"E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente - se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio - la mordacchia messa (per ora sperimentalmente) alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa - che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.
Allora perché dedicare a questi allarmi un numero de 'L'espresso' se sappiamo che esso arriverà a chi di questi rischi della democrazia è già convinto, ma non sarà letto da chi è disposto ad accettarli purché non gli manchi la sua quota di Grande Fratello - e di molte vicende politico-sessuali sa in fondo pochissimo, perché una informazione in gran parte sotto controllo non gliene parla neppure?
Già, perché farlo? Il perché è molto semplice. Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, che erano allora 1.200, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 (1 per cento) rifiutarono e persero il posto. Alcuni dicono 14, ma questo ci conferma quanto il fenomeno sia all'epoca passato inosservato lasciando memorie vaghe. Tanti altri, che poi sarebbero stati personaggi eminenti dell'antifascismo postbellico, consigliati persino da Palmiro Togliatti o da Benedetto Croce, giurarono, per poter continuare a diffondere il loro insegnamento. Forse i 1.188 che sono rimasti avevano ragione loro, per ragioni diverse e tutte onorevoli. Però quei 12 che hanno detto di no hanno salvato l'onore dell'Università e in definitiva l'onore del Paese.
Ecco perché bisogna talora dire di no anche se, pessimisticamente, si sa che non servirà a niente.
Almeno che un giorno si possa dire che lo si è detto."
(
Umberto Eco)
"A mio avviso – perlomeno riguardo al berlusconismo (il fascismo lasciamolo perdere per ora) – sono più incline a ritenere che esso sia una rivelazione dell’anima italica nel suo complesso.Una ragione a sostegno di tale ipotesi può essere che Berlusconi garantisce alla maggioranza degli italiani quel conservatorismo sciatto, quell’acuta impressione di essere dei piccoli re nel proprio piccolo condominio, degli incontrastati padroncini, dei piccoli presidenti di se stessi, degli adulatori, dei prestanome. Non a caso l’Italia è uno dei paesi col massimo numero di proprietari per abitazione: e «la proletarizzazione della proprietà è il massimo supporto della conservazione» (Manlio Rossi Doria). La forza di penetrazione del fenomeno Berlusconi è ormai ben chiara: un misto di arrivismo, astuzia, capacità di intrapresa e di raccolta (oscura raccolta) di capitali, importanti sostegni politici, diffusione capillare del mezzo mediatico più potente e, grazie a quest’ultimo, costruzione veloce ma solida del consenso sulle masse. Il resto è storia attuale. Occorre dunque chiedersi: perché, nonostante questi misfatti, la maggioranza del popolo italiano tollera Berlusconi?"
(
Luca Massaro)
"Berlusconi è la più completa immagine dell’Italia, è l’Italia, l’Italia parassita e presuntuosa, l’Italia borghesuccia e impostora, l’Italia che non paga le tasse, l’Italia che fiancheggia la Camorra ma che poi si fa le pippe su Gomorra, l’Italia dei D’Alema e dei Veltroni, l’Italia che non sa esprimere una classe dirigente ma soltanto un pallone gonfiato che è comunque un pallone di qualche capacità imprenditoriale (guarda i soldi che seguita a fare). E’ l’Italia della sua televisione, è l’Italia dei suoi telegiornali, è l’Italia dei suoi congiuntivi pericolosi,è l’italia delle teste di cazzo che diventate berlusconiane - o antiberlusconiane isteriche, demenziali - pensano di avere una ragione di vita. Ne riparleremo caro Lémery. Gli Usa mi fanno arrabbiare per quanto sono avanti mentalmente, culturalmente, per entusiasmo, per moralità. L’Italia è un paese privo di qualsiasi morale, un Paese pagliaccio e arrogante, dove tutti insultano e nessuno studia e chi studia davvero se ne va. Non tornate, italiani in fuga, neanche per le vacanze."
(
Paolo Guzzanti)