Giulia Bongiorno, Berlusconi l'ha chiamata in causa di persona, in quanto presidente della Commissione Giustizia della Camera. Lei finora ha sempre taciuto.
«A dire il vero, succede da mesi. Ogni volta che vado a Palazzo Grazioli a parlare di giustizia, il giorno dopo leggo sui giornali che Berlusconi avrebbe detto: "Levatemela di torno". Frasi come frecce dalla foresta. Ora leggo che la seconda delle condizioni che Berlusconi aveva posto a Fini, dopo il "basta con il controcanto", era appunto il "basta con i giudizi critici della Bongiorno". L'avvocato Coppi è rimasto senza fiato: "Davvero ti hanno chiesto di non dare più giudizi critici?".
E lei cos'ha risposto?
«Io non so se essere più sorpresa o amareggiata. Contraddicevo Andreotti, che pure mi considera una specie di figlia. Basta un'obiezione tecnica a Berlusconi per sentirsi dire "levatemela dai piedi"».
Non siete rimasti in tanti.
«Molti di noi, me compresa, in direzione non hanno diritto di voto. Però è vero: mi ha sorpreso vedere che siamo rimasti così in pochi. Ma forse la mia sorpresa dipende dal fatto che non sono da molto tempo in politica. Certo la mia è una posizione privilegiata: ho un mestiere, sono tra i primi contribuenti della Camera, anche se non tra i più ricchi; semplicemente, se solo ricevo un euro faccio subito fattura. Ricordo che Fini ci ha detto una frase che mi ha molto colpito: "Chi resterà con me perderà quote di potere". All'evidenza, non tutti erano pronti».
(Giulia Bongiorno intervistata dal Corriere)