di Massimo Baldini e Simone Pellegrino
[..]
In conclusione, i due provvedimenti [Bonus famiglia e Social Card] sembrano ben centrati a favore delle famiglie più povere, soprattutto la social card. Il bonus famiglie appare però come una inutile e temporanea duplicazione dell’assegno al nucleo familiare: sarebbe stato meglio non introdurlo, ma agire sull’assegno. Anche la social card ha sicuramente rilevanti costi amministrativi, che qui non sono stati considerati, ma che ne riducono l’impatto redistributivo. Anche se è apprezzabile l’obiettivo di concentrarsi sui soggetti più poveri, è comunque evidente che la social card non può da sola rappresentare una adeguata forma di contrasto alle povertà più gravi. La risposta migliore a questo problema resta l’introduzione di un reddito minimo di inserimento, come già hanno fatto quasi tutti i paesi europei.
(LaVoce.info)
E inoltre:
di Paola Monti
La social card è attribuita non solo in base a criteri reddituali e patrimoniali, ma anche di età. Le nostre stime parlano di una platea di beneficiari dominata dagli anziani: circa il 78 per cento delle famiglie aventi diritto include almeno un ultra sessantacinquenne, mentre il rimanente 22 per cento delle famiglie ha un bambino al di sotto dei tre anni. Nella tabella riportiamo la percentuale di beneficiari in base alla tipologia familiare. Più del 6 per cento delle famiglie con almeno un sessantacinquenne ha diritto alla social card, per tutte le altre categorie le percentuali sono inferiori.
Tipologia familiare | % beneficiari | % esclusi | Totale |
Single | 2,8 | 97,2 | 100 |
2 adulti, entrambi < 65 anni | 0 | 100 | 100 |
2 adulti, almeno uno > 65 | 6,2 | 93,8 | 100 |
Genitore solo | 3,8 | 96,2 | 100 |
2 adulti + 1 figlio economicamente dipendente | 2,4 | 97,6 | 100 |
2 adulti + 2 figli economicamente dipendenti | 1,5 | 98,4 | 100 |
2 adulti + 3 o più figli economicamente dipendenti | 3,9 | 96,1 | 100 |
Si potrebbe ribattere che forse sono proprio le famiglie con anziani a essere in situazione di maggiore disagio in Italia. Ebbene, i dati Istat sulla povertà ci dicono che non è così. (2) L’incidenza della povertà è altrettanto grave, se non maggiore, tra le famiglie numerose (in particolare con molti figli) e in quelle monogenitoriali. Anche la scelta di concentrare le risorse a favore delle famiglie con figli minori di tre anni risulta poco comprensibile. Secondo i dati Istat, infatti, l’incidenza della povertà tra le famiglie con figli non dipende tanto dall’età dei bambini, ma dal loro numero. Sono povere il 25 per cento delle famiglie con tre o più figli e il 13 per cento di quelle con due figli, contro l’8 per cento delle famiglie con un solo figlio. Le percentuali tendono ad aumentare se il figlio è minore, arrivando al 30 per cento di poveri nel caso di famiglie con tre o più figli.Quante famiglie superano la soglia di povertà graziealla social card?
Poche. Dal momento che il trasferimento è esiguo e a cifra fissa, soltanto un limitato numero di famiglie, peraltro già in prossimità della soglia di povertà, la superano grazie al trasferimento. Secondo le nostre stime, solo il 13 per cento delle famiglie che avevano un Isee inferiore a 6mila, ma superiore a 5mila euro superano la soglia di povertà con la social card. Per i nuclei familiari con un Isee nullo o inferiore a 5mila euro, il tasso di permanenza in situazione di povertà è del 100 per cento. Risulta così evidente l’inadeguatezza dello strumento nell’alleviare situazioni di grave disagio economico. Molto più efficace sarebbe strato un trasferimento a somma variabile in funzione dei bisogni di ciascun nucleo familiare e finalizzato a portare tutti i beneficiari al raggiungimento di una soglia minima di reddito. Èquello che in quasi tutti gli altri paesi europei viene chiamato reddito minimo garantito.
(LaVoce.info)
0 commenti:
Posta un commento