di Luca Sofri
Mi colpisce che l’attenzione alle forme della comunicazione mostrata dal Foglio, per esempio, dell’analisi comparata dei discorsi di Veltroni e Bossi, esenti da anni un vecchio trucchetto dialettico caro al Direttore del Foglio (e al suo giornale) da qualsiasi autocritica.Oggi, rispondendo a una lettera sulle rigidità di Ratzinger, lo fa di nuovo: a un lettore che gli scrive quello che pensa, risponde “voi volete privatizzare la fede”. “Voi chi?”, rispondevo io quando lo faceva con me, anni fa. L’inopportuno passaggio alla persona plurale (assai diffuso peraltro anche presso altri paranoici interlocutori) dice due cose: dice dell’accecamento sui contenuti delle cose e delle discussioni, sugli argomenti, dato dalla convinzione di essere in combattimento contro entità più numerose e generiche, combattimento in cui non valgono gli argomenti ma le pretese intenzioni. Ovvero dice dell’incapacità di riflettere sulla validità delle tesi in quanto tali, e del tic di stabilire da che parte sta l’interlocutore. E poi dice di un tentativo piuttosto misero di mettere in difficoltà l’eventuale sensatezza delle ragionialtrui associandoli a calderoni e compagini con cui non ha nulla a che fare, per squalificarli e banalizzarli. Che non solo è scorretto, ma è anche decisamente non all’altezza.
Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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