venerdì 14 marzo 2008

Se i farmacisti obiettano

FLAVIA AMABILE
Era ottobre dello scorso anno quando il papa lanciava un'idea. I farmacisti dello Stato confinante, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, avrebbero fatto bene a introdurre l'obiezione di coscienza nel loro lavoro. Da un punto di vista pratico vuol dire che se qualcuno - tanto per fare un esempio - fosse andato a chiedere una pillola del giorno dopo, avrebbero dovuto rifiutarsi di venderla.

Della pillola del giorno dopo dovreste sapere un bel po' di cose se siete affezionati lettori di questo blog. L'obiezione è già abbastanza diffusa fra i ginecologi, anche gli infermieri vogliono poterla sbandierare, la inseriranno nel loro contratto. Se anche i farmacisti dovessero ottenerla come chiede il loro Ordine il problema della 194 sarebbe mezzo risolto: resterebbe davvero poco da applicare.

I farmacisti sono rappresentati da diverse sigle. Federfarma è la più laica. Invece l'Ordine nazionale dei farmacisti, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti e l'Unione cattolica dei farmacisti sono più vicine al Vaticano e stanno facendo il possibile per introdurre l'obiezione anche nelle farmacie. L'unico modo possibile è modificare la legge, l'articolo 38 del regolamento sanitario che prevede che i farmacisti dinanzi a una prescrizione medica, debbano consegnare il farmaco o a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile.

Se ne occuperà il prossimo governo, insomma, e per alcuni elettori anche questo forse farà parte delle scelte di voto. Ma nel frattempo l'obiezione di coscienza è illegale e a Bologna il 7 marzo una cinquantina di donne hanno organizzato una protesta contro la farmacia S. Antonio che si rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo. Hanno rovesciato del polistirolo a forma di pillole all’ingresso della farmacia, distribuito alcuni volantini e applicate alle vetrate della farmacia degli adesivi. Il farmacista è uscito fuori urlando, insultando e cercando di strappare il megafono ad una ragazza. Risultato della protesta: le ragazze sono state denunciate e scomunicate dal quotidiano cattolico locale ma in teoria anche il farmacista rischia una multa. Il presidente dei farmacisti bolognesi, Franco Cantagalli, era stato chiaro in una circolare del 17 novembre, aveva avvertito i suoi associati che chi non rispettava la legge era punibile con una multa, dai 3000 ai 18.000 euro, e poteva essere incriminato per: 'Omissione o rifiuto di atti d’ufficio e interruzione di servizio pubblico'. Un reato penale.

Eppure, reato o no, l'obiezione di coscienza è una realtà che va crescendo. I dubbi etici esistono, sono legittimi, ma è anche più legittimo ottenere i servizi previsti dalla legge in vigore. E allora? Carlo Flamigni del Comitato di Bioetica: 'Il problema è che oggi c'è un enorme numero di medici obiettori e in gran parte dei casi la scelta non è dettata dalla convinzione personale ma dalla convenienza o dal pragmatismo. Questo grande numero ha fatto sì che le gravidanze vengano interrotte con un ritardo sempre maggiore e mettendo sempre più in pericolo la salute della donna. Non si può andare avanti così: vanno presi subito dei provvedimenti'

Carlo Flamigni non chiede sanzioni, solo trasferimenti di opportunità etica. 'Si può costringerli ad andare a fare un altro mestiere. Io non metterei mai un medico Testimone di Geova a fare trasfusioni, e lui non lo chiederebbe mai. Quindi non vedo perché non si possa pretendere da chi lavora nei reparti di ginecologia di occuparsi della salute della donna a 360 gradi e non solo fino ad un determinato punto. Se poi il medico dovesse cambiare idea solosuccessivamente, sarà lui stesso a dover chiedere di lasciare l'ospedale per occuparsi di altro, o di essere trasferito in altri reparti.

'Non si può avere il monopolio della vendita dei farmaci e decidere anche di non venderne alcuni', ricorda invece Donatella Poretti della Rosa nel Pugno ai farmacisti cattolici. E quindi sì all'obiezione ma solo se 'consentiranno la completa apertura del mercato e i farmaci si potranno trovare al supermercato, come in Autogrill'.

(La Stampa)

0 commenti: