Dove si fanno i documenti per diventare spagnoli!?
E da lunedi, probabilmente, il fossato tra Italia e Spagna diventerà il Gran Canyon.
Che depressione.
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MADRID - Il nuovo governo socialista spagnolo schiera più donne ministro che uomini: 9 a 8. Dopo aver giurato per il secondo mandato davanti a re Juan Carlos, il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero ha presentato il suo esecutivo. E per la prima volta nella storia politica della Spagna le donne sono più numerose degli uomini.
Oltre ad essere in maggioranza, alle donne è andato anche il ministero della Difesa, che verrà assegnato a Carme Chacon, 37 anni. La donna, che aspetta un figlio, è una delle figure in ascesa all'interno del Partito Socialista. Diversi dei membri chiave del precedente governo resteranno al loro posto, come il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos, il ministro dell'Economia Pedro Solbes e quello degli Interni Alfredo Perez Rubalcaba.
Sono cinque i ministri nuovi e quattro quelli non confermati, come il dicastero del Lavoro, Jesus Caldera. Fra le novità, il Ministero dell'Uguaglianza affidato a Bibiana Aido, 31 anni, il ministro più giovane
della democrazia spagnola e quello delle Scienze e dell'Innovazione, ruolo che sarà di Cristina Garmendia, 45 anni.
(La Repubblica)
sabato 12 aprile 2008
Spagna
venerdì 11 aprile 2008
Basta un poco di zucchero...
GENOVA — «L'ospedale Galliera deve assicurare la prescrizione della pillola del giorno dopo, come tutte le Asl liguri, non ci sono eccezioni », l'assessore alla sanità della Regione Liguria, Claudio Montaldo (Pd), sta scrivendo un nuovo capitolo dei rapporti tra la Regione e l'ospedale presieduto dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. E' successo che alcune donne abbiano segnalato la difficoltà di ottenere la prescrizione presso il Galliera. L'assessore ha chiesto spiegazioni e ha avuto dal direttore sanitario del nosocomio una risposta che, spiega Montaldo, «in sostanza attribuisce la responsabilità a un infermiere che a chi chiedeva di vedere il medico ha risposto di rivolgersi altrove. E questo perché il medico di turno era obiettore di coscienza e avrebbe rifiutato la pillola». In fondo l'infermiere cercava solo di evitare alla donna una perdita di tempo. Nella schermaglia con l'assessorato, il Galliera ha inviato ieri mattina una lettera in cui spiega di aver aperto «una verifica interna» sull'episodio e di aver rinnovato le disposizioni affinché le donne vengano in ogni caso indirizzate dal medico che «farà le valutazioni necessarie ». In questo gioco di fioretto, però, l'assessore non ci sta a passare da ingenuo: «Ho mandato una lettera al Galliera con cui in sintesi dico che devono garantire la presenza di un medico non obiettore di coscienza in ogni turno. Nella lettera chiedo che il Galliera mi informi su come intende attuare questa direttiva regionale che è valida per tutte le Asl». Al di fuori del linguaggio burocratico con cui sono stilate tutte le comunicazioni fra assessorato e ospedale, il succo è che il Galliera deve organizzarsi per dotare il pronto soccorso di un ginecologo non obiettore che possa prescrivere — sempre salve le valutazioni sanitarie — la pillola del giorno dopo. L'assessore non aspetta un sì o un no, la direttiva impegna il Galliera a dare seguito alle disposizioni della Regione, l'ospedale deve ora informare l'assessorato su «come » intende attuarle. Fino a pochissimo tempo fa il Galliera non aveva ginecologi non obiettori di coscienza, solo ultimamente sono stati assunti due medici non obiettori ma la politica dell'ospedale, il cui consiglio di amministrazione è presieduto dal cardinale Bagnasco e che ha avuto come ex presidenti Tettamanzi e Bertone, è contraria all'interruzione di gravidanza. Non è la prima volta che le linee guida della Curia si scontrano con la politica sanitaria regionale in tema di applicazione della 194 e di fecondazione assistita. La soluzione attuale, per le interruzioni di gravidanza, è di praticarle altrove e con personale di un altro ospedale, l'Evangelico. «Ma il Galliera — dice l'assessore— è convenzionato con il servizio sanitario pubblico e non può di fatto negare la possibilità di prescrizione della pillola del giorno dopo».
Scontro di poteri in vista
Il grigio «fair play» che aveva segnato le prime settimane della campagna elettorale è solo un ricordo, spazzato via dagli scambi di contumelie che segnano la vigilia del voto. Così Berlusconi, per Veltroni, è tornato a essere un tipo poco leale alla Repubblica e di fatto un pericolo per la democrazia, insieme al suo alleato Bossi.
E Veltroni, per Berlusconi, non è più il partner affidabile di qualche mese fa, in funzione anti-Prodi: oggi è solo il «sor Bugia», nonché l'erede del partito comunista. Era prevedibile. I toni civili non reggono nemmeno in democrazie dove il bipolarismo ha tradizioni migliori delle nostre. Finché, per convenienza, si riteneva che la sobrietà fosse la migliore strada verso il successo, abbiamo avuto una campagna quasi noiosa. Quando poi si è visto che l'aggressività rende di più, specie sul finire della contesa, siamo tornati alle vecchie abitudini.
Berlusconi sta giocando le sue carte con assoluta spregiudicatezza. E per la terza volta in pochi giorni ha tirato in causa il Quirinale. Nella sua ottica, l'ipotesi di favorire presto o tardi le dimissioni di Giorgio Napolitano non è solo «un'ipotesi di scuola». Al contrario, è una forma di pressione che va presa molto sul serio e che lascia presagire un confronto piuttosto duro fra i due palazzi della Roma politica. Ammesso, s'intende, che il Pdl vinca le elezioni nei due rami del Parlamento.
Si possono fare due osservazioni su questa strategia berlusconiana. La prima è che il leader del Popolo della libertà disconosce in modo esplicito la funzione di garanzia "super partes" incarnata dal presidente della Repubblica. Insistere nel ricordare che Napolitano è stato eletto da una sola parte politica, senza i voti del centro-destra, equivale a considerare il Quirinale alla stregua di una qualsiasi carica lottizzata. Con ciò negando in radice la funzione della presidenza così come è descritta nella Costituzione.
E in effetti l'idea di proporre una sorta di baratto fra il Quirinale e la presidenza del Senato non ha precedenti e suona offensiva verso le istituzioni.
La seconda osservazione riguarda la prospettiva berlusconiana. Cosa vuole ottenere, l'ex premier? Al di là del rispetto personale verso Napolitano, ribadito più volte in modo persino sospetto, si capisce che il prossimo governo Berlusconi - se e quando nascerà - non intende farsi condizionare dal Capo dello Stato. Stiamo assistendo ai primi segnali di un'insofferenza che potrebbe presto tradursi in uno scontro di potere. O almeno in una guerra di nervi dalle conseguenze imprevedibili.
Tanto più la maggioranza del centro-destra sarà vasta e compatta, tanto più Berlusconi si sentirà autorizzato a non riconoscere il ruolo di "garante" del Colle. È già accaduto con Scalfaro. Ed è accaduto in momenti cruciali con Ciampi (ricordate la legge Gasparri?). Potrà avvenire di nuovo.
(Il punto di Stefano Folli. www.ilsole24ore.com)
Se vi servisse un cavatappi.
Qualcuno avrà pensato a un fenomeno sovrannaturale, qualcun'altro a un esperimento alieno tipo incontri ravvicinati del terzo tipo, beh qualche dubbio verrebbe a tutti noi se vedessimo sparire in poche ore un lago sotto i nostri occhi.
E' accaduto sulle Ande, uno dei luoghi più freddi e inospitali del pianeta. Il lago Cachet II,due miliardi di metri cubi di acqua, è stato letteralmente risucchiato ed è scomparso in un paio di ore. Un fenomeno analogo era già successo diversi mesi fa. Questa volta a sparire, sempre in poche ore, era stato il lago Tempanos, 1,8 chilometri quadrati di acqua dolce.
I geologi hanno scoperto la causa dell'insolito fenomeno: l'innalzamento della temperatura del pianeta ha sciolto il tappo di ghiaccio che ostruiva da milioni di anni i tunnel sotterranei che si trovavano proprio sul fondo dei due laghi andini.
Se questo è un uomo...
La trascrizione dell’intervento di Berlusconi a Omnibus (La 7), del 10 aprile 2008
Polito la seconda domanda, mi promette che questa volta non farà licenziare nessun giornalista della Rai che la pensa in maniera sgradevole per lei come avvenne l’altra volta con l’editto bulgaro?
Berlusconi allora l’altra volta io non ho fatto licenziare in vita mia nessuno, e non ho fatto licenziare tanto meno qualcuno in Rai dove io non ho mai messo il naso, ho detto una battuta convinto che fosse una battuta diretta solo…
Piroso …e qualcun altro ce l’ha messo il naso Presidente.
B. beh, ma contro la mia volontà perché io non volevo assolutamente che si arrivasse alla decisione poi è stato lo stesso Biagi che ha deciso per una lauta eh… eh… risposta alle sue esigenze di… che… ha preferito di lasciare, ma io ho insistito fino all’ultimo che Biagi restasse in Rai. Cosa avevo detto; avevo detto che certi giornalisti come Biagi e Santoro avevano fatto un uso criminoso della televisione; continuo a sostenerlo anche adesso, soprattutto violando le regole della comunicazione elettorale, qualche volta…con Santoro basta che la gente guardi ancora oggi quello che combina Santoro e che fa combinare a Travaglio nella sua trasmissione per capire che è qualcosa che in una moderna democrazia non si dovrebbe permettere perche che Travaglio possa accusare chiunque di tutto, e di più senza avere un contraddittorio…
Polito quindi licenzia Travaglio allora
B. …è una cosa che non dovrebbe essere possibile in un servizio pubblico pagato coi soldi di tutti…
Polito …che fa, lo licenzia Travaglio?
B. porto a confronto ciò che han fatto le reti che io ho fondato e da cui mi sono distaccato quattordici anni fa, non c’e’ nella storia di Mediaset una sola, non solo un solo ciclo di trasmissioni alla Santoro, ma una sola trasmissione, uno speciale che sia d’attacco alla sinistra o personaggi di interesse della sinistra.
Piroso però Presidente, Tremonti ad Annozero ci è andato tranquillamente e ha esposto le sue ragioni cioè…
B. … scusi, sia oggettivo Direttore lei si vergognerebbe di aver qui una trasmissione come Annozero e non la permetterebbe mai, che poi ogni tanto ci siano degli alibi per cui fanno arrivare Tremonti, e in quella trasmissione lo fanno parlare, questo à l’alibi che non contraddice la regola della trasmissione.
Polito ma Presidente, ma la mia domanda è proprio questa: la chiudete Annozero ?
B. …ma non sarò io, io non ho mai, nemmeno, nemmeno, non ho mai, con…io sono l’editore più liberale che sia mai comparso sulla scena editoriale italiana…
Polito …e allora accetti anche Santoro
B. …lo domandi a tutti i direttori e giornalisti di Mediaset e della Mondadori, si ricordi cosa disse Montanelli, da cui qualche volta mi dividevano le idee, io non ho mai fatto un intervento sulla libertà dei singoli giornalisti, non ho mai imposto nulla al contrario di quello che fa la sinistra gravando di telefonate continuative i poveri direttori dei telegiornali e delle trasmissioni della Rai…
Polito vabbà le telefonate è meglio lasciarle stare
B. …domandi, domandi, scusi… ai direttori, io ho ricevuto una telefonata da Saccà e ne ho approfittato per fare quello che si chiede ad un leader politico di riparare a delle ingiustizie, a delle persone che pur essendo brave si vedevano preferite a chi aveva rapporti di altro tipo con chi decideva in Rai. Quindi quella telefonata che ho ricevuto, l’ho utilizzata per quello, con la mia segretaria che mi mandava le comunicazioni che erano venute da varie fonti, tra l’altro il fratello di una di queste attrici che e’ un nostro consigliere di Rieti e che mi sottoponeva il fatto di una scelta che era stata fatta dal produttore privato e disdetta per una vicinanza amicale da un funzionario della Rai che era, vabe’ mi scusi, io per dire…
Polito vabbè ma quelle sono raccomandazioni, sono raccomandazioni, succede a tutti.
B. …io non ho paura di ricevere nessuna smentita quando dico che io le telefonate non le faccio, che la sinistra ne fa tre o quattro al giorno allo stesso direttore minacciandoli, minacciandoli di antipatia o di rappresaglie future
Polito chi è questo direttore?
B. guardi non sto a fare nomi, domandi ai suoi colleghi direttori, non potranno smentirmi…
Polito glielo chiederemo…
B. guardi, io sono da sempre l’editore ed il politico più liberale della storia della Repubblica Italiana.
Nanni Moretti a Micromega
[..]"Assuefazione: siamo arrivati al punto che ormai quasi tutti consideriamo normali cose che in democrazia non lo sono per niente, e che infatti non sono mai accadute in altri paesi: per esempio, il monopolio televisivo privato in mano a una sola persona, che, incredibilmente, si candida per la quinta volta in quindici anni a governare con le sue improvvisazioni il paese. Come non sono normali le aggressioni verbali di Bossi e Berlusconi nei confronti degli avversari politici, delle istituzioni, della magistratura, del presidente della Repubblica. Parlare di "imbracciare le armi", non può essere considerata un'innocua battuta (anzi, Berlusconi ha detto: "E' una metafora", ma mi sembra che non gli sia ben chiaro il concetto).
qui l'articolo di Repubblica qui il video dell'intervista
giovedì 10 aprile 2008
Posta del cuore
I polacchi vogliono in patria il cuore di Wojtyla. Sognano di seppellirlo nel castello dei re a Cracovia. A tre anni dalla morte papa Karol in Polonia è più presente che mai. Per i polacchi è un’icona. È tutto. Pontefice, re, liberatore, simbolo religioso e culmine della storia della nazione. E allora il cuore deve riposare in terra polacca. Quel cuore pulsante, che ha sorretto Wojtyla fino all’ultimo, quel cuore che per la Polonia rappresenta anche la forza di risorgere dalla cappa della Cortina di ferro. Il segnale - in vista della beatificazione che in Polonia è attesa entro l’anno - è stato lanciato da vescovo Tadeusz Pieronek. Un personaggio importante. E’ stato segretario della Conferenza episcopale polacca, quindi buon conoscitore dell’atmosfera della Curia romana, e soprattutto è stato presidente del tribunale diocesano di Cracovia, che l’anno scorso ha concluso la prima tappa del processo di beatificazione. Con garbo curiale monsignor Pieronek ha affermato che “non è escluso” che dopo la cerimonia di beatificazione il cuore di Giovanni Paolo II venga inumato, quale reliquia, nella città dove è stato arcivescovo e cardinale: Cracovia. La dichiarazione di Pieronek è stata rilanciata dal sito dell’influente settimanale Wprost.
(UAAR)
qui l'articolo di Repubblica.
Prepariamoci al peggio
Ezio Mauro
[...] In due giorni, Berlusconi ha chiesto la perizia psichiatrica per i magistrati che indagano, si è rifiutato di sottoscrivere un patto bipartisan di lealtà repubblicana, ha accusato di comunismo il suo avversario, ha denunciato brogli elettorali prossimi venturi, fino all'attacco al Quirinale e alla denuncia della "mancanza di un regime di piena democrazia nel nostro Paese" perché la sinistra "occupa" tutto. Mentre il suo amico più fidato, costruttore di Forza Italia - Dell'Utri - ha annunciato che la destra dopo la vittoria riscriverà i libri di storia per espellere la Resistenza, e ha indicato agli elettori plaudenti la fulgida figura dello stalliere mafioso Mangano, definendolo (con l'esplicito consenso del leader) un "eroe" perché "condannato in primo grado all'ergastolo" non ha fatto dichiarazioni "contro di me e Berlusconi". Poco importa che i magistrati inquirenti lavorassero in nome del popolo italiano, e al servizio della Repubblica. [...]
(La Repubblica)
Qui l'articolo intero
mercoledì 9 aprile 2008
Il richiamo della foresta
Riccardo Barenghi
Più dell’amor poté il digiuno, ovvero più del fair play poté la vittoria. E così, dopo un mese di campagna elettorale tutto sommato educata, civile, addirittura noiosa per quanto fossero simili i programmi e ripetitivi i discorsi, siamo tornati all’antico. L’insulto, lo scontro ideologico, la rissa. La minaccia di prendere i fucili fatta da Bossi. L’odio per i comunisti (che manco esistono più) rievocato da Berlusconi. Il disprezzo per i magistrati che dovrebbero sottoporsi periodicamente a test di attitudine mentale rilanciato sempre dal Cavaliere. L’occhiolino strizzato ai mafiosi da parte di Marcello Dell’Utri, anche loro votano e fanno votare. E meno male che Veltroni aveva appena scritto una lettera al suo avversario per invitarlo a essere leale con la Repubblica, insomma a garantire un corretto funzionamento delle istituzioni e dei rapporti tra di esse. Un appello caduto nel vuoto, anzi peggio: «Irricevibile», è stata la secca risposta.
In un attimo siamo ripiombati nel passato, niente più promesse di riforme istituzionali fatte insieme, dei comunisti non ci si può fidare. Nessuna possibilità di avere un rapporto corretto con la magistratura, i pubblici ministeri sono malati mentali che devono essere curati. E così, quando Berlusconi sarà al governo, se lo sarà, le Procure di tutta Italia sanno che devono stare attente: se ti muovi ti fulmino. (D’altra parte pure i dirigenti del centrosinistra in questi ultimi anni non è che abbiano avuto rapporti idilliaci con la magistratura, dimostrando anche loro una certa insofferenza ogni volta che finivano sotto tiro). Per non parlare dell’amico e fedele consigliere Dell’Utri che, mentre promette di riscrivere la storia della Resistenza, addirittura arriva a definire il famigerato stalliere mafioso di Arcore un eroe. L’eroe Mangano. Lo dice così, a freddo, senza alcuna ragione plausibile. Lo dice evidentemente perché in Sicilia (e non solo lì) quella parte del Paese denominata mafia ancora conta nonostante le sconfitte subite. Conta, produce consenso ed è capace di riversare quel consenso verso tizio o caio. In questo caso è lampante verso chi. Non c’è niente da fare, nonostante i vari tentativi che in questi anni sono stati fatti, prima da D’Alema con la sua Bicamerale e poi da Veltroni con la sua proposta di riformare il sistema assieme a Berlusconi, e pure con la sua impostazione di una campagna elettorale per qualcosa e non contro qualcuno, niente da fare.
Il Paese normale non c’è, resta un sogno. E non c’è perché il Cavaliere, che pure era sembrato diverso da se stesso, che pure aveva aperto il dialogo con i suoi avversari, che pure aveva promesso una nuova stagione politica fatta di rapporti decenti con la futura, eventuale opposizione, di processi costituenti, addirittura di possibili larghe intese, non resiste al richiamo della foresta. Quando vede la meta a pochi metri non può fare a meno di scatenare i suoi spiriti animali. Il suo obiettivo è vincere a qualsiasi costo, e sa che ritirando fuori il vecchio armamentario sui comunisti, sui giudici, sui mafiosi che in fin dei conti non sono poi così male (non fu il suo ministro Lunardi a dire che bisogna convivere con la mafia?), il suo elettorato si eccita. Si mobilita. Magari perché si spaventa appunto dei «comunisti» che gli aumentano le tasse, dei pubblici ministeri che indagano dove invece bisogna chiudere un occhio o magari tutti e due. E va a votare. Per lui. Il quale lui, cioè Berlusconi, è anche capace di mettere insieme nella stessa giornata, nello stesso comizio, nella stessa frase, un’abnormità come quella sui magistrati malati di mente con una fesseria come quella sulle donne di destra più belle di quelle di sinistra. I comunisti con la mozzarella, la mafia con le barzellette, l’attacco politico più violento e minaccioso con l’ultima gag da varietà. Questo è l’uomo che tra meno di una settimana potrebbe essere il nuovo capo del governo. E semmai riuscisse a esserlo, governerà così, seguendo il suo istinto primario: dice che Bossi sta male e un’ora dopo smentisce di averlo detto, invita gli imprenditori a evadere le tasse e un’ora dopo nega di aver mai pronunciato quella frase che centinaia di persone hanno sentito. Spiega che Veltroni è una persona seria e affidabile e un attimo dopo rieccotelo un comunista che divora i bambini. (La Stampa)
Aborto in Palestina
Piccole differenze tra stati democratici e liberali (Israele) in stato di guerra permanente e stati teocratici e rivoluzionari (Palestina) sempre in stato di guerra permanente.
S. è tornata a casa e ha radunato i suoi bambini per un gioco: “Saltatemi sulla pancia”. Cinque figli fuori, uno dentro. Quello che non vuole perché è arrivato troppo presto, perché la famiglia già così non ce la fa. S. ha deciso da sola, quando si è scoperta di nuovo incinta, “11-12 settimane” le ha comunicato il dottore. Non ha potuto parlarne con il marito, con la madre o una sorella, non ha potuto parlarne con nessuno. Ha preso la decisione da sola e da sola ci ha provato. Si è buttata da un muretto cadendo sul ventre, ci ha messo sopra una bombola del gas. Ha cominciato a sanguinare, è stata ricoverata, ha perso il bambino. “L’ aborto tra i palestinesi è un tabù religioso e un crimine, viene permesso solo se la donna è in pericolo di vita. Eppure succede ogni giorno, spiegano le volontarie di un centro a Ramallah . Illegali, rischiosi, dannosi per la salute”. Costosi. Un medico può chiedere 5.000 shekel (quasi 900 euro), nel prezzo c’è l’incognita del carcere. “Se la donna non è sposata, la richiesta sale. E¹ ricattabile, deve mantenere il segreto”. A. ha pagato 400 dollari. Quattro anni fa è rimasta incinta di un uomo che non era suo marito e a Gaza può essere una condanna a morte. “Ero terrorizzata che i miei fratelli lo scoprissero e mi ammazzassero”, racconta. “Ho chiesto al ragazzo di cercare un dottore, è stato quasi impossibile trovare qualcuno che accettasse”. Nella Striscia, il mercato è ancora più sotterraneo. I medici negano che gli aborti clandestini vengano praticati. “Se ne parlo, quelli di Hamas mi uccidono”, dice un ginecologo. “Fino al 2005 spiega un altro era più semplice eseguire queste operazioni. Dopo che Hamas ha preso il controllo, i miliziani hanno dato la caccia ai dottori, sapevano chi era pronto a farsi pagare”. Ancora oggi nessuno ha scoperto dell¹aborto di A., ancora oggi, lei ha paura che qualcuno lo scopra. Il 40% su 333 donne intervistate nei campi rifugiati in Cisgiordania ha ammesso di avere abortito almeno una volta, il 54,4% secondo l’indagine della Palestinian Family Planning and Protection Association è venuta a sapere di altre che l’hanno fatto. “E’ un fenomeno nascosto, commenta il sociologo Barnard Sabila, che sta crescendo. I palestinesi se ne rendono conto, non ne vogliono parlare”. La Palestinian Family Planning Association è riuscita a ottenere dal muftì di Betlemme una fatwa che permetta la pillola del giorno dopo, ancora controversa per molti religiosi musulmani. “Nella nostra società, continua Sabila, la donna regge l’onore della famiglia, non l’uomo. Se una figlia perde la verginità o resta incinta senza un marito, la madre viene considerata responsabile quanto lei”. Maha Abu Dayyeh-Shamas sorride quando le chiedono se la sua organizzazione è pro-scelta. “Non mi posso permettere il dibattito ideologico. I casi che affrontiamo non sono una questione di diritto a decidere. E’ una questione di vita e di morte. Della donna. Un aborto illegale può metterla in pericolo, continuare la gravidanza anche. Chi cerca il nostro aiuto rischia di venire uccisa dai parenti, per cancellare l’onta di una relazione fuori dal matrimonio”. Gli uffici del Women’s Centre a Ramallah fanno da consultorio, offrono assistenza medica e legale. Qui nessuno suggerisce di abortire o spinge per la decisione, una denuncia porterebbe all’incriminazione. Le donne vengono messe in guardia contro le pratiche illegali, ricevono informazioni sulla contraccezione e la pianificazione familiare, consentite dalla legge islamica. “Le ricche possono sempre trovare una soluzione e andarsene in Libano, come fanno nella maggior parte dei Paesi arabi”, spiega Maha. Le altre provano in un ospedale israeliano, dove l’interruzione è consentita e spesso gratuita. Uno dei 41 comitati nel Paese decide se il caso rientri tra quelli previsti da una legge del 1977. “Quando la gravidanza è il risultato di violenza, di un incesto o c’è il pericolo di un delitto d’onore, continua, il via libera viene dato sempre”. Il suo gruppo sta facendo pressioni sui deputati palestinesi perché modifichino la bozza di una norma preparata dal Parlamento. “Le pene previste per gli interventi clandestini sono fino a dieci anni. Però legalizza l’aborto dopo un incesto e noi vorremmo che contemplasse anche lo stupro”. Con una mano allontana dagli occhi il fumo del tè e lo sguardo triste: “Devo rassegnarmi all’idea di non poter salvare tutte le donne. Le vittime ci saranno. (Il Corriere della Sera)
Buoni motivi per votare PD
Alessandro Gilioli
Olà: c’è di buono che nel rush finale la destra italiana ci sta dando finalmente dei buoni motivi per andare a votare. Uno magari era stanco, sfiduciato, e il Veltrusconi, e Calearo e la Binetti… e poi zac: in un solo giorno, questi riescono a spingerci alle urne con l’esame psichiatrico per i giudici, la riscrittura dei libri di storia, l’apologia dell’ergastolano Mangano, le cene con la ‘Ndrangheta e - per non farci mancare niente - pure la riabilitazione di Moggi.
Certo, ha ragione Bertinotti, il Pd non è di sinistra. Ma domenica purtroppo non siamo chiamati a scegliere tra uno schieramento di sinistra e uno di destra. Siamo semplicemente chiamati a scegliere tra una possibile classe di governo un po’ più civile e una decisamente più incivile.
(Piovono Rane)
PetroGate?
Allora. Visto che non voglio essere accusata di gossip petrolifero (non stavolta, almeno), eccovi subito le ineccepibili fonti della notizia, in ordine cronologico:
- Una rivista israeliana di energia, EnergiaNews.
- Il Guardian.
- L'ADNKronos.
Lo scottantissimo succo della faccenda sarebbe il seguente, secondo EnergiaNews: pare che Israele, malgrado il boicottaggio in atto, importi massive quantità di petrolio iraniano. Il sistema si avvale dei porti europei, principalmente quello di Rotterdam, dove con un giro di carte il petrolio viene "ripulito" della sua provenienza e rispedito ad Haifa. L'importatore è la società dell'oleodotto Eilat Askhelon. La fonte dell'informazione ottenuta da EnergiaNews sarebbe il management della società Israeli Oil Refineries.
Secondo ADNKronos, che riepiloga tutta la faccenda, Hojjatollah Ghanimifard responsabile del marketing internazionale della NIOC (la compagnia nazionale iraniana) ha vigorosamente negato l'esistenza di ogni commercio con Israele. Inoltre, l'editore di EnergiaNews ha confermato lo scoop ma non ha voluto rivelare il nome del Paese Europeo che farebbe da "intermediario" nella compravendita.
Il petrolio iraniano è particolarmente appetito sul mercato israeliano (e non solo su quello) per la sua migliore qualità, e noi sappiamo che con il problema dell'obsolescenza delle raffinerie c'è estremo bisogno di petrolio facilmente raffinabile.
Resta da vedere come andrà a finire questo scandalo. Probabilmente l'Iran negherà di conoscere la destinazione del greggio, Israele negherà di conoscerne la provenienza, e la responsabilità ricadrà sulla Nazione intermediaria... che resterà, ovviamente, sconosciuta.
(Petrolio)
martedì 8 aprile 2008
Per i più abili
Ad alcuni sembrerà paradossale, ad altri una speculazione accademica. A noi pare solo la verità figlia di una legge un po’ bislacca. Al Senato della Repubblica votare il PD può danneggiare il PD stesso. Assurdo? Continuate a leggere.
In base ai sondaggi effettuati nel periodo di Pasqua in Lombardia i partiti avevano le seguenti percentuali di voto:
- PDL+Lega 53,14%;
- PD+IDV 28,4%;
- Sinistra Arcobaleno 7,65%;
- UDC 5,24%.
Il premio di maggioranza viene assegnato al partito che prende più voti su base regionale e i senatori che la Lombardia esprime (47 in tutto) sono distribuiti in modo proporzionale tra i “voti validi” ovvero quelli dati ai partiti che hanno superato la soglia dell’8%.
Supponiamo però che, in seguito al nostro appello J, 22.000 (neanche poi troppi) lombardi decidano di votare al Senato invece che il PD la Sinistra Arcobaleno (SA). Cosa accade in questo caso?
Al PDL+Lega nulla: rimane stabile 53,14%. Il PD+IDV riduce la sua quota al 28,02%.
La SA “strappa” l’8.02% dei voti che le consente di superare la soglia di sbarramento dell’8%.
In questo caso i voti validi su cui ripartire i senatori non sono più solo quelli del PD+IDV e del PDL+Lega ma anche l’8,02% degli elettori della SA.
Pertanto il PDL+Lega otterrà un numero di senatori proporzionale a 53,14/(53,14 + 28,02 + 8,02)= 59,58%; il PD+IDV pari a 28,02/(53,14 + 28,02 + 8,02)= 31,42%%; la SA senatori per 8,02/(59,58 + 28,02 + 8,02)= 9%.
Il PDL+Lega vicerà così 28 senatori, il PD+IDV 15 e la SA 4.
Con lo spostamento dei voti dal PD alla Sinistra Arcobaleno, pertanto, la SA manda a Roma 4 senatori 3 dei quali vengono “rubati” al PDL+IDV e solo 1 al PD. Contrariamente a quanto si pensi, pertanto, votare SA al Senato in Lombardia, in luogo del PD, può aiutare a far perdere il PDL.
(Libera-mente)
Non possiamo non dirci Montanelliani
Ipse Dixit
«I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione»
Riso Amaro
Ci sarebbe un tema di cui forse varrebbe la pena di parlare, anche se non sembra importargliene nulla a nessuno.
Questo tema è il raddoppio negli ultimi tre mesi del prezzo del riso, l’alimento di cui si nutre più di metà della popolazione mondiale. Quella più povera, naturalmente.
Pare che il riso sia ai massimi storici, che il suo prezzo continui a crescere e che sia probabile, in diverse aree del mondo, che scoppino presto gravi tumulti del riso. Anzi, qualche rivolta in giro è già scoppiata in Guinea, Mauritania, Messico, Marocco, Senegal, Uzbekistan e Yemen. In Pakistan il trasporto delle derrate alimentari è protetto dall’esercito.
Ieri la Bbc, che guarda l’Asia con un occhio abbastanza attento, si chiedeva se il gigante indiano - la “shining India” della neoglobalizzazione - non sia in realtà prossima a una spaventosa carestia. Oggi un blog italiano racconta come ad Haiti la gente sia costretta a mangiar fango. Qualche giorno fa anche il Washington Post ha spiegato che la situazione è esplosiva, e che il pianeta può essere alla vigilia di una guerra del riso.
Bene, ora possiamo tornare a occuparci di Bossi, di Boselli e della Dc di Pizza.
(Alessandro Gilioli- Piovono Rane)
Porco Darwin
Il Porco del reato:
P.S.
Al GF si tromba, si tradisce, si litiga ma NON si bestemmia
Jena
lunedì 7 aprile 2008
Nemmeno io ci credo...
Ipse Dixit
Dove l'ho letta questa??? Ah si, il Mein kampf...
Rubare un ovetto Kinder
Un articolo commovente sui furti degli anziani. ________________________________________
BOLOGNA - Per rubare grammi 300 di grana padano, costo euro 4,75, l'anziano con il gabardine impiega 12 minuti. Ecco, si avvicina allo scaffale. Prende in mano il pezzo di formaggio, si mette gli occhiali, legge il prezzo al chilo (13,50 euro), la scadenza, il nome del caseificio... Sembra proprio un cliente come tutti gli altri. "Fanno tenerezza, i nostri ladri pensionati", dice Stefano Cavagna, direttore dell'iper Leclerc Conad alla periferia di Bologna. "Per portare via una busta di prosciutto o una confezione di formaggio - continua - impiegano fra i dieci minuti e il quarto d'ora. Ecco, adesso fa la faccia un po' arrabbiata, come se dicesse: 'guarda che prezzi'. Rimette il grana al suo posto. Fa un giro, va allo scaffale del parmigiano reggiano. Anche qui guarda i prezzi. Troppo caro: 422 grammi costano 7,05 euro, 16,70 al chilo. Può sembrare strano, ma l'anziano che ha deciso di rubare sceglie quasi sempre il prodotto che costa meno, per fare meno danni al supermercato e anche per mettersi in pace la coscienza. Ecco, torna al grana padano. Sempre lo stesso pezzo, ormai lo ha battezzato. Lo prende in mano, lo tiene in bella mostra. Dieci metri dopo lo mette nella tasca del gabardine ma lo tira fuori quasi subito, lo abbandona su un altro scaffale. Pochi passi ancora e torna indietro, riprende il formaggio e lo riporta nel suo scaffale. Poveretti, questi poveri ladri. Ci mettono tanto tempo che li becchiamo quasi tutti". Provocano angoscia, i film a colori che raccontano i furti dei vecchi. Film che per fortuna spariscono ogni sera, quando l'ipermercato viene chiuso e le registrazioni delle tante telecamere vengono cancellate. "Ecco, l'uomo ha trovato il coraggio. Non c'è nessuno intorno, mette il grana padano in tasca, si avvia verso la cassa. Ha comprato anche due rosette di pane, un pacco di pasta e le mele. Mentre è in fila alla cassa, si vede che ha paura. Si agita, si guarda intorno. Ma ormai è fatta. Tanti ci ripensano all'ultimo momento, tornano indietro e abbandonano la refurtiva dove capita, il salame fra le merendine e la carne fra le fette biscottate".