Sandro Magister
“L’Osservatore Romano” di venerdì 28 marzo, in prima pagina, affida un commento all’enciclica di Benedetto XVI “Spe salvi” al professor Aldo Schiavone, qualificato in calce come “Direttore dell’Istituto Italiano di Scienze Umane”. Schiavone è uno dei più autorevoli studiosi di diritto romano e di storia e filosofia del diritto, un luminare come lo è in Germania il professor Ernst-Wolfgang Böckenförde, molto stimato da papa Joseph Ratzinger. Insegna all’Università di Firenze. Non è cattolico, anzi, non è credente in alcuna fede rivelata. Ma ha sempre prestato molta attenzione al fatto religioso. Scrive da anni su “la Repubblica”. Uno dei suoi ultimi articoli paventava l’arrivo in Italia di un’ondata “neoguelfa”. E su “L’Osservatore Romano” Schiavone va direttamente al cuore dell’enciclica, là dove essa auspica “un’autocritica dell’età moderna” e insieme “un’autocritica del cristianesimo moderno”. Schiavone scrive che questa doppia autocritica deve misurarsi con l’inaudita rivoluzione antropologica in atto oggi, quella di “un umano finalmente libero dai propri vincoli naturali”, capace non solo di padroneggiare ma di determinare la natura, anche la propria. Grazie a questa rivoluzione, scrive Schiavone, “l’infinito irrompe e si installa entro la storicità del finito” e con ciò muta “il rapporto tra storia ed escatologia, dove l’infinito non sta più solo dal lato della seconda”. L’uomo si fa più che mai “somigliante a Dio”. Le nuove biotecnologie sono un aspetto di questo mutamento epocale. Di fronte ed esso, però, a giudizio di Schiavone la Chiesa si chiude sulla difensiva. Continua a pensare a “un uomo che abbia da esser protetto da se stesso con il richiamo a presunti vincoli naturali”. Quando invece la novità dell’epoca “imporrebbe grandi cambiamenti nel magistero e nella dislocazione mondana della Chiesa”. C’è da scommettere che Benedetto XVI abbia letto con attenzione questo articolo così fuori del comune sul “giornale del papa”, sia per il suo autore che per quello che c’è scritto. E non è detto che prima o poi non vi risponda.
(La Repubblica)
Le foglie morte non sono
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Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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