di Filippo Facci
Marco Travaglio è in difficoltà, e, avendo avuto in passato un decente rapporto con lui, non riesco a non provare un pizzico di pena.
Ciò che sconvolge è che, all’apparenza, non abbia capito nulla della spaventosa lezione che gli è stata impartita: è lì che si agita e smentisce come un Previti qualsiasi, come se l’avessero accusato di qualcosa di terribile anziché avergli meramente dimostrato (glie’ha dimostrato Giuseppe D’Avanzo, il Travaglio degli anni Novanta) che una scrittura omissiva e suggestiva può distruggere chiunque.
Prendete le seguenti frasi.
- Marco Travaglio è andato in vacanza con un tizio poi condannato per favoreggiamento di un mafioso, già prestanome di Bernardo Provenzano.
- Marco Travaglio telefonò a un siciliano (uno che faceva la spia per un prestanome di Provenzano) per chiedergli uno sconto sulla villeggiatura in Sicilia.
- Le famiglie di Marco Travaglio e di Pippo Ciuro, poi condannato per aver favorito le cosche, si frequentavano in un residence consigliato da Ciuro e dove si scambiavano generi di conforto.
- Un filo rosso collega Marco Travaglio, Pippo Ciuro, Totò Cuffaro eccetera.
- Il procuratore Pietro Grasso forse non a caso del resto scrisse al Corriere della Sera accusando Travaglio di fare «disinformazione scientificamente organizzata».
- Renato Schifani frequentò persone inquisite per mafia 18 anni dopo, mentre Travaglio ne frequentò una arrestata mesi dopo.
Eccetera. Sono frasi per certi versi ineccepibili, non querelabili, sono tutti «fatti» come direbbe Travaglio.
Ma sono infamie lo stesso.
Perchè bisogna spiegare, precisare, contestualizzare, fare insomma ciò che parte di voi ha fatto nei vostri commenti per distinguere, rapportare, completare, proporzionare, aggiungere: che è proprio quello che Travaglio non ha fatto da Fabio Fazio, e tende a non fare mai.
Travaglio ha la sola fortuna di non avere un Travaglio che le suddette infamie gliele ripeterà di continuo, riciclandole in libri e articoli e comparsate, con la postura del migliore.
Le foglie morte non sono
-
Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
0 commenti:
Posta un commento