La Stampa
Paolo Colonnello
Una è introversa, gelosa delle proprie solitudini. L’altra è estroversa, orgogliosa della propria solarità. Una è rossa, l’altra è nera. Una è pm, l’altra è gip. Una predilige scarpe stravaganti, vestiti comodi, occhiali vintage. L’altra ama tacchi a spillo, cinture basse, pantaloni aderenti. E si potrebbe continuare così all’infinito tanto appaiono diverse IldaBoccassini e Clementina Forleo, due donne da combattimento, da anni protagoniste dei peggiori incubi della politica nostrana.
Insultate, vilipese, minacciate, redarguite. Talvolta corteggiate, spesso temute. Iscritte loro malgrado e a seconda delle convenienze e delle circostanze, al partito dei giustizieri di destra o di sinistra. Ilda diventa «la rossa», nel senso di «comunista», «bolscevica», «cinese» - i termini più gentili che le sono stati riservati nel variopinto vocabolario degli alfieri del Polo - quando inquisisce Silvio Berlusconi e Cesare Previti. Si trasforma in una «grande investigatrice» (Ignazio La Russa), «in una persona che non si è mai risparmiata» (Gaetano Pecorella), «in un magistrato che fa il suo dovere» (Alfredo Mantovano), quando tre mesi fa sgomina una colonna di neo brigatisti pronti a colpire soprattutto obiettivi della destra, da «Libero» a Berlusconi.
Clementina invece dà «il voltastomaco» all’ex ministro della Lega Calderoli, dovrebbe «fare la calza» per l’ex ministro Gasparri oppure «darsi al tennis» per il presidente emerito Cossiga, quando scarcera e assolve il marocchino Mohammed Daki e due tunisini distinguendo tra guerriglieri e terroristi. Una decisione che, tra l’altro, fa risuonare il suo nome perfino nelle aule di giustizia del Cairo. Ritorna invece ad essere «un giudice imparziale», «un magistrato coraggioso» e via sviolinando per la destra, insomma, “Clementina la nera”, quando scrive la recente ordinanza su D’Alema, Fassino e Latorre nel caso della scalata Bnl. Ordinanza che le costa viceversa accuse di «incompetenza», «follia», «cattiva letteratura» (D’Alema) da parte della sinistra.
Ilda Boccassini interviene con piglio deciso nel caso di una donna islamica fermata a Malpensa cui vengono sottratti i figli perchè non è in possesso dei documenti che accertano la sua maternità. La interroga, ordina una verifica immediata del Dna, la libera e le restituisce i suoi figli. Clementina Forleo blocca per strada due poliziotti che stanno malmenando un clandestino sorpreso sull’autobus senza biglietto. Si qualifica, chiede di poter testimoniare. Manda su tutte le furie Questore e sindacati vari di polizia e l’allora ministro leghista Castelli, avvia un’azione disciplinare. «Non ho fatto altro che il mio dovere di cittadina, e poi lo rifarei non una ma cento volte», risponde la Forleo.
Ilda e Clementina sono insomma lo yin e lo yang della magistratura, facce diverse della stessa medaglia, quella della Giustizia.
Le intemperanze, l’amore per la legge e al tempo stesso per la rottura delle convenzioni, le rendono più simili di quanto a loro stesse appaia. Perfino nella scelta degli occasionali censori con cui hanno dovuto confrontarsi. Uno su tutti l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Che l’altro ieri, dallo scranno di Presidente del Csm ha censurato l’ordinanza della Forleo sui parlamentari intercettati, giudicandola «non pertinente» e «chiaramente eccedente». «Io rispondo soltanto alla legge», ha replicato secca Clementina.
Lo stesso Napolitano, quando ricopriva l’incarico di ministro degli Interni nel governo Prodi, nell’aprile del 1998 ebbe un duro scambio di battute anche con Ilda Boccassini che lo criticò duramente per un progetto di scioglimento dei corpi speciali delle forze dell’ordine impegnate nella lotta alla mafia e alla corruzione. «Quello che era nei progetti del governo di centro destra viene deciso oggi dal centrosinistra», tuonò Ilda in un’intervista. «Non ritengo opportuno raccogliere insinuazioni che mostrano grave mancanza di senso del limite e dell’obbiettività», replicò l’allora ministro definendo «parossistiche» le preoccupate esternazioni della Boccassini.
Le “vite parallele” di Ilda e Clementina hanno impegnato spesso gli ispettori ministeriali di via Arenula. Spediti ogni volta dal Guardasigilli di turno più per intimorire che per scoprire davvero violazioni al codice rivelatesi invariabilmente inesistenti.
Eppure la loro storia è molto diversa. Ilda Boccassini, 58 anni, napoletana in magistratura da più tempo della Forleo, è il magistrato che scoprì la Duomo Connection nei primi anni ‘90 e fece arrestare Totò Riina, vendicando così la morte di Giovanni Falcone, suo grande amico e «maestro». «Con Giovanni - racconta l’anno scorso davanti a un centinaio di ragazzi di una scuola media milanese - guardavamo la Piovra e dicevamo sempre che la realtà è molto, ma molto più agghiacciante. Lui non era ben visto ma aveva un forte senso dello Stato, un’etica, un senso del dovere unico. Ho imparato tutto da lui. Per me è stato un dovere morale trovare i responsabili della sua morte».
In un’intervista a Giuseppe D’Avanzo invece ricorda, a conclusione del processo di primo grado a Silvio Berlusconi e Cesare Previti, di aver ricevuto «decine e decine di lettere di minacce di morte» e di essere stata indagata come mai le era capitato nella vita da quando ha iniziato quei dibattimenti: a Brescia, a Perugia, indagata dagli ispettori del ministero, «indagata infine dal Csm dove alcuni membri laici hanno chiesto più volte un’inchiesta disciplinare nei miei confronti...». In un capo d’incolpazione del Ministero è stata definita, insieme all’ex collega Gherardo Colombo, «immeritevole della fiducia e della considerazione di cui deve godere un magistrato».
Durante il governo Berlusconi le venne tolta perfino la scorta (con cui è costretta a vivere da anni), ritenuta inutile per una come lei. “Medaglie” per chi ha scoperto gli assassini di Falcone.
Clementina, 44 anni, pugliese di Francavilla, ex poliziotta dalla mira infallibile, non ne ha ancora ricevute così tante, ma è sulla buona strada. Nelle sue mani sono passati procedimenti spinosi, inchieste per tangenti, per terrorismo interno (la strage di Piazza Fontana, ultimo atto) e internazionale. Ha rinviato a giudizio Marcello Dell’Utri. Ha fatto arrestare il telefinanziere Giorgio Mendella, ha messo in carcere l’ex fiscalista Fininvest Massimo Maria Berruti (attuale deputato di Fi), ha messo nel mirino Giulio Tremonti accusandolo di evasione fiscale.
Il suo avvocato è il deputato di An Giulia Bongiorno. Per parlare di politica cita una frase di Ezio Mauro, direttore di Repubblica: «La destra ci fa paura per quello che è, la sinistra per quello che non è». Clemente, inteso come Mastella, l’attuale Guardasigilli, ha già annunciato l’invio degli ispettori e dopo le parole del Presidente Napolitano al Csm, una bella inchiesta disciplinare potrebbe non levargliela nessuno. Ieri ha ricevuto un mazzo di rose rosse.
Le foglie morte non sono
-
Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.
E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ...
1 mese fa
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