Marciapiedi larghissimi, piste ciclabili, il traffico silenzioso di macchine ibride che in città usano il motore elettrico, tetti ricoperti di pannelli solari e miniturbine eoliche, orti rigogliosi al posto dei cortili degradati «e il vecchio Al Gore che, dopo aver fatto il vice di Barack Obama per otto anni, è diventato Presidente». Il mondo del 2020 sognato da Lester Brown, una delle voci più ascoltate tra gli ecologisti del sì, è più o meno questo.
Secondo le direttive del suo best-seller «Piano B» (è uscito l’aggiornamento «3.0», Edizioni Ambiente), la transizione energetica è stata tumultuosa ma proficua. Le fonti fossili sono state accantonate non su pressione di trattati difficili da applicare, ma perché non erano economicamente convenienti. «Il peak oil, il momento a partire dal quale la produzione di petrolio ha cominciato a calare è stato nel 2007, forse nel 2006 - dice Brown, a Torino per partecipare a un convegno su Aurelio Peccei (manager pioniere nell’ambientalismo) ospitato dalla Fondazione Agnelli -. Il punto di svolta è questo. Un evento che si trascinerà una serie di mutazioni a catena. Il segreto sta nell’indirizzarle nella direzione giusta».
Brown, agronomo di formazione, vede la rivoluzione, «perché di rivoluzione si tratta», in due settori: energia e agricoltura. «L’esplosione del prezzo del petrolio trascina con sé quelli dei prodotti agricoli. Ma non dobbiamo vedere solo il lato negativo. Prezzi più alti vogliono dire anche redditi maggiori per i Paesi poveri con grande potenziale agricolo. Il problema è che i sussidi negli Usa distorcono il mercato».
Brown è un ecologista pragmatico. Favorevole ai treni ad alta velocità, non contrario agli Ogm. E fiducioso nel riequilibrio del libero mercato. «Sono le sue distorsioni che indirizzano l’economia su una via distruttiva per l’ambiente. Il mercato è distorto da protezionismo, monopoli, sovvenzioni. Se i prezzi potessero esprimere il vero costo dei prodotti, anche il costo ecologico, sarebbero le scelte dei consumatori a orientare il grande cambiamento». In 10 anni? «Sì».
«Gli Usa, dopo Pearl Harbor, costruirono la più grande industria bellica mai esistita in due anni. Se c’è la volontà politica, e il supporto della popolazione, possiamo ristrutturare in un decennio l’economia. Per raddoppiare l’energia eolica ogni due anni e fare a meno del carbone nel 2020, dovremo costruire un milione e mezzo di turbine eoliche da 2 megawatt. Sembrano tante, ma l’industria automobilistica sforna ogni anno 60 milioni di veicoli e nell’Est degli Usa ci sono impianti sottoutilizzati, oltre a tanta mano d’opera specializzata. Partiamo di lì».
Il vento basterà a soddisfare la fame di energia? «Il Texas già oggi soddisfa i bisogni di un terzo della popolazione con l’eolico. È il Paese del petrolio, ma un petroliere ottantenne ha appena investito 10 miliardi di dollari nel vento: “Non si esaurisce”, è stata la spiegazione. Comunque anche geotermico e solare hanno enormi potenzialità. È questo il mix per il 2020». Poi c’è il risparmio. «Sostituendo le lampadine a incandescenza con altre più efficienti possiamo risparmiare il 13% dell’energia consumata oggi». E il nucleare? «Se aggiungiamo ai costi della costruzione delle centrali quelli dello smantellamento e dello stoccaggio dei rifiuti, non è conveniente. Basta guardare a Wall Street. Morgan&Stanley consiglia di investire nel vento».
Economia del vento più che dell’idrogeno. «L’idrogeno potrà essere un buon sistema di stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Ma più avanti. Ora abbiamo altre soluzioni a portata di mano». Per esempio? «Nei trasporti è il momento delle macchine ibride con presa elettrica».
E se il «Piano B» non funzionasse? Qual è il trend negativo che più la preoccupa? «L’erosione dei suoli e l’esplosione demografica». Ci sono una ventina di Stati che vanno a pezzi. Non dimentichiamoci che il massacro del Rwanda ha alla radice la sovrappopolazione. Non ripetiamo l’esperimento su scala globale». Meglio il «Piano B».
(TuttoScienze - La Stampa)
Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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