L'addio a Confindustria è avvenuto a Torino, in modo informale e in anticipo rispetto all'assemblea di maggio: Luca Cordero di Montezemolo passa il testimone al nuovo presidente designato, Emma Marcegaglia. E coglie l'occasione per attaccare i sindacati e fare la sua scelta di campo.
«È ormai chiaro - dice - che la trincea dei negoziati infiniti, del rifiuto di guardare con occhi obiettivi la realtà e soprattutto in che direzione va il mondo, serve solo e soltanto a difendere una casta di professionisti del veto». I sindacalisti, per chi non l'avesse capito. «In quattro anni - ha citato a titolo ad esempio Montezemolo, riferendosi alla trattativa sul modello contrattuale - le 3 sigle sindacali non hanno voluto o potuto raggiungere un accordo, badate bene, non con noi ma tra di loro».
«È veramente ora - ha proseguito Montezemolo tra gli appalusi degli imprenditori presenti al Lingotto - che il sindacato apra gli occhi e si confronti con il mondo reale, rinunciando a pratiche vecchie, come quegli scioperi rituali e inutili che ogni due anni accompagnano puntualmente i rinnovi contrattuali. Riti logori e vanamente costosi per i lavoratori e per le imprese». C'è invece bisogno «di un sindacato autorevole, capace di rappresentare gli interessi dei lavoratori e non quelli dei sindacalisti, che come si legge nel libro "L'altra casta", sono in Italia ben sei volte più dei carabinieri. Abbiamo bisogno - ha concluso - di un sindacato moderno anche per affrontare l'urgenza sociale con cui ci confrontiamo».
E poi, la dichiarazione d'amore verso Silvio Berlusconi: «Il risultato delle elezioni - analizza Montezemolo - conferma quanto andiamo dicendo da tempo: i lavoratori non si sentono più rappresentati da forze politiche e sociali incapaci di dare risposte vere ai loro problemi concreti. E sono molto più vicini alle nostre posizioni che non a quelle dei sindacalisti».
Passa qualche minuto e il segretario della Uil Luigi Angeletti prova a buttarla sull’ironico: «Se fosse così – dice riferendosi alla tesi di Montezemolo – saremmo tutti contenti. Gli industriali – aggiunge – trattassero meglio i lavoratori, così questi saranno ancora più vicini». Commenta le parole del presidente uscente degli industriali anche Raffaele Bonanni, leader della Cisl: «Si tratta di un attacco ingeneroso e generico – dice – Chi è senza colpa scagli la prima pietra. Così facendo si bloccano solo i necessari processi di riforma e si fa il gioco di chi non vuole cambiare nulla. Non è con il populismo o peggio cavalcando le campagne strumentali contro il sindacato – conclude – che si risolvono i problemi del paese e delle imprese».
E infine arriva la dura reazione del segretario della Cgil Guglielmo Epifani: «Con le sue dichiarazioni – spiega – il presidente di Confindustria sta soffiando sul fuoco di una condizione sociale molto pesante con un linguaggio estremista e, come spesso gli capita in quest'ultima fase, senza alcun rispetto per il ruolo degli altri soggetti sociali: atteggiamento, questo sì, di casta. La Cgil - prosegue Epifani - lo lascia solo in questo esercizio di estremismo e non si fa trascinare sul terreno della rissa ma lavorerà, come sempre, per migliorare le condizioni retributive e i diritti dei lavoratori italiani, a partire dai temi della sicurezza sul lavoro. Lo lasceremo solo anche nella scelta di campo politica che ha prontamente assunto».
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Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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