giovedì 6 marzo 2008

RISANAMENTO A META'


di Tito Boeri e Pietro Garibaldi

Pubblicato il dato definitivo di finanza pubblica del 2007. Permette un primo bilancio della gestione dei conti pubblici sotto la regia Padoa Schioppa-Visco. Il risanamento c'è stato, ma quasi solo sul lato delle entrate, con un forte recupero di base imponibile. Modesti i risultati sulla spesa. In accelerazione anche la spesa corrente primaria, quella al netto degli interessi. Nel complesso la situazione dei conti pubblici è comunque significativamente migliorata rispetto a inizio legislatura. Occorre ora intervenire davvero nel contenimento della crescita della spesa. A partire dal rinnovo del contratto del pubblico impiego.

Con la pubblicazione da parte dell’Istat del dato definitivo di finanza pubblica del 2007 (e la revisione dei dati del periodo 2004-2006) è possibile trarre un primo bilancio della gestione dei conti pubblici sotto la regia Padoa Schioppa-Visco.
Il risanamento c’è stato, ma quasi solo sul lato delle entrate, dove, soprattutto grazie all’opera del viceministro Visco, si è avuto un forte recupero di base imponibile. Modesti i risultati sulla spesa. Nel 2007 la spesa corrente al netto degli interessi è risultata in accelerazione rispetto all’anno precedente. Nel complesso, la situazione dei conti pubblici è comunque significativamente migliorata rispetto a inizio legislatura. Occorrerà ora intervenire sulle spese, a partire dal rinnovo del contratto del pubblico impiego.

L’EFFETTO VISCO


L’indebitamento netto rispetto al Pil è sceso nel 2007 all’1,9 per cento. È il dato più basso da 10 anni a questa parte, meno della metà del deficit del 2005 (4,2 per cento). (1) I conti pubblici sono indubbiamente migliorati in questa, pur breve, legislatura.
Il risanamento è però avvenuto quasi interamente sul lato delle entrate. La pressione fiscale sul Pil ha raggiunto il 43,3 per cento del Pil, il dato più alto dal 1997, l’anno dell’Eurotassa. Il Ministero del Tesoro ha ieri contestato il dato sulla pressione fiscale. Oltre a non condividere nel merito le contestazioni, riteniamo istituzionalmente doveroso fare riferimento alle cifre ufficiali Istat. Le entrate rispetto al 2005 sono aumentate di quasi cento miliardi. Si tratta di una cifra immensa. Parte dell’aumento è fisiologicamente legato alla crescita del prodotto interno lordo, che nel 2006-7 è cresciuto in media dell’1,7 per cento contro uno 0,3 per cento nel quinquennio precedente. Ma la crescita delle entrate tributarie è stata nettamente superiore a quella del Pil nominale: le imposte dirette, in particolare, sono aumentate nel 2007 del 9 per cento, il doppio della crescita del Pil nominale. (2)
Vi è stato sicuramente un forte recupero di evasione fiscale. Le cifre ufficiali parlano di 11 miliardi nel 2006 e altri 7 miliardi nel 2007. Potrebbe trattarsi addirittura di una stima per difetto del recupero di base imponibile. Certifica un indubbio successo, il cui merito va attribuito principalmente al viceministro Visco.

LE SPESE

Dal punto di vista della spesa pubblica le notizie sono meno buone. Nel 2007 il totale delle uscite correnti è cresciuto del 4,5 per cento. Tenendo conto che il deflatore del Pil, un indicatore medio di aumento dei prezzi delle diverse componenti del prodotto, è cresciuto del 2,3 per cento, abbiamo avuto una crescita reale della spesa corrente di più del 2 per cento.
Bisogna però tenere conto che il 2007 è stato un anno particolarmente difficile per gli interessi sul debito, che sono cresciuti del 5,5 per cento. Gli interessi sul debito non sono sotto controllo diretto del ministero, anche se contribuiscono in modo significativo alla spesa corrente. Al netto degli interessi, la spesa corrente è cresciuta in termini reali attorno all’1,3 per cento. Questo dato, tuttavia, sconta lo slittamento al 2008 di alcune spese decise a settembre 2007 e la riduzione dei contributi alla Unione Europea (circa 2 miliardi). Sorprende, inoltre, notare che la spesa corrente al netto degli interessi è comunque in accelerazione, in termini nominali, rispetto al 2006.
L’andamento delle spese in conto capitale è stato addirittura negativo, ma la sua spiegazione è legata alla riclassificazione contabile dei rimborsi Iva sulla auto, come indicato dal comunicato Istat. Le spese in conto capitale avevano toccato nel 2006 il livello record del 6 per cento del Pil.
Complessivamente, i risultati dal lato della spesa corrente sono modesti ed è impossibile parlare di inversione di tendenza rispetto alla dinamica degli ultimi dieci anni.

UN BILANCIO CHE GUARDA IN AVANTI
Rispetto alla situazione del 2006, il governo Prodi ha dunque avviato una significativa opera di risanamento dei nostri conti pubblici. Si è trattato di un risanamento condotto quasi interamente sul lato delle entrate, frutto di una scelta politica sancita dalla prima legge Finanziaria dell’esecutivo uscente.
Tenendo conto del ciclo economico favorevole, si poteva sicuramente fare di più. Bene ricordare che il governo uscente ha deliberatamente scelto di spendere almeno 12 miliardi di euro in due decreti straordinari a giugno e settembre 2007, senza i quali il nostro indebitamento sarebbe sceso attorno a un punto di Pil.
Il nostro paese ha un impegno inderogabile a riportare il bilancio in pareggio entro il 2011. Sarebbe stato meglio avvicinarsi a quell’obiettivo al più presto per poi varare in forma continuativa, e non con misure una tantum come quelle decise nell’autunno scorso, provvedimenti a sostegno delle famiglie più povere. È con un bilancio in pareggio che si possono anche avere maggiori margini per quelle politiche anticicliche che oggi in molti invocano di fronte al peggioramento della congiuntura.
Per raggiungere il bilancio in pareggio entro il 2011 occorrerà nei prossimi quattro anni un aggiustamento strutturale di circa mezzo punto di Pil all’anno. Se si vuole che avvenga in un quadro di riduzione della pressione fiscale, l’onere dell’aggiustamento ricadrà solo sulla spesa e sarà ancora più ingente. Negli ultimi anni gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati in Italia del doppio rispetto ai dipendenti privati, mentre in tutti gli altri paesi dell’Unione sono stati in linea con l’andamento delle retribuzioni medie. Bene che ci sia sin d’ora un chiaro impegno bipartisan a porre rimedio all’anomalia nel prossimo rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Senza questo impegno, ogni promessa di riduzione della pressione fiscale non è credibile.

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