuno dei due. La detassazione degli straordinari era una misura del tutto anacronistica in una fase recessiva, quando si tratta soprattutto di contenere la distruzione di posti di lavoro. I texani amano parlare senza mezzi termini. Il più titolato studioso di domanda di lavoro, Daniel Hamermesh, viene da lì e in un recente incontro all'Isae ha definito la detassazione degli straordinari una misura "demenziale" nell'attuale congiuntura.
[..]
(La Repubblica)

domenica 21 dicembre 2008

Elogio di Fini

Aspettando Veltroni...

di Riccardo Barenghi

C’è un leader di sinistra nel centrodestra e si chiama Gianfranco Fini. Può apparire un paradosso ma non lo è se diamo al concetto di sinistra un senso più ampio di quello storicamente determinato. Non è di sinistra, Fini, se pensiamo a Carlo Marx e a tutte le evoluzioni e le applicazioni che il suo pensiero ha avuto nel corso del secolo scorso. Non lo è se pensiamo al modello di produzione, al superamento del capitalismo (che lui non ha alcuna intenzione di superare). Non lo è se ragioniamo sulla rivoluzione proletaria e lo scontro di classe. E non lo è, né potrebbe esserlo, per altre mille ragioni.

Ma lo è invece quando discutiamo di alcune delle questioni che sono oggi all’ordine del giorno del nostro dibattito: politico, storico e culturale. Valori e idee che servono (o servirebbero) a modernizzare il nostro Paese. Quando il Presidente della Camera sottolinea le responsabilità del Vaticano nel non essersi opposto adeguatamente alle leggi razziali, varate dal regime che fu idealmente suo, fa un doppio strappo: con la sua storia e con l’ideologia del suo schieramento per cui guai a chi tocca la Chiesa cattolica (la quale non a caso si è inviperita). Quando propone e ripropone il voto agli immigrati, l’ultima volta ieri per gli studenti stranieri, fa un altro doppio strappo: con la sua cultura d’origine e con quella dominante (soprattutto a destra ma non solo) che giudica queste persone come un utile usa-e-getta. E quando interviene sul caso di Eluana Englaro, auspicando una legge sul testamento biologico, compie un terzo doppio strappo: con i dirigenti e gli elettori del suo ex Partito (non tutti, si spera) e con quelli della maggioranza e del governo (anche qui non tutti), insomma con il senso o luogo comune che governa il centrodestra. E, ovviamente, scontentando di nuovo il Vaticano.

Altri esempi si potrebbero aggiungere, come il suo intervento sulla riforma della giustizia che deve essere bipartisan, quello sul caso Villari che deve essere risolto con le buone o con le cattive, quello sulla questione morale che attanaglia il Pd: «Sbaglia chi pensa di salvarsi mentre altri naufragano». Sono gesti importanti anche questi ma in fondo riconducibili al suo ruolo istituzionale. Gli altri invece danno l’idea di un personaggio che nel corso degli anni ha seriamente riflettuto sul suo passato, prendendone vieppiù le distanze. Con qualche uscita politico-mediatica che ha fatto notizia, il fascismo male assoluto, le visite al Museo della Shoah di Gerusalemme e ad Auschwitz, ma soprattutto dando l’impressione di un uomo che si preoccupa dei problemi futuri cercando di affrontarli liberandosi dal peso della sua storia, della cultura, dell’ideologia, dei valori, insomma di tutto quello che rappresenta la formazione di un uomo politico. Con laicità insomma, nel metodo e nel merito.

Certo, uno può chiedersi quanta buona fede ci sia in questa sua evoluzione, se lo faccia perché ci crede sul serio o solo per ritagliarsi un ruolo politico, oggi nel dialogo con l’opposizione e domani quando si porrà il problema di sostituire Berlusconi. Si può anche ricordare che spesso e volentieri, quando poi il premier lo ha richiamato all’ordine, Fini si è adeguato. Ma in politica le cose marciano e cambiano anche attraverso stop and go. Un passo indietro per farne due avanti: non lo disse proprio Lenin?