di Andrea Marcenaro
E' gente che ascolta, soprattutto, che lavora molto con l'udito. Non vede niente, non tocca niente, però ascolta, ascolta molto, poi scrive.
Antonio Padellaro ha ascoltato Claudio Rinaldi, per esempio. Ha immaginato Rinaldi, ha preso diligentemente nota su che cosa Rinaldi, se fosse vivo, gli avrebbe detto del diritto alla privacy di Berlusconi, e l'ha trascritto papale papale.
Mi ha detto questo, questo e questo. Anche Cresto-Dina ascolta. Lui ha ascoltato addirittura cosa gli stava raccontando il silenzio di Veronica Lario. E l'udito suo dev'essere portentoso, se è arrivato a scrivere: "Lei non lo dice, ma nella sua testa, nel suo modo di pensare, Veronica è ancora più esplicita...". Poi c'è D'Avanzo. D'Avanzo è un fenomeno dell'ascolto. Qualcuno deve avergli raccontato tutte le prurigini e le smanie di una certa bobina che non c'è più, distrutta pare a Milano. La bobina, quella, non c'è più, ma l'udito di D'Avanzo sì. Infatti ne ha subito scritto. Ecco tre casi, e chiedo scusa, di pompini fatti con le orecchie.
(Il Foglio)
Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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