giovedì 6 marzo 2008

Bjork urla la verità

Bjork urla la verità e poi ascolta "il rumore del ghiaccio che si assesta"
Marianna Rizzini

C’era una volta una piccola principessa dei ghiacci che nell’arco di una sola notte si è trasformata in una strega cattiva. Ma a lei adesso piace, questa metamorfosi, perché adora le favole nere, i boschi scuri, le notti fredde senza stelle. Lei è Bjork, la cantante islandese che ha la voce di un violino e l’acuto di un grido di dolore, la ragazzaccia con i capelli neri spettinati che si veste come un quadro di post-avanguardia e si trucca come un pagliaccio pazzo. Lei è Bjork e da oggi, in Cina, molti suoi ex fan scrivono sui blog: brutta strega potevi startene a casa.


Perché lei l’altra sera a Shangai ha cantato la canzone “Declare Independence” e alla fine ha detto: “Solleva la tua bandiera, Tibet”, e non gliene importa nulla, ora, se i funzionari cinesi la vogliono bandire per sempre. Perché Bjork a Shangai ha rifatto quello che fa da quando, bambina, diceva agli hippie della comune dove viveva con i suoi genitori: “Ma quand’è che vi mettete a fare qualcosa?”. Perché Bjork, da allora, dice la verità, a tutti, la sgradevole verità con la sua voce e i suoi archi di sottofondo e i battiti del suo sound techno-industrial-pop-punk-funk, e se ne va in giro con vestaglie improbabili e fa dischi strani ma belli e poi ne fa anche uno insentibile con il compagno artista Matthew Barney e recita con lui in un film troppo lungo su una balena dilaniata, ma se la critica ci sputa sopra non gliene importa niente.
Dire la verità. Come quando Bjork ha mandato a quel paese il regista Lars Von Trier che “faceva il dittatore” sul set di “Dancer in the dark”, e poi ha vinto una Palma d’oro da attrice esordiente e con Lars ha fatto pace, ma intanto tutto il mondo dello spettacolo in cuor suo ridacchiava: meno male che gliel’ha detto Bjork, a Von Trier, che è insopportabile. E allora che cosa vuoi che conti, per lei, diventare una strega per aver inneggiato al Tibet libero.
L’aveva già fatto qualche mese fa in Giappone, parlando della futura indipendenza del Kosovo, e subito la Serbia aveva cancellato l’invito per un concerto. Ma tanto Bjork, se non la invitano più, è pure contenta, sotto sotto, perché le piace stare sola e non vede l’ora di rinchiudersi nella sua casetta su una montagna per poter sentire, come dice lei, “il rumore del ghiaccio che si assesta”.
(Il Foglio)

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