sabato 14 giugno 2008

Pork and Beans

Non li conoscevo. I Weezer, con un video sui fenomeni di Youtube, reclutati apposta per fare da sfondo alla loro canzone.
Carino.





ps
Sono diventati un fenomeno di youtube.

venerdì 13 giugno 2008

Compagni, ci siamo sbagliati


Finalmente qualcosa si muove.
A conferma che Raul Castro era diventato un ingombrante ferro vecchio.


Si fa per ridere eh...o no?


Più si è intelligenti meno si crede in Dio: è quanto ha concluso uno studio condotto da Richard Lynn, professore emerito dell’Ulster University - già al centro di ricerche ’spinose’ come, ad esempio, la relazione tra intelletto, sesso e razza. Secondo Lynn, sempre più spesso l’intellighenzia nazionale britannica si considera atea: un fenomeno che si spiega con l’aumento dell’intelligenza avvenuto nel secolo passato. Ma non solo. “Perché pochissimi professori universitari credono in Dio rispetto alla media della popolazione?”, chiede Lynn. “Io credo sia solo una questione di Quoziente Intellettivo, e gli accademici, in media, hanno un QI più alto degli altri”. E’ più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che chi ha un alto Quoziente Intellettivo creda nel regno de Cieli, insomma. Una visione che sembra confermata dal dato statistico: mentre il 68,5% dei britannici si definisce ‘credente’, la percentuale scende a 3,3 fra i membri della ‘Royal Society’. Le conclusioni della ricerca di Richard Lynn verranno pubblicate dalla rivista ‘Intelligence’

(UAAR )




Ma andate a lavorare

Ci sono persone che hanno così tanto tempo libero da avere il tempo di inventarsi sempre nuove idee per rompere le scatole agli altri.

giovedì 12 giugno 2008

Per i malpensanti, comunisti e giustizialisti.


Per quelli che pensano che i refusi di Berlusconi non sono casuali.

Nucleare per voi Solare per me

Scajola come Bush: mentre il secondo fa guerre per il controllo del petrolio, e il primo propugna urbi et orbi l'assoluta necessità dell'energia nucleare, entrambi a casa loro si affidano zitti zitti alle energie rinnovabili.

Avevamo già esaminato il magnifico ranch di Bush a Crawford, sogno di ogni ambientalista. Adesso scopriamo che Scajola, nella sua casa di Imperia, scalda l'acqua coi pannelli termici e produce energia elettrica con un bell'impianto fotovoltaico. Non pago, va in Giappone per una riunione dei Ministri dell'Energia del G8 e si mette a fare shopping di rinnovabili: un'azienda giapponese presenta agli illustri ospiti nuove pale eoliche per famiglie e il Ministro si comporta proprio come piacerebbe fare a noi... non resiste e ne compra una.

Come si diceva per Bush, anche Scajola sa qualcosa che noi non sappiamo?

Ricordiamocelo, quando ci costruiranno la centrale nucleare o l'inceneritore sotto casa, o quando resteremo al buio per problemi di approvigionamento energetico: c'è chi avrà comunque energia pulita e gratuita, perché quello che sapeva non ce lo ha detto preferendo raccontarci un sacco di balle.

(Petrolio)

mercoledì 11 giugno 2008

Scherzi da prete

Classifica delle presenze nelle edizioni principali (pranzo e cena) dei TG Rai, nel periodo 19 aprile 2005 (elezione di Benedetto XVI) -14 gennaio 2008, di quattro soggetti: il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Governo (Ministri e sottosegretari), il Vaticano (intendendo con esso il Papa e gli altri esponenti della Chiesa cattolica). Considerato 100 il tempo complessivamente dedicato dai telegiornali ai quattro soggetti indicati, le percentuali La ripartizione percentuale si riferisce, quindi, alla divisione in proporzione dei tempi tra questi quattro soggetti.

TG1 % durata hh.mm.ss
Governo (Ministri e Sottosegretari) 35,45 32.21.59
Vaticano 29,13 26.35.37
Pres. Del Consiglio 20,31 18.32.46
Pres. Della Repubblica 15,1 13.47.23
Tot. 100 91.17.45

TG2 % durata hh.mm.ss
Governo (Ministri e Sottosegretari) 34,41 21.54.08
Vaticano 32,17 20.28.23
Pres. del Consiglio 19,44 12.22.27
Pres. della Repubblica 13,98 8.53.41
Tot. 100 63.38.39




TG3 % durata hh.mm.ss
Governo (Ministri e Sottosegretari) 38,28 30.13.07
Vaticano 24,76 19.32.43
Pres. del Consiglio 20,01 15.47.57
Pres. della Repubblica 16,94 13.22.34
Tot. 100 78.56.21


e poi andate a vedere qui.

Sobrietà

Per i più bravi.
Guardare i due video in sequenza e trovare le trascurabili contraddizioni.







Ormai sono convinto.
La ministra impara a memoria e recita dei testi scritti da chissà quale porporato.

Ma Roma non era la capitale di Italia?
Ora scopro che è "la capitale della Cristianità che [..] si oppone strenuamente alle unioni omosessuali".
Chissà Garibaldi e Mazzini che ne penserebbero.

Dichiarazione di guerra


di Furio Colombo

Non credo che si potrà continuare a far finta di niente. “Famiglia Cristiana” diventa strumento della dichiarazione di guerra Vaticana. L’’annuncio si fa con un ultimatum alla vittima designata, il Partito democratico. La mitezza schiva e incline a scansare argomenti “sensibili” dimostrata continuamente dal Pd non ha intenerito il governo della Chiesa. A quanto pare il più vago odore di laicismo che si sente nei pressi del Partito democratico non è tollerabile nonostante gli impegni di auto mutismo di molti laici che avevano creduto, e ancora credono, nella “casa comune”.

L’’ultimatum ha il pregio di essere chiaro e rappresenta una tale clamorosa, irriguardosa, ingerenza che i cattolici dovrebbero essere i primi a dichiararlo non ricevibile. L’’ultimatum recita: o i radicali se ne vanno (vuol dire “vengono cacciati”) dal Pd, o se ne andranno i cattolici. Lo scatto della on. Binetti dice chiaro che se l’’ordine arriva (rifiuto di coesistenza nello stesso partito con i Radicali) l’’ordine sarà immediatamente eseguito. Con gentilezza il vice segretario Franceschini non si offende, non respinge. Dice solo che la questione “non è all’’ordine del giorno”. Fioroni è più netto. Riconosce che “il problema esiste” e a un certo punto i nodi verranno al pettine.

Silenzio compatto di tutta l’’area del Pd, dal vertice in giù, che si presume laica. Diventa perciò utile far sentire almeno una voce, la voce di questo blog che dice: L’’obbedienza al diktat spacca il partito. Obbedire agli ordini vuol dire forzare ciascuno ad andare per la sua strada. In caso di spaccatura non tutti andranno con Fioroni.

Se i radicali vengono cacciati bisognerà difenderli.

Dubbi nucleari

di Filippo Cavazzuti
[..]
Non molte sono le miniere di uranio nel mondo. Oggi meno di venti paesi estraggono il metallo, ma i più importanti sono appena tre: Australia, Kazachstan e Canada, che contengono circa il 50 per cento delle riserve note. (1) Seguono il Niger, la Russia, la Namibia, l'Uzbekistan, gli Usa, il Sudafrica e la Cina. E poiché i paesi sono così pochi, e alcuni anche molto poveri, si formerà una nuova Opec dell’uranio al pari di quanto fanno gli emirati? O, nel caso dell’Italia, si avrà una dipendenza dai paesi produttori come nel caso del gas russo? Si aggiunga che non esiste un mercato multilaterale degli scambi di uranio, ma soltanto contratti bilaterali. In queste condizioni, quale sarà il prezzo dell’uranio tra quindici o venti anni quando le centrali italiane saranno a regime ? Era di 7 dollari per libbra nel 2001, ma di oltre 120 dollari nel 2007. Continuerà a crescere nel lungo termine? E se crescesse di più del prezzo del petrolio o del gas, che fine farebbe la produzione di energia delle centrali nucleari? Dovrebbe essere sussidiata dal bilancio pubblico?
E se ad esempio nel futuro dovesse risultare più vantaggioso l'utilizzo delle centrali a gas rispetto a quelle nucleari, magari gestite da società per azioni - pubbliche o private che siano - che hanno fatto appello al pubblico risparmio per il finanziamento dei loro colossali investimenti, non si renderebbe quanto meno necessaria la ricerca di nuovi acquirenti e di nuovi mercati su cui collocare l'energia prodotta in Italia? Altrimenti, come ammortizzare gli impianti delle società quotate e difenderne il valore di mercato? Non a caso Francia e Finlandia, temibili concorrenti, già vendono energia elettrica anche fuori dei mercati domestici.
Sono soltanto alcuni interrogativi tra i tanti che vengono alla mente, come ad esempio quello del reperimento degli ingegneri nucleari non più prodotti dalla nostra università, a cui si dovrebbe cominciare a rispondere se, dopo il primo annuncio, si vuole evitare di imboccare una rovinosa via italiana al nucleare.
(LaVoce.info)

martedì 10 giugno 2008

Chiarimenti

Per chiarirsi le idee in fatto di intercettazioni.

Lucciole per lanterne

di

Leggetela, leggetela tutta l’intervista sulle lucciole a Mara Carfagna, ministro delle Pari Opportunità del Berlusconi IV, perché racconta molto bene l’Italia ipocrita del 2008, l’Italia neocattolica e moralmente irrisolta, quella che ha paura più di tutto di se stessa e delle sue pulsioni interiori, tutte da nascondere e negare in pubblico.

Le puttane, dice la signora ministro, non vanno perseguite (troppo buona) ma bisogna che esercitino lontano dagli occhi, «in case isolate», ovviamente senza insegne, «l’importante è che non avvenga a cielo aperto», che «non diano fastidio agli altri condomini», che non si vedano e non si sentano, insomma.

L’importante per Carfagna è che se noi cittadini perbene giriamo per le nostre strade possiamo far finta di stare in una cittadina linda e ideale, in cui tutti i mariti sono fedeli, i cespugli sono ben tagliati, i fiorellini colorati nelle aiuole e le carrozzine con le mamme felici, i boy scout che aiutano le nonne ad attraversare la strada. La parte indicibile del nostro essere - tipo le pulsioni che portano nove milioni di maschi italiani a comprare sesso - va rinchiusa e nascosta, negata ai nostri occhi perché non affiori alle nostre coscienze.

C’è dietro tutta una visione della vita, una visione farisaica e artificiosa, appena appena nazistella, ma in modo soft. Comunque, molto simile a quella per cui Berlusconi faceva togliere i panni stesi dai vicoli di Genova perché il teatrino doveva essere lezioso e perfettino nell’accoglienza del G8.

A proposito, poi si sa com’è andata.

(Piovono Rane )

Sulle intercettazioni


di Marco Travaglio
Pierpaolo Brega Massone
, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.

Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.

Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).

Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).

1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci: 45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.

3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato, anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse - sono pubblici concessionari - a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito - pur essendo soggetti privati - svolgono gratuitamente.

4) I giudici - si dice - devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.
(L'unità)

Mengele all'amatriciana

Con buona pace di tutti i Beppe Grillo del mondo, la levatura morale dei governanti italiani è esattamente pari a quella dei loro governati.
Nel bene e/o nel male.

ps
Se passa la legge contro le intercettazioni tanto cara al nostro Amato Premier, chirurghi come quelli del Santa Rita potranno continuare a squartare i pazienti impunemente.

Parole, parole parole


di Arrigo Levi
[..]
Si decidono specie di «tribunali speciali» per l’emergenza dei rifiuti in Campania e, poi, si capisce che è difficile sottrarre la questione al «giudice naturale», perché, come ricorda Andreotti a Scalfari nel film Il divo, «il problema è più complesso». Si minaccia il carcere ai clandestini e, poi, ci si accorge che non ci sarebbero penitenziari sufficienti, si ingolferebbero ancor di più i tribunali e tutto finirebbe come le «gride» di manzoniana memoria. Per l’Alitalia non solo il rischio di fallimento è più vicino, ma forse la soluzione «Air France» era proprio l’unica che poteva evitarlo. Licenziare gli statali fannulloni è un’ottima idea, ma neanche l’attivismo del benemerito Brunetta riesce ad assicurarlo senza infilarsi nel solito tunnel delle trattative sindacali che si sa già come finiscono. Levare le prostitute dalle strade è un proposito che non solo non trova nella maggioranza l’approvazione unanime, ma sembra colpire le vittime invece che gli sfruttatori. Infine, sulle intercettazioni appare subito chiaro come l’intenzione governativa finirebbe per assicurare l’impunità alla maggior parte dei criminali in circolazione, rafforzando peraltro l’idea che si vogliano garantire gli affari illeciti della solita «casta» di politici, amministratori e portaborse dei potenti.
[..]
(La Stampa )

Ardenti nostalgie

"Siamo proprio sicuri di aver fatto bene a vietare la caccia alle streghe?"

Se siete curiosi di sapere quale esponente politico (ovviamente cattolico) ha detto un boiata simile seguite questo link


Il richiamo della foresta


Pare che Rutelli e tutti i suoi teo-dem starebbero flirtando con Casini.
Magari il PD guarisce dalla sua schizofrenia.

Servizio accuratezza

Ogni tanto qui tocca fare servizio pubblico e smentire qualche bufala che circola vertiginosamente in Rete.

Quella di oggi è da far tremare le vene dei polsi, visto che è stata ospitata da Repubblica, il Sole24Ore e il Giornale e rilanciata con entusiasmo per ogni dove. Eccola:

Ma il vistoso scollamento tra le Borse e il mercato fisico – in un giorno al Nymex viene scambiato in media un miliardo di barili contro una produzione mondiale di 85 milioni - testimonia che l'attuale modello di contrattazioni è da cambiare.

Gli articolisti ed i loro emuli concludono immancabilmente che ciò dimostra come il mercato sia gonfiato e il prezzo del petrolio sia frutto di mera speculazione.

Ahinoi, è imbarazzante ma hanno sbagliato i conti. Il miliardo di barili (meno di due settimane di consumi mondiali, comunque) è relativo a tutti i contratti con scadenza da qui al 2016, mentre i contratti a scadenza luglio 2008 movimentano poco più di 100 milioni di barili. Altro che ondata speculativa!

Lo svelatore della bufala è un economista intervenuto a Radio24. Ma quello che stupisce è la velocità con cui tale toppa sia stata propagata, rilanciata, presa a modello a destra e a manca. C'è un'affannosa corsa a dimostrare che il prezzo del petrolio è mero frutto di speculazioni, forse per tranquillizzare e tranquillizzarci: passata la tempesta, tutto tornerà come prima.

(Petrolio)

lunedì 9 giugno 2008

Cattolicisti

di Alessandro Litta Modignani

Ha ragione Mario Monti quando fa notare sul Corriere della Sera che la parola “mercatista” non sta scritta in nessun vocabolario della lingua italiana. E’ un recente neologismo, inventato di sana pianta da coloro che, nell’epoca della globalizzazione, temono gli eccessi del libero mercato e auspicano un maggiore intervento dello Stato nell’economia e nel commercio internazionale. Giulio Tremonti, il cui ultimo libro riscuote grande successo, è il principale artefice di questa linea di politica economica, che i liberisti - ribattezzati appunto “mercatisti” - giudicano sbagliata e pericolosa.
Analogamente, durante gli anni del craxismo, andava di moda il termine “decisionista”, che altrettanto non significa nulla. Solo in un paese dalla vita pubblica inconcludente, bloccato dalla paralisi politica e amministrativa e incapace di riforme modernizzatrici, l’aggettivo “decisionista” poteva incontrare tanta fortuna, quasi che il fatto in sé di prendere una decisione - non importa quale - fosse più importante del merito della decisione stessa.
Anche la Chiesa e il mondo cattolico non sfuggono a questa tentazione, forse non demoniaca ma certo mistificatoria. Il termine “laicista” è entrato di prepotenza nel linguaggio pubblico di questo decennio e viene ripetuto in modo martellante e ossessivo. Certo esiste una laicità liberale – fondata sul principio “libera Chiesa in libero Stato” – e una laicità illiberale, la cui massima espressione è stato il comunismo (che poi, a ben vedere, altro non è che una scimmiottatura del cristianesimo). Anche il nazionalismo è una forma di fanatismo laico e illiberale, da combattere al pari di tutte le ideologie totalitarie. Ma “laicista”, per favore, cosa vuol dire ?
Per rispondere a questa domanda, venne in soccorso un paio d’anni fa l’allora presidente della Camera Pierferdinando Casini. Lo Stato è laico se riconosce il valore positivo della religione, sostiene Casini, altrimenti è laicista. Ma questa è una definizione di comodo, assolutamente falsa e arbitraria. Per essere autenticamente laico, lo Stato liberale deve essere rigorosamente neutro rispetto al fenomeno religioso: né favorevole, né contrario. Solo così esso tutela la libertà di credenti, non credenti e diversamente credenti. Se lo Stato è contrario alla religione, non è liberale; se è favorevole, non è laico, altrimenti i non credenti verrebbero automaticamente declassati a cittadini di serie B, almeno sotto il profilo culturale e valoriale.
Quando lo stesso Papa Ratzinger parla di “sana laicità”, tenta di nascondere, sotto l’ambiguità del linguaggio, la pericolosità del suo disegno politico. La laicità non può essere giudicata sana o non sana sulla base del giudizio espresso dal capo di una confessione religiosa, perché altrimenti si verifica una contraddizione in termini – fra “laico” e “religioso” - che infatti pesa come un macigno sulla vita pubblica italiana.
Chi difende il libero mercato, è un mercatista ? Chi difende la laicità, è un laicista ? Tutto ciò è ridicolo. Forse un modo di reagire potrebbe essere quello di definire il capo della Chiesa cattolica… un “cattolicista”. E’ una provocazione, certo, ma magari potrebbe servire a svelare l’inganno che si cela dietro l’uso distorsivo delle parole e delle idee.

(L'Opinione)

Vecchie novità

di RICCARDO STAGLIANÒ
Una fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi anni tutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio di emissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo.

Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più. E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".

L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?
"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jan%u0161a e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".


Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?
"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".

Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?
"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".

Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?
"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".

Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?
"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".

Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?
"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".

Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?
"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".

Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?
"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".

In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?
"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".

E il modello democratico, invece?
"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".

Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?
"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".

Ci dica come si affronta questa transizione.
"Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla".

Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?
"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".

A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?
"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore".

(La Repubblica)

Bavaglio ai media

CARLO FEDERICO GROSSO
Quando ha promesso di circoscrivere ai reati di mafia e terrorismo la possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali, e minacciato 5 anni di galera a chi intercetta fuori dai casi previsti dalla legge e a chi pubblica le conversazioni registrate, anche se in modo legale, Berlusconi forse sognava. Una giustizia finalmente fuori gioco nei confronti dei reati che possono coinvolgere i ceti di potere, una stampa finalmente imbavagliata su fatti e misfatti privati d'interesse pubblico.

Niente più manipulite, vallettopoli o scandali del calcio, niente più corruzione, concussione o insider trading, nessuna ulteriore, fastidiosa, pubblicità massmediatica. Il sogno di una vita.

Le reazioni si sono peraltro fatte subito sentire. Hanno protestato i magistrati per i danni che potranno subire molte indagini importanti, hanno protestato i giornalisti per la repressione della libertà di stampa e la violazione del diritto dei cittadini ad essere informati, hanno protestato Italia dei valori e Partito democratico. Il dato politico che più mi ha colpito è stata tuttavia la risposta di ieri della Lega. L'ex Guardasigilli Castelli ha infatti precisato di non condividere l'impostazione menzionata, poiché quantomeno nei confronti dei delitti di corruzione e concussione non dovrebbero essere frapposti limiti alle intercettazioni per non rischiare di favorire, appunto, la casta politica. Parole sacrosante, anche se in questo modo non si rimedierebbe ad ogni guasto, poiché rimarrebbero comunque esclusi dal diritto d'intercettazione i reati economici, che riguardano anch'essi la classe dirigente.

Al di là del modo estemporaneo con il quale ha richiamato all'attenzione il menzionato nodo politico-giudiziario, Berlusconi ha fatto ancora una volta botto. Da ieri affrontare, e risolvere in prospettiva limitante, il problema dei controlli giudiziari delle conversazioni interpersonali è diventato un'urgenza ineludibile. Avanti tutta, pertanto. E' verosimile che, come per la sicurezza, il governo si mobiliti. Il presidente del Consiglio l'altro ieri ha addirittura dichiarato che il relativo disegno di legge verrà approvato già nel prossimo Consiglio dei ministri. Ancora una volta un decisionismo irrefrenabile.

Detto questo, domandiamoci quali sono i termini reali del problema con il quale ci troviamo, ormai, costretti a fare i conti. Il tema delle intercettazioni ha due risvolti: uno giudiziario, uno massmediatico. Sotto il primo profilo ci si deve domandare quali sono i reati con riferimento ai quali è giustificato utilizzare uno strumento d'indagine invasivo qualè il controllo giudiziario delle conversazioni private. Sotto il secondo ci si deve domandare quale equilibrio si deve individuare fra le esigenze contrapposte di informare i cittadini sullo svolgimento delle inchieste giudiziarie e di salvaguardare la privacy dei soggetti intercettati. Con riferimento ad entrambi i profili Berlusconi sembra draconiano. Intercettazioni molto limitate, pubblicazione zero. La risposta, in questi termini, non ha peraltro senso.

Non ha senso, innanzitutto, che sia consentito intercettare soltanto nelle indagini che riguardano i reati di mafia e terrorismo. Occorrerà estendere comunque l'intervento ai reati gravi di criminalità comune, quali omicidi, rapine, estorsioni, sequestri di persona e quant'altro di questo tipo; se non lo facesse, il governo rischierebbe di contraddire assurdamente le esigenze di sicurezza tanto enfatizzate nella recente elaborazione del relativo pacchetto legislativo. Ho già accennato, d'altronde, alla necessità, avvertita da una parte della stessa maggioranza, di non creare inchieste penali ad incisività differenziata, le prime previste per la criminalità comune, le seconde per la criminalità dei colletti bianchi. Sarebbe una ignominia.

Più delicato è il problema che concerne il rispetto del diritto alla riservatezza ed il suo bilanciamento con il diritto-dovere di informare sulle notizie di interesse pubblico. Ha ragione chi sostiene che non è consentito pubblicare tutto ciò che emerge dalle intercettazioni legittimamente ordinate dall'autorità giudiziaria, poiché i cittadini, anche se indagati, hanno diritto a che non sia pubblicizzata ogni vicenda privata che dovesse emergere in quella sede. La privacy ha tuttavia un suo limite naturale. Quando la notizia riguarda l'oggetto dell'inchiesta, poiché l'indagine penale ha di per sé un interesse pubblico, una volta caduto il segreto investigativo non si può impedire la sua pubblicazione.

Quanto alle notizie che non riguardano l'oggetto dell'indagine penale, esse dovrebbero essere comunque espunte dagli atti del processo. Si deve inoltre evitare che l'intercettazione sia usata come una rete da pesca, lanciata in mare per vedere che cosa resta nelle maglie. Non è detto, infine, che l'intercettazione disposta per un reato possa essere indiscriminatamente utilizzata per ogni eventuale diversa imputazione. Vi è dunque, sicuramente, l'esigenza di una riforma del sistema vigente delle intercettazioni che non impedisce queste ed altre aberrazioni.

La materia, delicatissima, dovrebbe essere trattata, in ogni caso, con il cesello. Temo che nell'attuale contesto politico, di fronte alla prorompente vigoria del presidente del Consiglio, non sarà facile difendere i principi. La voglia di bavaglio è probabilmente troppo forte, nei confronti dei magistrati come nei confronti dei giornalisti.

Italia spaventata, Italia spaventosa


di Ilvo Diamanti
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Il mondo intorno a noi, d'altronde, ci appare affollato da estranei e stranieri.
Estranei: due italiani su tre ritengono che "gli altri, se gli si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia (loro) buona fede". Per cui guardano con sospetto crescente chiunque esca dalla loro cerchia più stretta. Famiglia, località, categoria professionale.

Ma soprattutto, temiamo gli stranieri. Siamo diventati, stiamo diventando xenofobi. Gli stranieri ci sembrano tanti. Troppi. D'altronde, quasi un italiano su due guarda con malcelata inquietudine gli immigrati. Regolari, irregolari o clandestini. Non c'è grande differenza, nel sentire comune. Anche perché, in effetti, la differenza non è così chiara. Gran parte dei regolari sono entrati da clandestini. Gran parte degli irregolari sono entrati regolarmente, da turisti; oppure erano regolarmente occupati. E oggi lo sono come prima. Ma irregolarmente.
[..]
Gli stranieri più stranieri di tutti, però, sono gli zingari. Tanto che non riusciamo neppure a definirli. Nomadi, rom, sinti. Chissenefrega. Sono zingari e basta. Mendicanti. Ladri di bambini. Ladri e basta. Senza fissa dimora. "Nomadi", appunto. Anche se e quando sono stanziali. Come i sinti veneziani, che si esprimono in dialetto, meglio di molti "indigeni". Per noi italiani, popolo immobile (quasi nove su dieci residenti nella stessa provincia in cui sono nati i genitori), con il mito della casa (in proprietà, per oltre 7 famiglie su 10). Una eresia. Da cancellare, semplicemente. Per cui oltre il 75% degli italiani chiede di sgomberare campi nomadi e quartieri illegalmente occupati da stranieri. In buona parte, senza preoccuparsi di trovare altre sistemazioni. D'altra parte, progetti volti a riqualificare la presenza e l'esistenza degli zingari attraverso la costruzione di zone residenziali attrezzate e dignitose, come a Venezia, hanno suscitato moti popolari. Organizzati, perlopiù, dai leghisti, che sull'insicurezza locale hanno costruito le recenti fortune elettorali. E giustificati da uomini del governo (come ha fatto Gasparri). Insomma, gli zingari: meglio farli scomparire. In un modo o nell'altro.
[..]
Tuttavia, conviene diffidare dei sondaggi. Leggerli con scetticismo. Collezionano percezioni "estorte". Il Paese descritto da questo Osservatorio certamente non è credibile. A confronto, "La notte dei morti viventi" è un film dei fratelli Vanzina. Non può essere vera una società così spaventata. Francamente un po' spaventosa. Da paura.
(La Repubblica)

Radicali (non) Nucleari

In una fase dove sostanzialmente tutti i paesi occidentali investono moltissimo sulla ricerca in campo energetico (e anche in ricerca sul nucleare di quarta generazione) e sono sporadici gli esempi di nuova progettazione di centrali nucleari di seconda o terza generazione, il nostro Ministro Scajola lancia la grande novità italiana: investimenti stratosferici per realizzare da qui a 10 anni un programma nucleare con le vecchie tecnologie. Che cos’è tutto questo se non una cortina fumogena per far credere ai cittadini italiani che la situazione è sotto controllo e che si sta facendo qualcosa? Lo ribadiamo con la forza di chi crede che i grandi problemi non si risolvono con la bacchetta magica ma, senza tabù, occorrono politiche che comprendano molti aspetti; alcuni dei quali sono giustamente stati rilevati nelle dichiarazioni conclusive del G8 giapponese. Risparmio ed efficienza innanzitutto; ricerca a tutto campo; utilizzo delle nuove tecnologie (e ve ne sono in molti campi già disponibili: dall’eolico al solare); differenziazione degli approvvigionamenti di idrocarburi fossili (costruzione di rigassificatori per affrancarsi almeno in parte dal ricatto energetico russo; realizzazione di centrali a carbone). In questo contesto le proposte del Governo italiano sono solo tanto fumo e niente arrosto. Se davvero tutto questo avesse inizio, si configurerebbe come una follia dal punto di vista finanziario e produrrebbe un danno economico al Paese di proporzioni enormi, con il risultato che magari proprio sul nucleare altri inizieranno a costruire con nuove tecnologie mentre noi saremo nuovamente a rincorrere.Invece di spot, sarebbe opportuno scrivere nero su bianco un piano energetico nazionale che indichi la strada per i prossimi 20-30 anni. Se la ricetta è semplicemente quella di Scajola, c’è puzza di bruciato!
(comunicato Radicale)

Passione fulminante

Tutta questo trasporto per il Capo a me inquieta.
Gli Italiani sono in piena luna di miele.
Appena si svegliano saranno dolori.

domenica 8 giugno 2008

La Parola a Carlo Rubbia

Aberrazioni cattoliche


VITERBO -
Si sono sposati con rito civile in un'ospedale romano un giovane paraplegico e la fidanzata cui il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, come sostengono i familiari, ha negato il
matrimonio religioso per «impotenza copulativa»: un'incapacità a procreare causata da gravi lesioni riportate in un incidente stradale avvenuto circa due mesi fa.
(il Corriere della Sera)


Non mi viene in mente niente per riderci sopra, sono semplicemente schifato.
Si potrebbe dire che in fondo se si accetta di essere spostati con rito cattolico si accettano anche le regole disgustose che ci sono dietro. Si potrebbe dire che questa roba si può chiamare tranquillamente EUGENETICA (i deboli non solo non si debbono riprodurre, ma nemmeno si devono sposare): tu "handicappato" non puoi pretendere una vita come gli altri, sei condannato alla solitudine, e non rompere.

Mi viene voglia di sapere come fa a capire un prete se qualcuno è affetto da «impotenza copulativa»... forse esperienza diretta...
(mi vergogno perfino della battuta che questa indecente notizia mi ha costretto a fare).

Foschi presagi


di Eugenio Scalfari
[..]
Le ragioni dell'impennata del prezzo del greggio sono due. La prima è l'aumento costante della domanda dei grandi paesi emergenti, soprattutto asiatici, mentre l'offerta è notevolmente più rigida. La seconda dipende dalla perdita di valore del dollaro.

Poiché gran parte delle transazioni sul greggio avvengono in dollari, si è instaurato uno strettissimo rapporto tra il tasso di cambio della moneta Usa e il prezzo del barile di greggio: il dollaro cade, il prezzo del greggio aumenta in conseguenza.

Cause analoghe spingono in alto i prezzi dei cereali e delle materie prime e derrate di base: aumento della domanda, rigidità dell'offerta, ribasso del dollaro sul mercato dei cambi.

Per alcune di quelle derrate si aggiungono elementi specifici. Il prezzo del mais per esempio rincara perché gli Stati Uniti ne consumano larghe quantità in funzione di energia attraverso il ciclo dell'etanolo. Si chiama bio-energia, usata al posto della benzina. Non basta a far diminuire il prezzo del greggio ma è più che sufficiente a portare alle stelle quello del granturco.

L'insieme di questi fenomeni ha come conseguenza l'aumento del tasso di povertà in tutto il mondo. Alla conferenza mondiale della Fao, conclusa lo stesso venerdì nel quale i fatti sopra ricordati sono avvenuti, le statistiche diffuse tra le migliaia di congressisti e di giornalisti hanno documentato che i poveri (cioè quelli che vivono con meno di un dollaro al giorno) sono ormai 900 milioni di persone. Saranno un miliardo nel 2010.

Nel frattempo le disuguaglianze di reddito hanno toccato ovunque dislivelli mai raggiunti prima. La conseguenza è un aumento delle tensioni sociali e una guerra tra poveri per disputarsi le briciole del lauto banchetto dei ricchi.

La conferenza della Fao ha documentato questa situazione preoccupante ma si è conclusa con un "flop" totale: nessuna strategia, nessun programma, nessun provvedimento. Tutti contro tutti, ballando sul crinale di un abisso energetico, alimentare, climatico, sociale, demografico. Nessuna "leadership". Barbara Spinelli ha descritto l'"impasse" mondiale che si sta verificando dopo la vittoria del cosiddetto "pensiero unico" in un articolo sulla Stampa di due giorni fa. Una voce nel deserto. Per tutti gli altri "i fondamentali" sono solidi, perciò è inutile preoccuparsi. A me sembrano matti.
[..]
(La Repubblica)

Il Vento fra le pale

MegaWatt prodotti da impianti eolici in Europa. Fate pure i vostri confronti.
Fonte:EWEA. Anno 2007


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Non abbiamo scelto il nucleare quando ancora si poteva.
Sceglieremo il nucleare quando ormai tutti lo abbandoneranno.

Nienti sacciu

Ma perchè ostinarci a pensare che gli italiani siano molto meglio dei politici che li governano?