Posto per intero un divertente articolo sui casini a sinistra (vedi post precedente... ) scritti dall'unica giornale leggibile a destra che è Il Foglio:
Antonio Padellaro (direttore Unità) polemizza su Pollari con Valentino Parlato (Manifesto). Rossana Rossanda (ragazza del secolo scorso) fa cupe profezie su Veltroni (ragazzo del secolo attuale) e ironizza su Rifondazione. Eugenio Scalfari (Fondatore) su Repubblica tira sberle politiche a tutto il Prc, e tutto il Prc, come un sol compagno, replica a brutto muso su Liberazione. Emanuele Macaluso (riformista siciliano) sul Riformista difende il generale Pollari contro tanta parte della sua stessa sinistra. Parlato (prima pagina sul Manifesto) sfotte i diessini romani che hanno fatto la loro festa dell’Unità battezzandola “Democratic party” e prendendo come simbolo un bel bicchierone da cocktail: “Se dal partito si passa al party viene voglia di rovesciare tavolo e bicchiere”. Insomma, viva i vecchi!
S’avanzi la terza e quarta età. Nel moscio passaggio che conduce al Partito democratico, nel mesto solco del vorrei ma non posso (fenomenale W sul referendum: sono d’accordo ma non firmo, posizione che può rendere il percorso futuro più difficile: ho fame ma non mangio, ho sonno ma non dormo, ho freddo ma non mi metto la maglietta di Gattinoni), almeno loro armano polemiche, sparano pallettoni politici, rompono il noioso equilibrio mediatico. Per dire: il primo a tirare sassi nella piccionaia veltroniana, e manco era calato il sipario a Torino, è stato Giampaolo Pansa sull’Espresso. Il giovane media (e ammorba), il vecchio lotta (e diverte).
Ieri, per esempio, Liberazione pareva l’Avanti! dei bei tempi craxiani, quello con Ugo Intini direttore. Era tutto un batti e ribatti contro Eugenio Scalfari, appena una tacca sotto la condizione di traditore delle masse, nominato leader del “partito no-sinistra” dopo il suo editoriale di domenica scorsa. Bertinotti in persona gli dà del “totalitario”, una biografia così lo riassume: “Si scrive ‘scalfarismo’ si legge governo delle élite”, è “molto arbitrio e anche un po’ di arroganza”, mentre nella pagina accanto il dirigente della Cgil Nerozzi accusa: “Scalfari dice falsità”. Per non dire del segretario del partito, Franco Giordano, “visione totalizzante della politica”.
A dir la verità, pure la Rossanda, sulla stessa Liberazione, era stata dura, mancando a suo parere “l’analisi di questo capitalismo capace di mercificare tutto”, a destra e a manca, “soprattutto nel partito che è l’editore del tuo giornale”, aveva significato al mite e militante Stefano Bocconetti che la intervistava.
Poi era passata a Veltroni, che presto “sarà già bello che bruciato”, si capisce “è solo una sensazione”, così che ieri il Corriere poteva agevolmente corsivare sulla “profezia di Rossanda” rispetto al futuro leader del Pidì. Niente da dire: l’età qualifica e, soprattutto, rende meno ipocriti. Perciò, ecco anche lo scontro sul generale Pollari. Sull’Unità, Antonio Padellaro se la prende con Valentino Parlato, che ha difeso il generale (che lo stesso Padellaro andò a trovare, ricorda, introdotto nel suo ufficio da Pio Pompa).
Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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