lunedì 15 settembre 2008

Di prossima pubblicazione


II mondo cattolico per la dimensione politica, e il mondo comunista per la vicenda culturale, hanno relegato nell'ombra la memoria di questa schiera di eretici e irregolari che Salvemini chiamava "pazzi malinconici", circondati da un'Italia pervasa da ideologie totalitarie - fascismo e comunismo - che hanno sempre tentato di rappresentare la realtà in rosso e nero.

L'itinerario dei laici ed antitotalitari italiani si è snodato lungo un sentiero stretto in un paese affollato di integralismi d'ogni gusto. Dapprima, nell'antifascismo, i laici hanno dovuto combattere il nazifascismo accanto ai comunisti totalitari; e non pochi hanno ceduto alla tentazione dì divenire compagni di viaggio degli illusionisti che promettevano una società libera e giusta.

Più tardi, nell'anticomunismo, si sono trovati dalla stessa parte degli ultraconservatori, clericali e fascisti; e taluni ne hanno accettato la contiguità per difendersi dal pericolo rosso. La vicenda dei laici antitotalitari d'Italia si intreccia con la storia della mai nata forza politica liberale, democratica, e socialista - la cosiddetta "Terza Forza" capace di esprimere attraverso un consistente movimento quell'Italia civile, non integralista, europea, che pure ha trovato specialmente nella cultura politica autorevoli espressioni che resistono al tempo.

Massimo Teodori, Storia dei laici nell'Italia clericale e comunista, Marsilio, I nodi, 384 pp.

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