Visto che il greggio tale e quale non si consuma, per verificare queste accuse occorre far riferimento innanzitutto al costo della benzina sul mercato internazionale, la famigerata quotazione Platts, che attualmente è 955 dollari per tonnellata. Questo prezzo, convertito in euro, equivale a 49 centesimi per litro di benzina raffinata, valore a cui vanno aggiunti 81 centesimi di tasse. Si arriva così a 1,30 euro per litro: la differenza rispetto al prezzo alla pompa di 1,46 euro è di 16 centesimi
di euro.
questo è il margine lordo a copertura dei costi di stoccaggio, trasporto dalla raffineria alla pompa, investimento sul distributore, compenso al gestore, pubblicità e promozioni varie con raccolte punti.
Negli ultimi tre anni il margine lordo si è collocato intorno ai 14 centesimi e pertanto l'accusa che i prezzi stanno scendendo lentamente è vera almeno in parte. Due sono le ragioni
1) le compagnie cercano di recuperare i bassi margini che hanno avuto nella prima parte del 2008, quando facevano fatica a trasferire alla pompa i forti rialzi del mercato internazionale;
2) aspettano di vedere che il calo sia duraturo, in quanto tutti si accorgono degli aumenti, ma pochi vedono i ribassi.
Le accuse alle compagnie muovono anche dagli straordinari profitti che stanno facendo negli ultimi anni grazie agli alti prezzi del greggio. Questi, però, originano per la gran parte nella produzione di greggio, mentre nella raffinazione la redditività è normale, mentre è pessima nella distribuzione. Nel primo trimestre del 2008 i profitti delle prime otto compagnie mondiali sono stati di 26 miliardi di dollari, il 40% in più di un anno prima. Quelli della distribuzione sono scesi del 41% a 3,1 miliardi di dollari.
La regola nella ultracentenaria storia dell'industria del petrolio è sempre quella, ovvero che i profitti si fanno alla perforazione dei giacimenti e nella produzione di greggio, mentre poco si guadagna a valle.
Nelle ultime settimane in Italia esiste una maggiore concorrenza sulle offerte al self service innescata da Eni, compagnie italiana integrata che, forte dei guadagni nella fase a monte della produzione, può permettersi di ridurli ulteriormente nella fase distributiva. Ciò deriva anche da una ovvia maggiore sensibilità alle esigenze del mercato del suo azionista di riferimento, ovvero il Governo italiano.
Rimane il fatto che in Italia i prezzi sono più alti rispetto al resto dell'Europa di circa 3 centesimi di euro al litro, per effetto di un sistema distributivo meno efficiente. abbiamo oltre 22 mila punti vendita, un quinto dei punti vendita di tutta Europa, con un erogato medio troppo basso e con orari di apertura limitati, quando all'estero i distributori stanno aperti 24 ore al giorno. Paradossale che all'estero al distributore si può comprare di tutto: giornali, tabacchi, alimentari e farmaci. Da noi la cosa, che consente al distributore di spalmare i guadagni sui vari prodotti offerti, è quasi impossibile se non sulla rete autostradale.
In sintesi, l'opportunità, tutta italiana, di avere il distributore vicino casa a capillarmente presente sul territorio ha un costo. Il solito discorso del costo/beneficio vale anche per la benzina.
IlSole24Ore. Venerdì 22 agosto 2008.